Circa un secolo fa, neanche il tempo di riprendersi dalla brutalità della Prima Guerra Mondiale, il mondo si trovò a combattere una nuova, difficile, estenuante guerra: l’influenza spagnola, la prima pandemia moderna causata dal virus H1N1, che tra il 1918 e il 1919 uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone. Oggigiorno siamo tutti impegnati ad ascoltare notizie sul Covid, a capirlo, a studiarlo, a fronteggiarlo, a scongiurarlo. Certamente la pandemia del 2020, per ora, sembra meno letale e pericolosa, e ci auguriamo che ben presto tutto possa essere soltanto un triste ricordo. Eppure, ci sono alcune considerazioni utili che abbiamo imparato dalla spagnola e che ben si applicano alla situazione odierna. Nei casi più gravi di Covid-19, così come per l’influenza spagnola, la morte sopraggiunge e sopraggiungeva, maggiormente, a causa della polmonite. Il coronavirus SARS-CoV-2 riesce ad arrivare fino alla profondità delle vie aree profonde, tanto da danneggiare i polmoni e interferire con la corretta ossigenazione del sangue. Le persone più fragili e deboli di salute e con le difese più compromesse, le immunodepresse, e gli anziani, più suscettibili alle infezioni che possono causare polmonite, sono certamente i più a rischio di esserne colpiti. Eppure, nessuno è immune! Nessun Paese può sperare di non essere toccato dal Covid, specialmente con i confini aperti oggi, rispetto a un secolo fa.
Nel 1918, infatti, il trasporto aereo era appena agli esordi, e l’influenza spagnola impiegò più tempo a diffondersi per il pianeta. In alcuni luoghi arrivò dopo mesi, che fosse per mezzo di traghetto o di ferrovia, ma alla fine poche realtà furono risparmiate. Una di queste fu la comunità di Bristol Bay, in Alaska, che in risposta all’epidemia chiuse le scuole, bandì ogni occasione di pubblica socialità e isolò il suo accesso al mondo. Sembrano piuttosto familiari queste misure di contenimento, non trovate? All’epoca, in alcuni luoghi del mondo, furono persino banditi gli starnuti all’aperto. Milano ne è un esempio… Si stima che il numero dei contagiati arrivò al mezzo miliardo mentre si ipotizza che lo straordinario tasso di mortalità dell’influenza sia stato determinato anche da fattori esterni come la guerra, la malnutrizione, il sovraffollamento delle strutture mediche e scarsa igiene. Tutti in strada giravano con le mascherine: anche gli animali domestici! Quel ceppo di H1N1 colpiva in maniera talmente violenta e repentina da scatenare, nei sistemi immunitari più giovani e reattivi, una tempesta di citochine, molecole proteiche che inducono le cellule a resistere alle infezioni. Questa reazione inondava di fluidi i polmoni costruendo la base per nuove infezioni e ostruendo le vie respiratorie. Eppure, rispetto alla pandemia di oggi, persone con un sistema immunitario più debole, come gli anziani, ebbero reazioni immunitarie meno eccessive e furono meno interessate da casi gravi.
Giornalista