Oggi è San Pio da Pietrelcina. Ecco il miracolo che gli è valso la santificazione

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Il frate cappuccino di Pietrelcina morì il 23 settembre 1968 a San Giovanni Rotondo, nella sua cella, assistito da un infermiere e un medico, e rianimato più volte. Accadde ben 52 anni fa. Il processo di canonizzazione cominciò sin da subito: già l’anno successivo, infatti, si cominciarono a raccogliere i primi materiali per avviare il suo processo. Nel 1982 gli venne riconosciuto il titolo di servo di Dio e nel 1990 fu reso venerabile. Il processo di beatificazione fu avviato il 21 ottobre 1997, per poi concludersi il 2 maggio 1999. In seguito, fu il più conclamato dei miracoli a lui imputati a portarlo alla santificazione. Parliamo del 20 gennaio del 2000 quando il piccolo Matteo Pio Colella, un bimbo di 7 anni frequentante la seconda elementare nella scuola Francesco Forgione di San Giovanni Rotondo, venne accompagnato a scuola. La maestra Concetta si rese subito conto che il piccolo non si sentiva bene: accusa, infatti, brividi lungo il corpo e tendeva a tenere la testa inclinata da un lato. Fu così che decise di chiamare la madre del piccolo che lo portò subito in ospedale. Una diagnosi agghiacciante, Neisseria meningitidis beta-lattamasi negativa, ovvero meningite fulminante, con febbre a 40, tachicardia, ipoglicemia, piastrinopenia, eccesso di bilirubina e creatinina. Il piccolo venne così ricoverato nel reparto di Rianimazione del nosocomio di San Giovanni Rotondo.

Il giorno dopo, il quadro clinico continuava a peggiorare sempre di più: funzioni vitali sempre più deboli, pupille dilatate, ventitré battiti al minuto, pressione arteriosa al minimo e, ancora peggio, nove organi collassati. Inoltre, fu tracheotomizzato a causa di alcuni blocchi respiratori e sfiorò l’arresto cardiaco. I medici convinsero la mamma a rassegnarsi alla morte certa del piccolo, per il quale non esisteva più alcuna speranza. Quando ogni speranza sembrò svanita da parte di tutti coloro che si strinsero solidarmente e in preghiera attorno al piccolo Matteo, verso le 11 il bambinò cominciò a riacquistare le sue funzioni vitali, il quadro clinico migliorò, sebbene persistesse, per alcuni giorni, una grave insufficienza respiratoria: cominciò una lenta ma progressiva ripresa, pochi giorni dopo una TAC al cervello risultò perfettamente nella norma finché, dopo circa 15 giorni, il piccolo tornò a respirare spontaneamente e i medici appurarono che non riportò deficit motori. Guarì completamente e la sua guarigione fu considerata un evento straordinario.

I genitori di Matteo Pio Colella erano molto devoti a Padre Pio. Il padre del piccolo era medico nella Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto dal Santo; la madre frequentava assiduamente il convento e la chiesa dove riposano le spoglie del frate di Pietrelcina. Ecco perché, sin dal primo giorno del terribile fatto accaduto al figlio, i due non smisero mai di pregare Padre Pio affinché intercedesse per la grazia e la guarigione del piccolo Matteo Pio. La mamma parlò in seguito di segni inequivocabili della vicinanza del Padre per tutto il percorso della malattia del figlio. Ad esempio, sentì un “dolcissimo e gioioso” profumo di rose e viole. Anche Matteo, sebbene fosse incosciente, ricorda qualcosa di quelle ore: “Durante il sonno io non ero solo. Ho visto un vecchio con la barba bianca e il vestito lungo e marrone mi ha dato la mano destra e mi ha detto: ‘Matteo, non ti preoccupare, tu presto guarirai’, e mi sorrideva. Dall’altro lato ho visto tre angeli che avevano le ali, uno bianco con le ali gialle, due rossi con le ali bianche: non ho visto i loro visi perché erano luminosi”.