Pillole di cultura. Adriano: grande imperatore e generoso mecenate

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Pochi giorni fa, il 24 gennaio, ricorreva l’anniversario della sua nascita. Non parlo solo dell’imperatore, ma anche del grande mecenate Adriano, studioso e politico di ricca famiglia che successe nel ruolo di imperatore al cugino Traiano. Fu considerato uno dei “buoni imperatori”, secondo lo storico Gibbon.

Il suo fu un programma sin da subito ricco di riforme: innanzitutto, volle alleggerire la posizione degli schiavi e dare più tolleranza nei confronti dei cristiani. Revisionò il processo civile, concesse spazio e importanza ai nuovi funzionari provenienti dalla classe dei cavalieri e favorì la scolarizzazione e l’alfabetizzazione, donando ad Atene un biblioteca e potenziandone il ginnasio. Adriano, infatti, fu un grande estimatore della cultura greca, meritandosi il nomignolo di graeculus e facendosi crescere la barba alla maniera ellenica.

Politicamente, in fatto estero, abbandonò l’espansionismo, conducendo una politica mirata alla difesa e al consolidamento dei confini, e rinunciando alla conquista traianea della Mesopotamia, considerata indifendibile. La sua passione per arte e cultura, lo portò a scrivere poesie e a diventare un mecenate generoso. Il vanto di Adriano era quello di riuscire a ottenere più risultati con la diplomazia che con le armi, col dialogo che con la violenza e anche qui la sua vasta cultura giocò a suo favore. Si ritrovò comunque a riformare l’esercito per renderlo più forte e disciplinato.

Dal 121 d.C. si dedicò a viaggi in tutto l’Impero, dalla Gallia alla Britannia, in cui costruì un vallo fortificato, il Vallo di Adriano, poi la Germania, la Spagna e la Mauritania, per verificare le esigenze delle sue popolazioni e rendere più efficiente il sistema di difesa. Un governo caratterizzato da tolleranza, efficienza e splendore delle arti e della cultura. Adriano ordinò l’edificazione di molti edifici pubblici in Italia e nelle Province, come terme, teatri, strade, anfiteatri e pirti. Era un grande appassionato di architettura e iI Pantheon di Roma è considerato il manifesto del suo talento e la sintesi dei suoi gusti. Adriano ne ordinò la ristrutturazione completa, lasciando comunque, sul frontone, il nome del suo primo costruttore Agrippa, amico e genero di Augusto. Un grande segno di modestia e rispetto. A Roma sono anche il suo mausoleo, Castel S. Angelo, il Ponte Elio e il tempio di Venere, il più grande dell’antica Roma. L’opera che però rimane nella storia per la sua bellezza ed eleganza è la sua residenza: Villa Adriana a Tivoli, che occupa una superficie di 120 ettari, ove riprodusse i monumenti greci che amava di più, e che trasformò in museo, riproducendovi l’Accademia, un liceo e soprattutto il Pecìle, il nome italianizzato del famoso portico di Atene, di cui resta solo una parete e l’enorme vasca nel mezzo.

Nel 123 d.C. durante un viaggio in Bitina, in asia Minore, l’imperatore Adriano conobbe un giovane adolescente, Antinoo, se ne innamorò e lo portò con lui, facendolo entrare a far parte del suo seguito personale. Qualche anno più tardi, durante un viaggio sul Nilo, il giovane morì affogato e da quel momento Adriano cambiò profondamente, diventando sospettoso e crudele.