Viaggio in Italia tra le caratteristiche maschere di carnevale

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L’italia è il Paese delle maschere e quasi ogni regione in Italia ha la sua. Le abbiamo studiate in dettaglio, una per una, alle scuole elementari e oggi, fra i travestimenti più bizzarri, vengono messe un po’ in disparte. Se prima le feste scolastiche erano popolate di Arlecchino e Pulcinella, Pierrot e Colombina, oggi primeggiano Pokemon e personaggi Disney, supereroi e principesse. Ma le maschere tradizionali non tramonteranno mai: ognuna di queste ha un costume e un carattere che la contraddistingue. L’uso della maschera è antichissimo e si può già ritrovare all’origine dell’umanità. Veniva utilizzata fin dalla preistoria per rituali religiosi, rappresentazioni teatrali o feste popolari come il carnevale. Probabilmente è di derivazione dalla lingua latina medioevale la parola màsca, strega, e si trova traccia dell’origine del termine nell’antico alto tedesco e nel provenzale masc, stregone. In origine, veniva indossata per nascondere le fattezze umane e, nel corso di cerimonie religiose, per allontanare gli spiriti maligni. In seguito, nel teatro greco e successivamente in quello romano, la maschera venne usata dagli attori per sottolineare la personalità e il carattere del personaggio messo in scena, fino al fiorire in Italia della Commedia dell’Arte. Le maschere rappresentano personaggi bizzarri e stravaganti, ognuno con delle specifiche connotazioni caratteriali e uno specifico costume.

Arlecchino è una maschera di Bergamo, un servo lazzarone e truffaldino, in perenne litigio col suo padrone, stravagante, scanzonato e furbo. Indossa un vestito di pezze colorate fermate da una cintura, pantaloni larghi e comodi, un cappellaccio sformato con pennacchio di coda di coniglio o una piuma e una maschera nera sugli occhi.

Il dottor Balanzone, bolognese, deve il suo nome alla balanza, cioè la bilancia, simbolo della giustizia dei tribunali. È pedante e brontolone, parla parla e non conclude niente, ma è anche dotto e sapiente. È raffigurato da una toga lunga e nera, merletto bianco sui polsi e, sul collo, un colletto di pizzo. Molto spesso tiene un libro sotto il braccio che completa la sua immagine di dotto.

Brighella è con Arlecchino uno dei servi della Commedia dell’Arte, anche lui bergamasco. Fa un’infinità di mestieri, leciti e onesti, e si ritrova sempre in mezzo a svariati intrighi. È sempre pronto a escogitare inganni e0 trappole in cui far cadere il prossimo, è molto furbo e bugiardo.

Colombina è una servetta veneziana fidanzata di Arlecchino, il quale non sembra volerla sposare. Molto vanitosa, un po’ civettuola, ci tiene ad avere sempre un bell’aspetto. Colombina è giovane e maliziosa, ed è abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate.

Gianduia è una maschera di Torino nata in pieno regime napoleonico e dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino Gianduiotto. È un intenditore di vini doc e la sua vera passione sono le osterie, il buon vino e la buona tavola.

Pantalone nacque a Venezia intorno alla metà del ‘500 e rappresenta il tipico vecchio mercante avaro, lussurioso e vizioso, che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, e più spesso le servette della commedia. Il suo nome deriva da Pianta Leone, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, piantavano la bandiera di San Marco su ogni terra che trovavano. È tipico il suo mantello nero.

Pierrot è un innamorato malinconico e dolce. La pigrizia gli impedisce di muoversi come gli altri personaggi della Commedia; è il più intelligente dei servi e critica gli errori dei padroni. Indossa larghi pantaloni di lucida seta bianca, una lunga casacca guarnita di grossi bottoni neri con ampio colletto, papalina sul capo, volto pallido e triste, spesso, una lacrima gli scende sul viso.

Meneghino è di Milano, è spiritoso e il suo nome è il diminutivo di Domeneghin, servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Meneghino è generoso e abile nel deridere i difetti degli aristocratici.

Pulcinella è una figura buffa e goffa ed è una delle maschere italiane più popolari. Originaria di Napoli, il nome Pulcinella deriverebbe dal napoletano polene, pulce o piccolo pulcino. Pulcinella impertinente, pazzerello, chiacchierone, ama il dolce far niente escluso il mangiare e il bere. È spesso oggetto di pesanti bastonate che suscitano ilarità. Ha la gobba, porta un cappello a punta, una maschera nera con il naso adunco, e calzoni molto larghi e bianchi. Porta con un mandolino.

Rugantino è una maschera del teatro romano e impersona un tipico personaggio romanesco, er bullo de Trastevere, svelto co’ le parole e cor cortello, il giovane arrogante e strafottente ma in fondo buono e amabile. Il suo aspetto caratteristico è la ruganza, parola romanesca che significa arroganza.