Raffaele Del Vecchio: “Partire dalle vocazioni produttive del Sannio per creare…”

postato in: Elezioni 2020 | 0
Condividi articolo
Comunicato Stampa – Comunicato stampa – Andrea Di Santo, ufficio stampa di Raffaele Del Vecchio

“Partire dalle vocazioni produttive del Sannio per creare un laboratorio permanente di sviluppo ecosostenibile in Campania”. Questo il nucleo centrale delle proposte lanciate in campo economico da Raffaele Del Vecchio, candidato al Consiglio Regionale della Campania nella lista De Luca Presidente.

La drammatica crisi, legata allo scoppio della pandemia, che ha investito l’economia italiana e campana, ha reso più che mai evidente la necessità di un autentico cambio di paradigma nel disegno delle traiettorie di sviluppo del nostro apparato produttivo.

I modelli di sviluppo fino ad oggi dominanti (quelli, cioè, basati sulla crescita infinita e sull’economia lineare) hanno mostrato – nella congiuntura che stiamo vivendo – di non essere in grado di fornire risposte di lungo periodo ad eventi negativi di questa portata: se è vero, come sostiene il Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che “non bisogna sprecare questa crisi”, ebbene noi abbiamo il dovere di andare finalmente – senza più compromessi e tentennamenti – in direzione dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare. Dobbiamo progettare un modo diverso di vivere, consumare e produrre.

Il nostro Sannio è una delle poche province a poter vantare non solo un equilibrato impatto antropico sul territorio, ma anche un invidiabile patrimonio di risorse storiche, culturali, paesaggistiche, ambientali: ha dunque tutto ciò che occorre per diventare un laboratorio permanente di sviluppo ecosostenibile in Campania, dove progettare e realizzare delle buone pratiche nella cosiddetta “green transition”. Volendoci soffermare sulle maggiori vocazioni produttive del nostro territorio (turismo e agroalimentare), abbiamo tutto ciò che serve per proporci come benchmark di riferimento nel campo dell’undertourism (nuovo e sempre più apprezzato trend di fruizione turistica alternativa all’ormai insostenibile overtourism), ma anche del maggiore impiego nei nostri ristoranti di prodotti agroalimentari a km zero, del riutilizzo efficiente della frazione umida dei rifiuti organici, dell’adozione di misure per ridurre il consumo di acqua e favorire il suo riciclo, dell’uso di detergenti biodegradabili, del ricorso sistematico a fonti di energia rinnovabile, della partecipazione attiva a programmi per la mitigazione del cambiamento climatico, del sostegno alla protezione, conservazione e gestione della biodiversità e dei paesaggi locali.

In passato abbiamo perseguito e raggiunto tanti obiettivi, con la consapevolezza che, partendo da un territorio meno sviluppato, dovevamo essere capaci di programmare ed operare thinking out of the box, cioè “pensando fuori dagli schemi (o anche oltre gli schemi)” e dunque in modo diverso, non convenzionale, muovendoci da una nuova prospettiva.

L’opportunità che abbiamo ora di fronte, e che abbiamo assolutamente il dovere di cogliere, è quella di sfruttare la risposta al virus che arriverà con il Recovery Fund per varare le riforme necessarie a sanare le ferite più gravi che ci accomunano ad altre aree geografiche del Mezzogiorno: squilibri di reddito, sviluppo, formazione, capacità professionali, che alimentano da decenni lo scontento dei nostri concittadini e che negli ultimi vent’anni si sono addirittura acuite con il salto dalla rivoluzione industriale a quella digitale.

Ma non esiste solo il Recovery Fund: c’è anche l’European Green New Deal, l’imponente piano europeo per l’ambiente che ha come principale obiettivo quello di rendere l’Europa il “primo continente ad impatto zero sul clima”. L’Unione Europea mobiliterà per il Green Deal qualcosa come 1.000 miliardi di euro da qui al 2030, quando le emissioni di CO2 dovranno essere state già tagliate del 50%.

Tutte queste risorse stanziate dall’Unione Europea arriveranno ad imprese e cittadini attraverso i fondi strutturali (FESR – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, FSE – Fondo Sociale Europeo,  FC – Fondo di Coesione, FEASR – Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, FEAMP – Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) e programmi comunitari come COSME, ERASMUS+, HORIZON, LIFE, con finanziamenti a gestione diretta da parte della Commissione Europea.

“Gli uomini – scriveva Jean Monnet – accettano il cambiamento soltanto nella necessità e vedono la necessità soltanto nella crisi”.

Ma se riusciamo a interpretare questa crisi anche come una grande opportunità, allora vuol dire che questo è il momento più propizio, per noi sanniti, di rimetterci finalmente in marcia.