Si tratta di una eccellenza sannita, in ambito culturale, una delle maggiori personalità legate alle nostre zone. Antonio Mellusi fu un poeta, novellatore, avvocato, storico, parlamentare, figura poliedrica e importantissima di origine torrecusana, legato alla storia del brigantaggio sannita. Fu proprio a Torrecuso che nacque, da una importantissima e aristocratica famiglia. Fu appassionato sin da quando era bambino alle tante vicende storiche che riguardavano l’Italia. Con il conseguente diffondersi del brigantaggio negli anni successivi, il padre Giuseppe, notoriamente filo-risorgimentale, fu rapito dai briganti. Studiò giurisprudenza nella scuola del noto giurista Angelo Antonio Varrone, conseguendo la laurea presso l’Università di Napoli. Nonostante questo, mai predilisse la carriera forense, pur avendo eccellenti doti oratorie, che fecero sì che potesse rendersi protagonista in importantissimi processi anche politici. Un suo biografo racconta che nelle aule del tribunale preferisse discutere di filosofia, storia, letteratura, piuttosto che di norme giuridiche. Fu un adolescente molto irrequieto, tanto che nel 1866 si arruolò volontario con i garibaldini, fuggendo dalla casa dei genitori, e partecipò alla Terza Guerra di Indipendenza. Al ritorno a casa dal conflitto bellico cominciò a rendere omaggio alla propria passione per i fatti storici della sua terra e della propria patria, cominciando a coltivare studi storici e letterari e a incrementare la passione per la politica. Alle elezioni del 1886, dopo due tentativi falliti nel 1991 e nel 1884, fu eletto per la prima volta in Parlamento nelle file del Partito Repubblicano, di chiara ispirazione mazziniana. Mellusi era un fervido difensore dell’unità nazionale e votò a favore della guerra d’Eritrea (1886-1896). Riconfermato alle elezioni del 1890, non venne in seguito rieletto nel 1892, motivo per cui poté dedicarsi maggiormente all’attività culturale. Fu proprio in quel periodo che strinse amicizia con il politico neoguelfo Ruggiero Bonghi e con il meridionalista Giustino Fortunato.
La passione per il Sannio e per i fatti politici la si può evincere dalla vastità di pubblicazioni a tema: ecco, dunque, nel 1872, le sestine de L’Assedio di Tocco Caudio, mentre nel 1873 ricordò altri avvenimenti storici nelle Memorie del castello di Torrecuso, in cui predomina un grandissimo senso di amore e nostalgia verso il proprio paese di origine. In seguito, Al tempo dei Normanni (1897), I giorni della Rivoluzione (1903), I monti del Sannio (1906), Papa Orsini (1909), Il Tricolore a Benevento (1917), Un cittadino beneventano: Pasquale Capilongo (1925). La sua poesia tocco anche temi classici e più orinici, direi romantici e sentimentali: ecco le descrizioni marine e montane della sua Campania e la pace degli eremi ove poter indugiare sugli affetti familiari, come in A mia madre, oppure Filiae dulci, raggiungendo una maturità assoluta nell’Odissea di un candidato (1918), ne Il dubbio di Amleto e nell’Arco Traiano (1908). Come storico, sono ricordate L’origine della Provincia di Benevento (1911) e le biografie rievocative di Federico Capone deputato della provincia di Avellino e di Paolo Emilio Imbriani. Nel 1909 fu nominato primo direttore dell’Archivio Storico Provinciale di Benevento, e nel 1914 fondò la Rivista Storica del Sannio, la prima del genere nella regione Campania.
Era un uomo molto schivo e anche piuttosto geloso della propria intimità e della sua quiete interiore. Uomo cordiale e dallo spirito umanitario e caritatevole, era molto credente e cattolico, attratto soprattutto dalla religiosità francescana. Ed era talmente forte la sua fede nei confronti del santo poverello, che sempre si prodigava ad aiutare gli ammalati e le persone meno abbienti. Anche in tribunale, difendeva i più bisognosi per spirito caritatevole, dietro ad alcun compenso. Con la nascita dell’ideologia fascista nel 1919, abbandonò il repubblicanesimo per abbracciare questa nuova scia politica, aderendovi con grande fervore e alto entusiasmo. Il 23 maggio 1925 fu autore della targa celebrativa che conferì a Benito Mussolini la cittadinanza onoraria di Benevento. Non si sposò e, strano gioco del destino, morì proprio nel giorno in cui si celebra San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre 1925. A Mellusi è intitolato l’Archivio Storico Provinciale di Benevento. Nel 1947, centenario della nascita, solenni onoranze gli furono tributate nel capoluogo sannita, con l’inaugurazione di un busto in marmo nella Villa comunale, opera dello scultore Michelangelo Parlato.
Giornalista