A Bagnoli del Trigno, paesino nel cuore del Molise circondato da rocce vive, costruito su un rilievo collinare a ridosso di un massiccio roccioso che divide il fiume Trigno dal torrente Vella, ogni anno si torna indietro nel tempo. Ne la perla del Molise”, come definito da Theodor Mommsen, ogni mese di agosto la tradizione vuole che si celebri l’elezione di ben due sindaci, in memoria dei due primi cittadini che un tempo governavano la Terra di sopra e la Terra di sotto.
Una pomposa manifestazione ha inizio con uno sfarzoso corteo di nobili, guidati dal duca, che parte dal castello e si dirige verso la piazza principale del borgo. È lì che i capifuoco, i capifamiglia, procedono alla electio. Un fagiolo, indicante un voto affermativo, e una fava, indicante un voto negativo, sono i legumi utilizzati per la procedura di voto: vince, ovviamente, chi dei due candidati raccoglie più fagioli, ossia un maggior numero di preferenze. Un modo per rievocare antichi usi e costumi del paese.
Alla fine della elezione dei due sindaci, il duca sfila con tutta la corte, fino a recarsi nell’antico Rione di Santa Caterina per dare inizio alla festa nel borgo che in realtà va a celebrare l’amore.
La leggenda vuole che sin da tempi antichi, probabilmente medievali, in una notte del mese di agosto, dal castello Sanfelice, che sovrasta la roccia posta al centro del paese, si librassero delle fate. I fortunati che fossero riusciti ad avvistarle, avrebbero espresso un desiderio, che senza ombra di dubbi si sarebbe realizzato. Ancora oggi l’evento viene chiamato Il volo della Fata.
Di sera viene rievocata l’antica storia d’amore, simbolo della celebrazione estiva bagnolese. Un ragazzo di un altro paese s’innamora di una fanciulla di Bagnoli. Deve passarne di tutti i colori, affrontare tanti problemi e peripezie per riuscire a convolare a nozze con lei. Tra le prove da superare c’è quella di portare una serenata alla sua zita. Tipico della serenata è la giovane che in un primo momento si affaccia dal balcone, finché non scende in strada. Lì le rispettive famiglie si accordano sulla dote, la dodda, ossia sul corredo della giovane sposa. Ad accordo trovato, quando i giovani sono in procinto di abbracciarsi, arriva il duca che rivendica lo ius primae noctis, ossia il diritto di passare la prima notte di nozze con la sposa. Una ingiustizia che dapprima fa molto arrabbiare il giovane futuro sposo, e che neanche la folla perdona, ragion per cui arriva a ucciderlo, appiccando un incendio al castello, rappresentato da bellissimi fuochi pirotecnici accompagnati da musiche epiche.
Ciò che di più caratterizza la manifestazione è una sfilata di costumi storici dell’epoca di tutti i personaggi influenti del paese: il duca e la duchessa, i sindaci di vascia e di ‘coppa, nobili vari, i preti. La musica è una componente essenziale dell’evento, tanto che in qualsiasi vicolo del borgo vi sono giovani e non che suonano varie canzoni; si balla e si canta, dunque, in una manifestazione che è difficile da non amare.
Finita la sfilata ci si sposta principalmente nella parte bassa del paese ove in ogni vicolo, in ogni stradina, oltre a tanta allegra musica, si attrezzano banchetti gastronomici dove è possibile gustare piatti tipici. Tra questi lo scarcio, frittella tipica dolce o salata, le palle del duca, dolcissime palline fatte in pastella fritta con nutella, la patata della duchessa, che altro non è che un gateau di baccalà, gli occhi di fata, dolce tipico con glassa. E ancora, lo scattone, un antico piatto a base di sagne e vino, il macchiucch, latticino fresco tipico del luogo,
Una delle principali caratteristiche della compravendita di queste delizie, come di qualsiasi altro bene, è che per un giorno la moneta di Bagnoli del Trigno è il ducato, che viene coniata proprio per l’occasione e che richiama alla memoria la moneta, in oro o argento, del XII secolo.
È bandita la plastica, che in quel periodo certamente non esisteva: ogni pietanza, ogni bevanda, vengono servite in utensili in ceramica grezza, acquistati da turisti e avventori che li portano a casa come souvenirs.
Giornalista