Immagini dal Sannio: i Normanni, l’ascesa nel Sannio e in Valle Telesina

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Il castello di Guardia Sanframondi, foto di copertina di Barbara Serafini

Erano gli “Uomini del Nord”, i Normanni, antico popolo norreno che si stanziò in Normandia agli inizi del X secolo. La loro terra d’origine era quella compresa tra Danimarca e Norvegia. L’etimo deriva dalle parole francesi Normans/Normanz, plurale di Normant o dal norreno Norðmaðr, dall’analogo significato. Questi uomini del Nord, nel periodo altomedievale, erano già noti col termine “Vichinghi”, che perlopiù si riferisce alla popolazione di una fase anteriore, risalente al VII/IX secolo. I norreni, per cultura, erano molto aperti al nuovo e proprio la voglia di scoperta e di nuove avventure commerciali li spinse a spostarsi in altre terre. Più che voglia di conquistare nuovi territori, la loro idea era quella di imprimere, in zone lontane, la propria cultura e il proprio modus vivendi. Dopo l’insediamento in Normandia con Rollone, nel 910, nell’XI secolo avanzarono in Inghilterra e in Italia meridionale dove gli Altavilla diedero vita alla Contea di Puglia, fino ad arrivare, nel 1130, al Regno di Sicilia con Ruggero II. Melfi fu scelta come capitale della contea di Puglia (caput Apuliae) e fu sede di cinque concili tra il 1059 e il 1101. Nel 1059, durante un concilio indetto da Niccolò II, Roberto il Guiscardo d’Altavilla si dichiarò vassallo del pontefice, in quello che conosciamo come Concordato di Melfi. In cambio, ottenne i titoli di duca di Puglia (che comprendeva anche la Campania e la Basilicata) e di Calabria, che in parte era ancora dominata dai bizantini, e della Sicilia, che si trovava sotto il dominio arabo. In ogni caso, i Normanni riuscirono a liberare dal Sud Italia la presenza bizantina, proprio grazie a ripetute spedizioni condotte dal Guiscardo, Con Ruggero II si fece un grande ordine nei territori e nella legislatura, tanto che molti dei suoi codici furono poi inseriti nel Liber Augustalis da Federico II.

In Campania, molti Normanni, capeggiati da Gilberto Buatère, si stabilirono ad Ariano, che all’epoca era sede di un’importante contea longobarda. Pochi anni ci vollero per usurpare loro il potere nel territorio, tanto che la contea di Ariano può essere considerata come il primo organismo politico che i Normanni istituirono in Italia meridionale. Rainulfo Drengot era a capo della popolazione norrena in Italia, il quale fondò la cittadina di Aversa, che divenne una importantissimo punto di riferimento per tutti i Normanni che arrivavano nella Penisola. Raggiunsero poi Salerno, quando la città era assediata dai Saraceni. La città di Benevento ebbe un ruolo molto importante nel Regno di Sicilia. Già capitale dell’omonimo ducato longobardo, poi principato, fu un importante centro del Mezzogiorno, e fino alla fine politicamente indipendente. Una volta che il principato perse Salerno e Capua, la parte rimanente si suddivise in contee, fino a che, quando fu conquistata dai Normanni, essa si diede completamente al pontefice Leone IX. Fu così che il papa poté godere del beneficio della protezione dei Normanni,

Nel 1212, Federico II soggiornò per un intero mese a Benevento prima di raggiungere Roma e poi la Germania. Nove anni dopo, al suo ritorno nel Regno, confermò alla città e a Santa Sofia le offerte fatte in precedenza dal padre Enrico VI, e nel 1229, dopo essere stato scomunicato a seguito della rinuncia alla partenza per la crociata, per un malessere manifestato a Brindisi, partì finalmente per la Terrasanta: in quel periodo, gli eserciti pontifici occupavano una parte dell’Abruzzo e della Campania ei beneventani colsero l’occasione per fare scorrerie nel territorio del Regno, rubando bestiame e mettendo in fuga il conte Raone di Balvano. Benevento fu così saccheggiata, per vendetta, ma i suoi abitanti, grazie al sostegno dell’esercito pontificio, occuparono Paduli e Apice, incendiarono Ceppaloni e i casali di Montefusco e infine furono bloccati dall’imperatore, al suo ritorno. La sospensione della scomunica di Federico II, avvenuta nel luglio 1230, pose fine a ogni ostilità. Intorno al 1230, il territorio nei pressi di Benevento fu separato dalla Capitanata e collegata con il giustizierato del Principato (regione di Salerno) per costituire la provincia di Principato e Terra Beneventana. Nel 1239 l’imperatore fu scomunicato di nuovo e fu così che ripresero ostilità e tensioni. Federico II interdisse ogni commercio tra il Regno di Sicilia e i beneventani, fino a che, un anno più tardi, fu proibito loro di uscire dalla città “quia civitas Beneventana est lapis offensionis et petra scandali regni nostri”. I dintorni di Benevento furono saccheggiati e la città fu totalmente assediata e sottomessa. Federico prescrisse la distruzione delle mura e delle torri, e la consegna di tutte le armi, esentando poi i beneventani dal pagamento di alcune tasse che dovevano corrispondere per i loro possedimenti siti nel Regno. Ufficialmente, dunque, la città si integrò al Regno. Il 1o gennaio 1250, dopo una ribellione guidata dal pontefice, l’imperatore ne ordinò la distruzione e la dispersione dei suoi abitanti. In seguito, Papa Innocenzo IV chiese a Carlo d’Angiò un sussidio “pro reaedificatione Beneventi” data la desolazione e lo stato di abbandono in cui la città ormai versava. E fu proprio con gli Angioini che Benevento tornò allo Stato pontificio.

In ogni caso, il Ducato di Benevento riuscì a garantire lo sviluppo dei piccoli centri abitati. Intorno alle case di campagna si intensificarono gli orti, i pascoli e molti allestimenti irrigui. Il terreno veniva concimato e dopo, con la forza lavoro dell’uomo e di zappe e vanghe, veniva lavorato e dissodato. Spesso gli animali da soma o i buoi aiutavano in tale attività, ma anche nel trasporto del legname. Nel territorio dell’odierna Valle Telesina, i Sanframondo erano a guardia e a difesa delle terre di contea. Il castello medievale di Guardia Sanframondi fu fondato a guardia della vallata probabilmente da Raone, primo cittadino di Cerreto Sannita, di cui fu proprietario fino al 1448. A Ugo Conte di Telese successe la famiglia normanna Rainulfo, che desiderava soltanto quiete e una serena ripresa economica della popolazione. Ruggero II, però, non in ottimi rapporti con il cognato Rainulfo, occupò Castel Ponte, devastando Limata, spingendosi fino a Telesia. Il feudo telesino vedeva il coinvolgimento di molti signori, nella sua successione. Prima ci fu l’arresa all’esercito del Legato Pontificio, poi fu guidato da Pietro da San Germano e Giovanni di Lauro. Quando Angioini e Svevi erano in conflitto, tutto il territorio telesino prese le parti di Carlo d’Angiò, che già era stato autore della disfatta di Manfredi a Benevento, nel 1266, e di Corradino a Tagliacozzo, nel 1268. Molto probabilmente, metà del feudo successivamente passò a Henricus de Girardo e Pietro Baheraun. L’abbazia di San Salvatore ebbe l’onere e il privilegio di rappresentare il fulcro della vita religiosa e politica della Valle Telesina.