Sant’Elena Sannita è un piccolissimo borgo della provincia di Isernia che conta all’incirca 300 abitanti. Un borgo non sempre ricordato e valorizzato, che ha molto da offrire al visitatore amante del turismo lento e sostenibile. Un paese di origine medievale, le cui prime notizie risalgono a dopo l’anno mille. In alcuni documenti del XIII secolo viene citata con il nome Cameni, per poi divenire, in epoca più moderna, Castello delli Camilli, poi Li Cameli e, infine, Sant’Elena Sannita in onore della principessa Elena di Montenegro, moglie del futuro sovrano Vittorio Emanuele. E passeggiando tra le viuzze del paese si torna indietro nel tempo, proprio all’epoca medievale. Da visitare sono la chiesa di San Michele Arcangelo, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, quella dell’Addolorata con la Deposizione del De Lisio, la chiesa dei SS. Cosma e Damiano poco fuori paese e il palazzo baronale, un’antica fortezza, residenza degli Orsini. Importante monumento del borgo è anche la Fontana dell’Ortapiana, che prende il nome della zona in cui si trova, che in passato aveva un alto valore sociale. Lì, infatti, si recavano le ragazze per attingere l’acqua con la tina, per cui diveniva un piacevole luogo di incontro e scambio. Il borgo sembra far gola agli americani, alcuni dei quali lo hanno scelto per le scorse vacanze estive. E un Regolamento del Consiglio Comunale intende risistemare alcuni stabili abbandonati del centro storico per renderli abitabili per chiunque voglia trasferirsi ma anche gratuitamente fruibili a gruppi di vacanzieri che vogliano godere della pace e della natura del bel paesino del Molise.
La caratteristica più importante di Sant’Elena Sannita è la storia dei suoi profumi. Un tempo, nel borgo molisano, era viva la tradizione artigianale degli arrotini che man mano si è persa. Intanto si è evoluto il commercio di profumi, tradizione che è andata radicandosi sempre più, fortemente, al punto che in varie zone del centro sud, come Napoli e Roma, sono diversi i negozi mantenuti da originari di Sant’Elena. Gli arrotini svolgevano il loro lavoro porta a porta, affilando lame di forbici e coltelli ma, con il passare del tempo, soprattutto dopo il primo dopoguerra, l’attività iniziò a rendere sempre meno, tanto da costringere all’emigrazione dal paese verso le città più grandi, tra queste, appunto, Napoli e Roma. Questi continui spostamenti fecero nascere diverse collaborazioni. Gli arrotini cominciarono a lavorare con i barbieri che intrapresero l’utilizzo di prodotti non molto conosciuti nel piccolo borgo molisano, come le lame a mezzaluna, i pennelli, l’acqua di colonia e le saponette profumate. Con il tempo, la costante richiesta di dopobarba, saponette e sapone da barba, fece sì che lo spirito imprenditoriale degli arrotini di Sant’Elena Sannita prendesse piede. Ecco, dunque, che nacque la tradizione del profumo di Sant’Elena. Un patrimonio storico di grande importanza che oggi trova la sua giusta sede nel Museo del Profumo, inaugurato nell’agosto del 2014.
Il Museo ha due piani di esposizione e circa 1400 pezzi della profumeria moderna e contemporanea, ossia dei primi anni del XX secolo, racchiusa in armadi prestigiosi. Questi profumi sono originali e conservano ancora il prezzo vicino. La maggior parte è fuori produzione, ma qualcuno è entrato a far parte dei grandi nomi dell’industria profumiera, per cui è ancora in produzione. La collezione viene portata avanti da oltre cento anni, con un minuzioso e accurato lavoro, cominciato con pezzi unici, bottigliette speciali. È possibile infatti ammirare flaconcini d’epoca e il cambiamento nel tempo dello stile di questi contenitori. Inoltre, sono presenti alcuni oggetti utilizzati da barbieri e profumieri dalla fine dell’Ottocento in poi. Il Museo ci permette di fare un bel tuffo nel passato, scoprendo quali fossero le essenze preferite dei grandi sovrani del passato, da Caterina de’ Medici a Napoleone. Grazie alla famiglia Muzio la collezione è giunta in dono alla Fondazione Il Cammino del Profumo che ha dato vita al Museo. Annesso al Museo è il Giardino delle Essenze, frutto di una collaborazione in essere con il Parco Scientifico e Tecnologico dell’Università degli studi del Molise. Il giardino punta molto sulla ricerca botanico-agronomica per l’individuazione e la coltivazione di essenze floreali da destinare alla produzione di fragranze e profumi unici al mondo. Si tratta di un orto botanico che è un vero e proprio laboratorio di ricerca per la realizzazione di nuove essenze, diverse e originali. Sono state individuate circa 250 specie spontanee, e di queste alcune sono assolutamente adatte alla coltivazione per l’industria profumiera.
Giornalista