Immagini dal Sannio: i Safineis e le Guerre Sannitiche

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Raffigurazione delle guerre sannitiche

Sanniti e Sannio. Ma esattamente quale era il Sannio? Oggi, per antonomasia, ci si riferisce alla provincia di Benevento e a buona parte delle terre molisane. Nell’antichità il Sannio era l’altopiano interno nella parte centrale del Sud Italia, un territorio tanto pittoresco e bello quanto duro e impervio, lontano da sbocchi di mare, dai freddi inverni e dalle estati torride.
La popolazione dei Sanniti si stanziò sugli Appennini meridionali già dal V secolo a.C., mossi essenzialmente dalla necessità di reperire nuove fonti di guadagno, vertendo alla riorganizzazione economica della propria società. Il territorio era molto frequentato da greggi e pastori che lo attraversavano nei periodi di transumanza (non a caso sono diversi i tratturi che vi si trovano e di cui è possibile vedere ancora oggi affascinante testimonianza). Le vie di comunicazione e commerciali ebbero il loro imponente sviluppo grazie alla realizzazione della via Appia che nel III e II secolo a.C. percorreva tutto il Sannio, oltrepassando BeneventumAeclanum e Venusia, favorendo scambi commerciali e contatti diretti tra Roma e l’Oriente, tramite il porto di Brindisi.

Sembra che in età repubblicana la regione occupata dal fiero e bellicoso popolo venisse chiamata Safinim dai suoi abitanti, identificabili come Safineis. Erano pochi i centri urbani sanniti che superavano una certa grandezza. Trattandosi di una società prettamente rurale, dedita maggiormente alla pastorizia, le poche città erano piuttosto piene di capanne abitate da pastori. Ecco, dunque, Bovianum, Aesernia, Allifae, Telesia, Maleventum, Saepinum, Abellinum.
Quello sannita era un popolo che combatteva strenuamente per difendere la propria identità e la inviolabile libertà. E questo anche i Romani lo capirono molto, molto bene. Basti pensare alle tre guerre sannitiche e alla fierezza della capitolazione del glorioso popolo di Roma nelle Forche Caudine.

Libertà ed espansione economica: questi i due motivi principali per cui ben presto i Sanniti cominciarono l’ampliamento della propria influenza militare sui territori limitrofi al Sannio. Ciò significò colonizzare nuovi territori esterni a quello propriamente sannita, e anche avere maggiore controllo di giacimenti metalliferi per la produzione di armi, in primis, ma anche di utensili. L’aumento delle conquiste territoriali era piuttosto orientato all’aumento del territorio della Campania. Una terra ricca, fertile, dal clima ideale ai loro bisogni. Una espansione che li portò ad avvicinarsi molto al Lazio, nella metà del IV secolo a.C.; un territorio fieramente occupato dai Romani. Motivo per cui, frequentemente, cominciarono a esserci i primi scontri tra le due popolazioni.

La prima guerra sannitica cominciò nel 343 e durò fino al 341 a.C.. Già nel 354 a.C. Sanniti e Romani dovettero stipulare un primo accordo di pace che delimitava le rispettive aree territoriali e che ne individuava anche il loro limite fisico, come il fiume Liri. Inizialmente si preferì usare la diplomazia, piuttosto che ricorrere subito alle armi. In verità, i Romani erano più rispettosi dell’alleanza stipulata, mentre i Sanniti continuavano a procedere con la loro idea di espansione. Quando questi ultimi decisero di attaccare l’etrusca città di Capua, cominciarono i primi grandi problemi. La città campana, infatti, chiese subito aiuto all’esercito dei Romani il quale inizialmente fu restìo ad andare in aiuto del popolo capuano proprio per non rompere il patto di lealtà con i Sanniti. Alla fine, però, decisero di intervenire in difesa dei capuani, più che altro per paura che in seguito altre minacce potessero interessare le loro terre. Li aiutarono concedendo loro la cittadinanza romana. Ecco, dunque, lo scontro. Inevitabilmente. Un confronto bellico breve, che andò avanti per due anni, finché, nonostante i Romani avessero dominato la guerra, e sebbene non ci fosse stato alcun vincitore, a seguito di invasioni da parte di altri popoli italici, si stipulò un altro patto di amicizia. In realtà apportarono soltanto delle modifiche al patto del 354. Modifiche che prevedano che la Campania settentrionale passasse nelle mani dei Romani, che ovviamente videro un aumento di tributi e di conseguenza un accrescimento demografico ed economico.

Raffigurazione del giogo delle Forche Caudine

La seconda guerra sannitica iniziò nel 326 e terminò addirittura nel 304 a.C.. Il casus belli fu la fondazione, da parte dei Romani, della colonia di Frigelle, situata nell’odierna Ceprano, che aveva una straordinaria e strategica posizione nella valle dei Liri, che nel trattato di pace stipulato anni prima era di appartenenza del popolo dei Sanniti. Nel 326 a.C., tra l’altro, i Romani occuparono la città di Napoli, e riuscirono in tal modo a bloccare ogni tentativo di espansione territoriale verso la costa tirrenica ai Sanniti. Ecco, dunque, che ufficialmente le ostilità si riaccesero. Ebbe inizio la guerra sannitica più violenta, maggiormente sanguinosa, in cui i Sanniti erano dotati di armature leggere e molto resistenti. Cosa di non poco conto fu che si trovarono a combattere sugli Appennini, loro territorio naturale, ambiente che conoscevano molto bene, molto meglio dei Romani. E fu proprio durante questa sanguinosa guerra che avvenne la celebre sconfitta romana nel passaggio delle Forche Caudine, nel 321 a.C.. Nella gola di Caudium, i Romani si arresero al giogo dei Sanniti, guidati da Gaio Ponzio, subendo così l’umiliante sconfitta a cui mai erano stati abituati e che certamente cambiò il decorso della loro storia militare a venire. Dopo tale episodio seguirono molti anni di tregua fra i due popoli. Nel mentre, i Romani riorganizzarono il proprio esercito, con l’aumento delle legioni a quattro, una nuova fanteria e un nuovo piano strategico. Fu in questo periodo che costruirono la prima grande via militare di Roma, la via Appia.
Le ostilità fra i due popoli si riaccesero nel 316 a.C.: da allora si susseguirono vittorie e sconfitte a fasi alterne. che terminarono con la resa dei Sanniti nel 304 a.C.. Dapprima i Sanniti sembrarono avere di nuovo la meglio e riuscirono a espandersi nei territori del Lazio. Roma, però, si impose su Maleventum e infine nella battaglia di Bovianum del 305 a.C. sui Sanniti stessi che l’anno successivo si arresero accettando un ennesimo trattato di pace, il quale aprì di fatto una maggiore presenza romana nel Sannio.

Una ulteriore guerra tra i due fieri popoli riprese nel 298 a.C.. Cominciò la terza guerra sannitica e il popolo del Sannio si sentiva fortificato da nuove alleanze con gli Etruschi, i Galli Senoni e gli Umbri. I Romani riuscirono, anche se difficilmente, a contrastare l’alleanza forte degli avversari. Le due più importanti vittorie avvennero a Sentino, nelle odierne Marche, nel 295 a.C., e ad Aquilonia, nel Sannio, nel 293 a.C.. Da quel momento i Sanniti si videro confinati in un territorio ristretto e si resero conto che non potevano più mettere in discussione la forza, la valenza e l’egemonia dell’esercito romano. Fu nel 290 a.C. che si arresero definitivamente sancendo un accordo con i Romani con i quali stipularono la pace e una ennesima alleanza. Fu grazie a tale sconfitta che il popolo di Roma cominciò a conquistare una certa egemonia nelle terre del Sud. Nonostante la grande voglia di mantenere la propria libertà e una certa autonomia, i Sanniti furono costretti a integrarsi nel sistema capitolino, partecipando addirittura a incursioni di territori, deportazioni di massa e distruzioni di interi villaggi. Fu molto difficile adeguarsi a questo stile di vita perché, fino alla fine, conservarono una fiera ostilità verso Roma, di cui andarono sempre orgogliosi, e ogni occasione era buona per dimostrare il proprio spirito di rivolta e anche il personale disprezzo nei confronti di quelli che per loro erano soltanto oppressori.