Questa è la storia dei Sanniti o Sabelli, popolo italico fiero, unito, combattivo, testardo e orgoglioso, la cui celebre Lega Sannitica tenne testa a lungo ai Romani. Abitavano il Sannio, la regione corrispondente agli attuali territori della Campania nordorientale, dell’alta Puglia, di gran parte del Molise, del basso Abruzzo e dell’alta Lucania, tra il VII-VI sec. a. C. e i primi secoli dell’Impero Romano. Aesernia, Aeclanum, Allifae, Cubulteria, Maleventum, Saepinum, Telesia, Trebula Balliensis e pochi altri centri erano i principali. Dagli osci venivano chiamati Safineis e, poiché nella lingua latina arcaica la lettera F non esisteva, Safinim per assimilazione diventò Samnium, da cui il nome Samnites.
Erano diverse le tribù che costituivano questo popolo e ognuna di esse aveva un Consiglio e un’Assemblea: i Pentri occupavano l’area centro-settentrionale del Sannio e avevano come capitale Bovianum (Bojano); i Carricini occupavano la zona più settentrionale presso Casoli e Torricella Peligna; i Caudini, occupavano la zona sud-ovest, con capitale Caudium, dove avvenne la famosa sconfitta delle Forche Caudine, presso Montesarchio; gli Irpini occupavano la zona meridionale, con capitale Maleventum, città di fondazione osca il cui nome venne poi trasformato dai Romani in Benevento. In seguito, vi si unirono i Frentani dalla costa adriatica a nord del Gargano con capitale Larinum (Larino). Si dice anche che i Sanniti derivassero dai Sabini dei quali avevano la stessa caratteristica di occupare e colonizzare un territorio: una volta penetrati in territorio straniero, si impadronivano degli sbocchi o sul mare o nelle vallate, razziavano le zone e le città sottostanti e si rifugiavano, in caso di pericolo, sui monti dell’interno edificandovi delle città-fortezze, con mura alte più di tre metri.
La Lega sannitica era una confederazione di popoli sanniti e si espanse sempre più nel IV sec. a. C., quando venne in contatto con la Repubblica romana, in piena ascesa della sua potenza, momento in cui fu stipulato un patto di amicizia tra i due popoli: era il 354 a. C. Nelle tre Guerre Sannitiche fu però evidente la supremazia dei Romani: la prima fu persa nella Battaglia di Suessula nel 341 a. C., ma fu comunque stipulato un trattato di pace tra Sanniti e Romani. La II inizialmente fu favorevole ai Sanniti che umiliarono i Romani nelle Forche Caudine (321 a. C.), presso Caudium, ma Roma, dopo una tregua, vinse presso Maleventum e nella battaglia di Bovianum (305 a. C.). L’anno seguente, i Sanniti accettarono un trattato di pace che romanizzò tutto il Sannio.
La III guerra (298-290 a. C.) fu voluta dai Sanniti che formarono una nuova coalizione con Etruschi e Umbri, ma furono sconfitti nelle battaglie di Sentino (295 a. C.) e di Aquilonia (293 a. C.). Vennero, quindi, confinati in un piccolo territorio mentre altri vennero deportati in altre terre, molti villaggi vennero distrutti e, tanti anni dopo, Lucio Cornelio Silla devastò con il suo esercito tutto il loro territorio.
La società sannitica era di tipo rurale e le città erano costituite principalmente da capanne abitate da pastori. Allevavano bovini, cavalli, muli, asini, pollame, capre e maiali, ma gli animali più importanti erano le pecore, per la produzione di latte e derivati e per la lana con cui ci si abbigliava e che veniva tessuta dalle donne nelle loro piccole case in legno, con una stanza o due ma sempre provviste di dispensa. La loro casa si chiamava triibon che in lingua osca significava “trave”, proprio perché fatta di legno. L’osco era la lingua indoeuropea del gruppo osco-umbro da loro parlata e diffusa tra numerosi popoli italici. Grazie al processo di organizzazione che imponeva la conoscenza del latino e dell’aritmetica, impararono via via a leggere e scrivere. A loro era concessa una grande modernità quale il divorzio, a cui potevano ricorrere anche le donne. Proprio delle donne avevano molto rispetto tanto che a loro era concesso bere vino nei banchetti, cosa che alle donne romane era proibita. Celebri erano i combattimenti tra gladiatori sanniti, probabilmente nati con loro e importati poi a Roma. Originariamente, si svolgevano solo in occasione dei funerali, stessa usanza che aveva il popolo etrusco e per questa loro usanza, i Sanniti vengono spesso raffigurati con corpetti di bronzo provvisti di tre dischetti, che servivano a proteggerli, elmo e lancia e presto anche i Romani, durante i combattimenti, cominciarono ad abbigliarsi come loro. Grazie alla tavola osca ritrovata nei pressi di Pietrabbondante, conosciuta come “Tabula agnonensis” e ora conservata al British Museum di Londra, risalente al 250 a. C., sappiamo che la loro religione aveva influenze greche. I Sabini trasmisero loro il culto del Ver Sacrum, la Primavera Sacra, che era una ricorrenza rituale di origine italica che comportava la deduzione di nuove colonie. Veniva celebrata in occasione di carestie e in momenti difficili, oppure per scongiurare un pericolo particolarmente grave. Questo rituale traeva origine da una promessa al dio Mamerte (il dio Marte presso gli Osci) e consisteva nell’offrire, come sacrifici, tutti i primogeniti nati dal 1º marzo al 1º giugno della seguente primavera. Venivano sacrificati gli animali mentre i bambini, piuttosto che immolati, venivano fatti crescere come sacrati protetti dagli dei per poi, in età adulta, dover emigrare per fondare nuove colonie altrove.
Della loro architettura non resta molto. A Benevento si conserva il Teatro romano, realizzato nel 126 a. C., come opus latericium. Presso l’antica Capua, dopo la definitiva conquista romana, fu costituita la principale scuola dei gladiatori, assieme all’anfiteatro Capuano come sede di esercizi ginnici e spettacoli. Si conservano anche l’arco di Adriano e il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere, il tempio di Flora a Cerreto Sannita, risalente al periodo della seconda guerra punica, e a Paestum il tempio di Atena. Se ci spingiamo in Abruzzo, la città sannita più rappresentativa è Alba Fucens, fortezza e campo di prigionia di personaggi politici, come ad esempio il re Perseo di Macedonia, mentre in Molise la città antica meglio conservata è Saepinum. Al livello religioso, invece, oltre a santuari siti a Sulmona, Chieti, Schiavi d’Abruzzo o Vasto, il principale sito archeologico di grande importanza è il complesso teatrale di Pietrabbondante (città che Plinio il Vecchio ci indica col nome di Bovianum Vetus) composto da un teatro romano di stile ellenistico del II secolo a. C., e un’area sacra composta da due templi con podio.
Giornalista