Immagini dal Sannio: il culto di Santa Lucia nel borgo fortorino di Sassinoro

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Il santuario di Santa Lucia, foto di Barbara Serafini

Oggi siamo a Sassinoro, caratteristico borgo di origine sannita che conta poco più di 600 abitanti, situato nell’estrema parte orientale della Campania, al confine con il Molise. Come dimostrano i reperti che continuamente vengono alla luce, il paesello fu abitato in epoca romana ed ebbe un pieno sviluppo urbanistico nel periodo longobardo. In età medievale fu un feudo soggetto all’autorità della chiesa di Santa Sofia di Benevento e negli anni successivi passò da una signoria all’altra, anche attraversando vicende storiche cruente. Il suo nome deriva da una colonia di Sassoni che qui si stanziarono al seguito di Alboino. Con l’eversione della feudalità fu aggregato al Molise e, dopo l’Unità d’Italia, il comune entrò a far parte della provincia di Benevento.

Il territorio di Sassinoro è formato in gran parte da piccole valli e colline dominate dal monte Rotondo. Tante sono le sorgenti freschissime e abbondanti che nascono dalla montagna e vanno a gettarsi nel fiume Tammaro, utilizzate prevalentemente per l’irrigazione delle stagioni estive. La grande fontana nella piazza principale del paese e i vari fontanili dislocati in ogni rione, oggi in disuso, che un tempo garantivano anche il funzionamento di tanti mulini presenti nella zona, rappresentano simbolicamente la grande presenza d’acqua che caratterizza il borgo del Fortore. Ogni anno, il 22 marzo, mentre tutto il mondo celebra il World Water Day, a ricordare che l’acqua è un bene primario per la vita dell’uomo e del pianeta, a Sassinoro si svolge la manifestazione Sassinoro, Paese dell’Acqua, evento che coinvolge anche i comuni della valle del Tammaro in cui si celebra l’acqua come diritto alla vita, a cui partecipano anche associazioni nazionali con un programma ricco di presenze e di spunti interessanti con il coinvolgimento delle varie realtà locali. Ecco quindi scuole, enti, associazioni varie, esperti e aziende che attivano laboratori di sensibilizzazione, di divulgazione e dibattiti sui temi della sostenibilità, dell’ecologia e della nuova agricoltura, mettendo a disposizione la propria esperienza.

Il paese è oggi una meta importante di turismo religioso, perché è soprattutto conosciuto per il Santuario di Santa Lucia e per il culto di San Michele Arcangelo. A quest’ultimo è dedicata la chiesa Arcipretale, che si trova nella parte alta del paese, dominando la valle del Tammaro. È una chiesa di origine cinquecentesca, nata sulle rovine di una precedente cappella dedicata all’Arcangelo Michele dopo il 1600, completamente distrutta dal terremoto del 1805 e poi interamente ricostruita rispettando la pianta originaria. La chiesa ha un’imponente facciata in pietra calcarea, con una navata centrale illuminata da finestre con vetrate istoriate, raffiguranti episodi della vita del Santo e un alto campanile sormontato da una cuspide a bulbo in maioliche colorate.

La grotta all’interno del santuario, foto di copertina di Giovanni Liparulo

Il culto di Santa Lucia, invece, risale al 1600. Secondo la tradizione popolare, in primavera alcuni pastori si recavano in montagna, nella vasta distesa di boschi, e un giorno si imbatterono in una grotta a tutti sconosciuta. Era lì che trascorrevano le giornate di caldo, fino a quando il freddo autunnale non li costringeva a scendere in paese. Più di una volta, nella primavera del 1600, una porzione di gregge guidata dai pastori sparì dalla loro vista. Questi si precipitavano a cercare le pecore e, quando ritornavano nel luogo iniziale, ritrovavano l’armento che pascolava come se nulla fosse accaduto. Il gregge spariva attraverso il foro di un roveto e raggiungeva l’antro di una grotta lì nascosta. I pastori vi si recarono carponi, finché non giunsero alla cava luminosa. In quell’antro, narra la leggenda, apparvero Santa Lucia e San Michele Arcangelo. Dopo tale avvenimento miracoloso, i fedeli di Sassinoro e dei paesi limitrofi cominciarono unanimemente a venerare i due santi. Don Francesco De Petroniano, che tanto si diede da fare per la valorizzazione del luogo, fece ricavare, all’interno della grotta, una nicchia per l’adorazione delle statue dei venerati e ne chiuse l’ingresso con un cancello.

I lavori furono completati nel 1643. Il santuario in onore di Santa Lucia fu realizzato intorno alla fine degli anni Trenta del secolo scorso e fu eretto sulla grotta scavata sotto il monte. Durante i lavori di scavo del 1938, fu rinvenuta una statua di bronzo databile al III secolo a. C. raffigurante la dea Demetra, e questo solleva diverse ipotesi sul fatto che la spelonca fosse un luogo di culto già nel periodo pagano, cui poi si sarebbe sovrapposta l’adorazione per San Michele e Santa Lucia.