Immagini dal Sannio: il lago di Occhito e il vasto territorio del fiume Fortore

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Il lago di Occhito in territorio di Macchia Valfortore, foto di copertina tratta da www.tripadvisor.it

Il Fortore è un lungo fiume di 110 km che scorre nelle province di Benevento, Campobasso e Foggia ed è uno dei maggiori fiumi dell’Italia meridionale. Anche nell’antichità, il suo corso (in latino Fertor, flumen portuosum, come lo definiva Plinio nella Naturalis historia, III 103) segnava parzialmente il confine tra le due regioni augustee corrispondenti, in linea di massima, al Molise e alla Puglia. Regioni e territori in stretta comunicazione tra loro da sempre, grazie all’asse viario caratterizzato dai tratturi. Queste vie erbose hanno dato forma a una civiltà di pastori e di agricoltori, la cui vita era inscindibilmente legata alla natura, ai suoi cicli stagionali e alle migrazioni del bestiame. Due sono i tratturi che attraversano la zona: il Castel di Sangro-Lucera, che collegava i territori del fiume Sangro con quelli del fiume Fortore, e il Celano-Foggia che collegava l’attuale area di Chieti con l’altopiano pugliese. Numerosi erano anche i tratturelli e i bracci di tratturo che collegavano l’area appenninica molisana con quella pianeggiante del Tavoliere.

Il Fortore nasce dall’incontro di quattro ruscelli, il Fiumarelle, il Foiano, il Montefalcone e il San Pietro, sui monti Altieri, torrenti che confluiscono in San Bartolomeo in Galdo. Per dirla alla Stanislao Ricci: “Quando nacque il Fortore era una fiumara, una fiumara vera e spumeggiante. A volte scoppiava piena di acque tumultuose. Il disordine delle piene acque impazzite provocò nei secoli inondazioni e sciagure”. L’area attorno al corso del fiume prende proprio il nome di Valle del Fortore, che con il suo tragitto segue il confine tra Campania, Molise e Puglia. Il corso d’acqua ha dei profili irregolari per via delle formazioni argillose che lo costituiscono. Nei massicci calcarei attorno al corso del fiume il territorio è oggetto di abbondanti pascoli, mentre le pendici sono ricoperte da zone boschive, con querce, pini, frassini, pioppi, olmi, aceri, castagni e oliveti, vigneti e frutteti che con le loro specifiche colorazioni, che mutano con il mutare del lavoro nei campi, danno un’immagine caratteristica di questi stupendi paesaggi incontaminati. Colori che si uniscono al grigio delle pietre e dei marmi dei borghi medievali che sono considerati i veri protagonisti del territorio, tra valli e viadotti. In diversi punti è possibile imbattersi in sorgenti e fonti d’acqua sulfuree. Tipico prodotto gastronomico, figlio dell’allevamento della zona fortorina, è il caciocavallo Silano, che ha ottenuto la denominazione di origine protetta.

Il fiume Fortore, foto di Di Nuada tratta da commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17828574

In seguito alla realizzazione della diga di Occhito, tra il 1957 e il 1966, a causa di cave sorte lungo le sue sponde, il fiume ha di molto ridotto la propria portata e anche il suo alveo risulta modificato. Il cosiddetto lago di Occhito presenta una superficie di circa 1.300 ettari e una capacità di 333 milioni di metri cubi d’acqua e rappresenta il secondo invaso artificiale più grande d’Europa. Otto i paesi che si affacciano su questo specchio d’acqua, cinque nella provincia di Campobasso (Gambatesa, Macchia Valfortore, Pietracatella, Sant’Elia a Pianisi e Tufara), tre nella provincia di Foggia (Carlantino, Celenza Valfortore, San Marco la Catola). Il lago è una vera e propria oasi di pace dov’è possibile rilassarsi con scampagnate, passeggiate lungo i sentieri a contatto con la natura incontaminata o, per chi ama andare a cavallo, cavalcate lungo l’ippovia. L’invaso, nonostante sia di origine artificiale, è lentamente in fase di rinaturalizzazione, e assume le caratteristiche peculiari di una zona umida. Le acque richiamano diverse specie di uccelli acquatici, quali il germano reale, l’alzavola, il fischione, la folaga e lo svasso maggiore. Con molta facilità, è possibile osservare gli aironi ma anche il cormorano. Si segnalano anche diverse specie di uccelli nidificanti, quali il nibbio, il nibbio bruno, il lanario, e la variopinta ghiandaia marina. L’habitat è ideale per rare specie di anfibi, come la rana appenninica e il tritone italiano. Tra i mammiferi, infine, è da rilevare la presenza della rarissima ed elusiva lontra. Il lago ospita una ricchissima biodiversità ittica, tra le quali carpe, tinche, anguille, alcune delle quali raggiungono dimensioni notevoli.









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