Se da Benevento ci addentriamo nel territorio sannita che apre le porte al Molise, verso Campobasso, possiamo imbattere in Campolattaro, in posizione elevata sulla riva destra del fiume Tammaro. Un insediamento urbano è da attestarsi già all’età romana, come testimoniano dei reperti archeologici rinvenuti in loco, ma certamente lo sviluppo dell’abitato si deve far risalire al periodo medievale, e questo lo si può notare dalla sua particolare strutturazione che divide il paese in tre parti: quartiere in alto, piazza intorno al castello, borgo antico. Il quartiere in alto è quello che si trova all’apice del colle, con caratteristiche e contorte viuzze che culminano in una piazza che è disposta alla base del castello. Più in basso si sviluppa il borgo antico di epoca ottocentesca. Il castello, di origine normanna, fu costruito nella seconda metà del XII sec., e appartenne alla famiglia Di Capua, passando poi alla proprietà di diverse famiglie che si sono succedute. Una proprietà privata, dunque, che però può essere visitata previa prenotazione. Merita, inoltre, di essere visitato anche il borgo antico, la chiesa del SS. Salvatore, con una facciata in stile barocco, risalente al XVIII secolo, a cui è annessa un’alta torre campanaria su quattro livelli, a tre navate. Ma chi non ha mai sentito nominare Campolattaro senza fare riferimento a un tuffo nella natura incontaminata, alla scoperta di una fauna e di una flora tipica che costituisce una delle Oasi del WWF più belle e interessanti della Campania? Un’oasi sorta sul lago artificiale creato in seguito alla realizzazione dell’invaso e delle opere a esso connesse che oggi vi voglio raccontare.
Siamo in un Sito d’Importanza Comunitaria (SIC IT8020001) nei Comuni di Campolattaro e Morcone. Si tratta di una distesa turchese, placida, tranquilla e bella a vedersi, situata in una piana alluvionale naturale, circondata da boschi, terreni coltivati e tanto verde, con distese collinari ricoperte da coltivazioni di cereali e vigneti. Si tratta di un’area protetta, gestita dal 2003 dal WWF, un bacino artificiale lungo il fiume Tammaro che ha una estensione di circa 2300 ettari. Tutta l’intera superficie è stata riconosciuta ZPS (Zona a Protezione Speciale). Un’area protetta che ha un ricco valore, sia dal punto faunistico e della biodiversità, sia per quanto riguarda la flora. E proprio l’elevata biodiversità ha reso possibile la formazione di svariati habitat naturali, come ad esempio i boschetti di specie igrofile quali salici, ontani e pioppi sulle sue rive e formazioni di giunchi e canneti. E sulle colline che lo circondano anche tanti boschi di cerro e roverella con buona presenza di frassino meridionale, orniello, corniolo, sorbo domestico, carpino, sambuco nero. Un sottobosco non indifferente, ricco di biancospino, prugnoli, sanguinella, rovi e tante rose selvatiche. Nel periodo della fioritura spiccano come luccicanti bagliori le ginestre comuni, ma è possibile ammirare anche la fioritura delle orchidee selvatiche, in ben 35 specie differenti. E ancora, fresche viole e narcisi. Tutto ciò in compagnia di una rappresentanza faunistica di tutto rispetto: volpi, tassi, cuculi, lepri, ghiri, faine, donnole e puzzole. Non solo: un gran numero di varietà di uccelli, come civette, poiane, gazze, picchi, tortore, oltre agli aironi, alle anatre, il tasso, la lepre, il ghiro, la donnola, la puzzola, la faina. Alle specie tipiche della zona quali la civetta, la gazza, la poiana, la tortora, il picchio, il cuculo, il martin pescatore, si sono aggiunti gli aironi, le anatre, che fanno compagnia a gabbiani, cormorani, falchi e cicogne. Con oltre 150 specie censite, l’Oasi WWF Lago di Campolattaro ha ricevuto il premio Ebn Italia 2013 come migliore Oasi per il birdwatching.
La diga venne progettata dalla Cassa del Mezzogiorno nella metà degli anni Settanta. Grazie all’impegno dell’allora governo della Provincia di Benevento, il 29 aprile 2006 fu avviato il collaudo dell’opera con chiusura delle paratoie e, dunque, si diede inizio alla formazione del lago artificiale. Il riempimento dell’invaso avvenne per gradi, secondo dei precisi protocolli tecnici. L’accumulo d’acqua annuo massimo previsto è pari a circa 109 milioni di m3: 89 milioni m3 provenienti dal Tammaro e 20 milioni m3 derivanti dalla traversa di gronda sul Tammarecchia. I volumi d’acqua ritenuti utilizzabili ogni anno sono pari a 87.2 milioni m3. È il più grande invaso della Campania e uno dei più grandi del Mezzogiorno. Si prevede che 2.600 litri di acqua al secondo saranno sufficienti a soddisfare i bisogni idrici delle province di Benevento, Avellino e di buona parte della Campania settentrionale, una volta realizzato il potabilizzatore. Il progetto di un potabilizzatore potrebbe consentire di far fronte, in misura adeguata, a un deficit di risorse idrica che, su scala regionale, è pari a circa 9.700 litri al secondo nella sola stagione estiva.
Giornalista