Guardia Sanframondi, rinomato borgo della provincia di Benevento, non è solo Riti Settennali o Battenti, non è solo Falanghina o Castello Medievale. Anzi, proprio in un edificio in via Pietralata, nel centro storico, è custodita una grande rarità: una preziosa raccolta di farfalle, composta da più di 1.000 esemplari provenienti da ogni dove, diversi continenti rappresentati da questi magnifici e affascinanti lepidotteri, oltre ad altri rari insetti. Queste grandiose creature qui conservate sono state collezionate dall’avvocato appassionato di entomologia Pascasio Parente e, nel 1990, donate al comune di Guardia Sanframondi dai suoi eredi.
La collezione, in quanto a numerosità, originalità, molteplicità di esemplari, tecniche di raccolta e conservazione, è considerata unica al mondo. Pascasio Parente, guardiese dalla nascita nel 1897, fu potestà di Guardia Sanframondi, pubblicista e corrispondente del Mattino e fondatore del quindicinale “Messaggio d’Oggi”. Esercitò anche la professione di avvocato e tra le sue passioni vi erano monete, conchiglie, cimeli e particolarmente i lepidotteri, quest’ultima passione ereditata dalla madre. Si considerava un appassionato, di certo non un esperto e grazie a questa passione, oggi Guardia vanta una collezione di cinquantaquattro cassette di farfalle e dieci cassette di insetti, tutte perfettamente conservate. La raccolta originariamente era più ridotta e nel tempo è stata ampliata dal figlio Sergio. L’intera collezione è stata sapientemente restaurata da Francesco Parisi.
Come testimoniato dai suoi eredi, per preservare l’integrità e la bellezza degli insetti, la cattura avveniva con un bicchiere, anziché col retino, per evitare la perdita di colore delle ali e dopo la cattura venivano fatte morire immediatamente con una soluzione di arsenico per far sì che non sbattessero le ali. Le essiccava dopo averle inserite in un foro praticato nel cartone pressato, infine le sistemava in teche con doppio vetro e cornice di legno, frutto dell’artigianato guardiese. Alcuni di questi esemplari furono raccolti in Africa da lui stesso, durante la guerra, altri furono spediti da amici o parenti o da Associazioni e Istituti con i quali era entrato in contatto, altri vennero acquistati presso commercianti orientali, in particolare giapponesi. Alcuni erano stati omaggi del figlio Sergio dalle terre del Sudamerica.
Il doppio vetro ci consente la visione anche dal retro, dove spesso si diversificano in forme e colori, dando vita ad altre somiglianze e mimetismi. Vi sono alcuni esemplari veramente originali come la “Testa di gufo”, in quanto molto simile a un gufo con grandi occhi gialli o la “Kallima”, di provenienza messicana, molto appariscente sul retro ma uniformemente marrone nel retro, la cui altra particolarità sono i sottili disegni simili alle nervature delle foglie. Vi sono farfalle provenienti dalla foresta venezuelana che sono più colorate, farfalle geometriche come le giapponesi o tutte blu come quelle di Nabokov, appunto chiamata farfalla di Nabok, farfalle più scure come le africane, gialle come quelle messicane superbe e tenebrose, e le più piccole che sono taliane. Farfalle zebrate e farfalli bicolori, farfalle a pois e farfalle monocolore. Fra gli insetti, si possono ammirare un grosso scarabeo, un draghetto del Borneo, una pelosa tarantola italiana e tantissime altre rarità.
Il Museo è stato inaugurato il 18 agosto 2017 e i suoi ambienti sono disposti su due piani: al piano terra vi è un’ampia sala climatizzata che ospita la collezione e al primo piano è stata realizzata una sala proiezioni, nella quale si può assistere a proiezioni di filmati in 3D che spiegano la biologia delle farfalle. Sempre al primo piano è presente una mostra fotografica permanente sui lepidotteri del Matese. Una visita da non lasciarsi scappare per poter immergersi in un viaggio multicolore e tridimensionale tra i lepidotteri di tutto il mondo.
Giornalista