Siamo in un piccolissimo borgo del Sannio pentro, in provincia di Campobasso, circa 700 abitanti lo animano, e le origini del suo nome hanno due ipotesi: la prima vuole che esso derivi da Rocca Bonnarii, riferendosi a un certo Bonnario, suo fondatore; la seconda che esso provenga da Rocca di Vivara, riferendosi alla contrada di Vivara tuttora esistente e confinante con il comune in questione. Parliamo del borgo rurale di Roccavivara la cui area è testimonianza della presenza di centri abitati all’epoca di Roma repubblicana e imperiale. Le fonti ci raccontano che nel 1268 era feudatario di Roccavivara Gualtiero di Vollers; a costui seguì Bertrando Cantelmo, la cui discendenza tenne il dominio fino al 1442. Successivamente il potere passò ai Sangro, ai Carafa e ai Coppola fino all’abolizione della feudalità. Un borgo che vive di radici e tradizioni che hanno il sapore genuino e antico della vita rurale dei tempi andati e di quelli attuali. Tra questi, dallo stampo particolarmente sannita, nel piccolo borgo molisano, è la Festa di San Giuseppe che ricorre due volte l’anno. Le famiglie invitano a un pranzo preparato con ogni minuzia, a base di baccalà e cereali il 19 marzo e a base di carne il primo maggio, tre persone rappresentanti la Sacra Famiglia. Ogni volta, il pranzo viene preceduto dalla Benedizione del Pane che viene poi consumato dalle famiglie. Ricordiamo anche Le Traglie di Sant’Emidio, una sfilata di carri trascinati da buoi e altri animali ornati con grano, che il popolo dona al santo, il tradizionale Gallo di San Rocco e Le Sagne de la Madonna. Ma Roccavivara è soprattutto conosciuta per un gioiello architettonico e sacro dal pregevole valore storico-artistico: la Chiesa di Santa Maria in Canneto.
In realtà, la denominazione del santuario è Madonna del Sorriso e si trova in località Canneto, un ambiente davvero unico e suggestivo sulla Fondovalle del Trigno, circondata da una meravigliosa distesa di pini. Un primo luogo di culto fu edificato dopo il Concilio di Efeso, nel 431 d.C, ma la chiesa attuale risale ai secoli XI-XII, anche se le origini del culto cui è dedicata sono certamente molto più antiche. A Canneto, come risulta dagli scavi archeologici effettuati che hanno portato alla luce una sontuosa villa romana, nell’antichità era presente un centro abitato, fin dall’epoca romana. La chiesa fu edificata inizialmente dai Benedettini della vicina San Vincenzo al Volturno, e successivamente da quelli di Montecassino, ai quali si deve anche il monastero. Il primo documento storico dell’attuale santuario risale all’anno 703, presente nel Chronicon Volturnense. I monaci benedettini rimasero a Canneto fino al 1474, ma piano piano la chiesa andò incontro a un degrado sempre più evidente, fino al 1935 quando un sacerdote, don Dulio Lemme, insieme all’opera di risanamento del popolo, riuscì a riaprirla al culto dopo un lavoro durato cinque anni. Importanti opere di restauro della chiesa sono state realizzate sotto la sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali del Molise, mentre altre opere di abbellimento all’interno e all’esterno della sacra struttura, tra i quali il trittico, il Coro, i Misteri del Rosario, sono state realizzate dalla Diocesi di Trivento.
La chiesa presenta una facciata molto semplice, con un portale romanico cui, nel 1938, è stata sovrapposta una brutta imitazione di protiro, con lunetta a rilievo. Nei muri esterni sono inserite iscrizioni varie di epoca romana e medievale. L’interno è assolutamente austero, con tre navate, divise da pilastri e da colonne, con qualche interessante capitello. Dietro l’altare maggiore si trova la Madonna di Canneto risalente al XIV secolo, di stile gotico. Denominata la Madonna o la Vergine del Sorriso, la sua figura trasmette serenità e pace, amore assoluto da parte di chi le dedica ogni forma di devozione. Alla base dell’altare maggiore si nota un bassorilievo del X secolo che raffigura l’Ultima Cena. In fondo alla navata di sinistra si trova un Crocifisso ligneo di arte popolare del XV secolo, risalente con ogni probabilità al 1400. Nell’abside di destra vi è un moderno e artistico tabernacolo del 1994, opera dello scultore Gino Legnaghi dell’Accademia di Brera. Sul lato destro del santuario, si leva una possente e merlata torre campanaria, a base quadrata, ultimata nel 1329 a opera dell’Abate Nicola. L’elegante sacra struttura è meta di numerosi pellegrinaggi, specie nel periodo da maggio a ottobre: viene interessato da numerose visite individuali e familiari, specie nel periodo di Pasqua, nel giorno dell’Assunta e l’8 settembre, giorno in cui ricorre la festa della Natività della Vergine.
Giornalista