Immagini dal Sannio: la ceramica di Cerreto Sannita e San Lorenzello

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Cerreto Sannita e San Lorenzello sono i due centri sanniti della provincia di Benevento, nella Valle del Titerno, la cui realtà artigianale custodisce ancora immutata la tradizione ceramografa locale.
I due comuni confinano tra loro e sono uniti da antichi legami culturali e vincoli di parentela. San Lorenzello, tra l’altro, fu casale, o frazione, di Cerreto Sannita dal XV al XIX secolo.

La tradizionale e meravigliosa arte della ceramica, che è una delle più affascinanti espressioni dell’arte del fuoco, si è fortemente radicata nel cuore dei due paesi sanniti grazie alla presenza non soltanto di argilla sulle sponde del Titerno, ma anche di sabbia silicica, pietra di manganese, ossido di rame, zinco, stagno e ferro che venivano utilizzati per produrre le polveri coloranti.
I soggetti decorativi più ricorrenti sono quelli naturalistici, paesistici, religiosi e allegorici e, oltre alla produzione di ceramica decorata, vi è quella dei manufatti per uso domestico e quotidiano, quali piatti, pentole, pignatte, otri, anfore, generalmente smaltata solo all’interno per essere impermeabili e quindi utilizzabili come contenitori di cibo, acqua, olio e vino.
Anche lo smalto viene preparato in loco in maniera artigianale e i colori predominanti sono il giallo intenso, molto tipico e quasi sempre ritrovato nei vari prodotti, il verde ramina, l’arancio e il manganese. Il blu oltremare è conosciuto anche come “blu cerretese”. Prevalentemente vengono scelti temi religiosi, ma frequenti sono quelli di ispirazione naturalistica: motivi floreali, paesistici e allegorici.

La Ceramica Cerretese ebbe il suo momento d’oro dopo il terremoto del 1688, la cui fase di ricostruzione attirò molti “faenzari”, artisti e maestri in particolare napoletani che diedero vita, tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700, a una ceramica baroccheggiante e sfarzosa caratterizzata da vivaci motivi floreali dal gusto Naïf, motivi settecenteschi classici del Rococò, cineserie e motivi francesi, e in seguito da motivi neoclassici di stampo religioso. Le forme storiche e caratteristiche sono i piatti con falda da conserva o da parete, piatti da servizio e vassoi sagomati,
salsiere, acetoliere, saliere, zuppiere, giare e idrie semplici ed elaborate come le langelle, anfore, acquasantiere, albarelli farmaceutici e pilloliere, lucerne, brocche e boccali da taverna, bacinelle e mesciroba. Nella tradizione cerretese vi è una particolare curiosità: se oggi come oggi gli amanti, per suggellare il proprio amore, ricorrono a lucchetti incatenati ai ponti, alle proprie iniziali incise sui muri, ai propri nomi tatuati, la leggenda narra che a Cerreto Sannita, nel Settecento, gli amanti usavano regalarsi un oggetto d’arte ceramica, un’anfora o un piatto, con raffigurati due cuori legati da una catena o con la catena spezzata, in caso di litigio. A Cerreto Sannita, ancora oggi si possono ammirare le settecentesche anfore decorate con i cuori, riprodotte e rivendute in copia.

Secondo lo studioso Salvatore Biondi, il più antico manufatto della ceramica cerretese, sarebbe una statuetta raffigurante l’Ecce Homo, appartenuta a Caterina Sanframondi, prima badessa del monastero delle Clarisse della vecchia Cerreto, andata dispersa. Grazie ad alcuni scavi fra i ruderi di Cerreto antica, distrutta dal sisma del 1688, sono stati trovati numerosi frammenti ceramici oggi conservati al Museo Civico che testimoniano l’esistenza di una produzione ceramica anche prima del 5 giugno 1688 anche se, a detta dello storico dott. Renato Pescitelli, si tratta di ceramisti di minore importanza, non appellabili come “faenzari”.

Nella Cerreto nuova del dopo terremoto, esisteva un vero e proprio quartiere dei ceramisti che trovava posto nei pressi della Cattedrale e, durante la ristrutturazione di numerose abitazioni di quella zona, sono stati ritrovati resti di fornaci per la cottura delle terracotte e delle ceramiche. Era una vera a propria “insula dei faenzari” in cui si trovavano le botteghe di Francesco Iadomaso, cerretese, e Carlo Coluccio, di Campobasso. Nella stessa zona sorgeva la bottega di colui che è stato considerato il Padre della ceramica ferrarese e laurentina, Nicolò Russo, che si trasferì a Cerreto Sannita nel 1692 e nella cui bottega si formarono uomini che diedero vita a intere generazioni di artisti e ceramisti: Antonio Giustiniani, Domenico Marchitto, Santi Festa e il decoratore napoletano Lorenzo Salandra.

Antonio Giustiniani, proveniva da una famiglia di decoratori pavimentali e realizzò diverse opere tra le quali il pannello incastonato nel timpano del portale della chiesa della Congregazione della Sanità in San Lorenzello, pannello maiolicato che raffigura la Madonna della Sanità seduta su delle nuvole che regge il Bambino, con decorazioni di tulipani che adornano la scena sacra. Di Antonio Giustinani vi sono anche numerose ceramiche conservate nel Museo Civico di Piedimonte Matese tra le quali una Via crucis. Il figlio Nicola Giustiniani, si trasferì a Napoli nel 1752 e in via Marinella fondò una fabbrica di ceramiche nella quale lavorarono, oltre i Giustiniani, altre dinastie di ceramisti napoletani come i Massa, i Del Vecchio, i Grue, i Porreca e i Chianese che producevano anche minuterie per presepe napoletano, cioè stoviglie in ceramica colorata di piccole dimensioni, per apparecchiare le tavole dell’osteria nel presepe. Domenico Marchitto, altro allievo di Nicolò Russo e capostipite di una dinastia di ceramisti che operarono a Cerreto fino al XIX secolo, aveva una bottega nei pressi della chiesa di Santa Maria in una casa dove nella facciata ancora oggi si vedono due pannelli maiolicati raffiguranti l’Assunzione della Vergine e lo stemma dei Marchitto.

Nel corso del XIX secolo a Cerreto Sannita si contavano circa quaranta ceramisti che col tempo divennero sempre di meno sino a quando rimasero solamente dei vasai o dei cocciolari, e fu verso la metà del XX secolo, attorno al 1950, che nacque nuovamente l’interesse verso questa antica forma d’arte grazie alle numerose mostre organizzate da Salvatore Biondi e all’intraprendenza di alcuni giovani ceramisti. Sorsero le prime botteghe che producevano manufatti che nulla avevano da invidiare alle ceramiche più blasonate e che avevano i loro grandi consensi nelle mostre organizzate a livello nazionale e internazionale. Nel 1957 venne fondato l’Istituto Statale d’arte Giustiniani di Cerreto Sannita che ancora oggi ospita i giovani diplomati che si destreggiano in un percorso formativo dedicato esclusivamente alla produzione di ceramica, in nome della forte tradizione artistica. Nei decenni successivi furono aperte numerose botteghe, vennero realizzati concorsi, aperti musei e si tennero numerose iniziative culturali. La Ceramica dei due Comuni, dal 1997 è riconosciuta e tutelata dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato come “Ceramica Artistica Tradizionale”.

Nel territorio di San Lorenzello è possibile ammirare le faenzere, luoghi di produzione della ceramica allo stato grezzo, e i “mulinelli” nei quali venivano macinate sostanze naturali per ottenere i colori necessari per dipingere le ceramiche. La rivalità tra questi due Comuni è storica, eppure i due Comuni sono proprio “uniti dalla storia, ma divisi dall’argilla del Titerno”. Le acquasantiere sono un classico e sono famose in tutto il mondo, mentre i piatti da parata e le “riggiole”, mattonelle che rivelano la capacità e la grande vitalità artistica dei maestri, offrono un vasto assortimento di pezzi moderni e a imitazione di quelli antichi, di elevata qualità artistica, la cui decorazione avviene solo attraverso processi di lavorazione manuale, come previsto dal disciplinare. Alcune opere sono di rara bellezza, magari appartenute ad antiche collezioni private e conservate nel suddetto Museo Civico della Ceramica Cerretese. Questo fu inaugurato nel 1993 e si trova nel settecentesco ex convento di Sant’Antonio, edificato in origine da frati conventuali che sarebbero arrivati a Cerreto poco dopo la morte di san Francesco d’Assisi. Vi sono in esposizione pezzi provenienti dalla raccolta dell’Istituto Statale d’arte di Cerreto Sannita nonché da collezioni private, cone quelle Biondi, Mazzacane, Pescitelli, Barbieri, Massarelli e Pastore. Ricca e prestigiosa è la collezione del magistrato e storico locale Vincenzo Mazzacane, donata al Museo recentemente dai suoi discendenti: 400 pezzi quasi tutti del Settecento. Purtroppo è andata dispersa la collezione più importante, di circa mille pezzi, messa insieme durante decenni di ricerche dall’appassionato storico locale Salvatore Biondi, definito da Guido Piovene “custode della civiltà del Sannio”.

Il percorso espositivo del Museo Civico si articola in due sezioni: in una è esposta la ceramica antica, che comprende oggetti risalenti all’epoca romana e una raccolta dall’età barocca al XIX secolo. Dalle opere qui presenti si nota come gli artigiani napoletani abbiano portato, in passato, a Cerreto le tecniche e lo stile della manifattura di Capodimonte, rinnovando e ammodernando il repertorio. Spicca, nella collezione del Museo, in particolare, una formella rappresentante Cristo al Calvario attribuita ad Antonio Giustiniani e il corredo della farmacia di San Diodato di Benevento con vasi e pilloliere realizzati da Domenico Giustiniani, recanti lo stemma di papa Benedetto XIII Orsini. Al pianterreno si trova poi la sezione “Ceramica contemporanea”, dedicata al maestro Salvatore Cipolla, il ceramista italiano che nel 1997 lanciò l’idea della Biennale d’Arte Ceramica contemporanea che richiama artisti provenienti da ogni regione d’Italia, i quali espongono le loro opere in uno scenario stimolante e prestigioso, accanto ai capolavori realizzati nelle botteghe locali. Alcune opere di questi artisti sono esposte proprio in questa sezione del Museo. Nell’ultimo week-end di maggio vi sono, invece, mostre, laboratori, cene e apertivi d’arte ed estemporanee, organizzate dall’Associazione Italiana Città della Ceramica, nell’ambito della manifestazione “Buongiorno Ceramica”, organizzata da AICC, Associazione Italiana Città della Ceramica. Si tratta di una vera e propria festa della ceramica, con musica, shopping d’arte, degustazioni di prodotti tipici e artisti all’opera, in un clima di grande festa.