Immagini dal Sannio: la grande frittata di Montaquila, simbolo di vita ed erede della “Tuzza”

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Conservare le tradizioni, rievocarle e non farle morire, tramandare di generazione in generazione ogni piccolo uso e costume del passato. Un bel modo per far sopravvivere la storia, per non farla dimenticare, per far restare in piedi i luoghi e i piccoli borghi, il vissuto di un tempo andato. Oggi vi racconto una tradizione pasquale, nonostante siamo fuori tempo. E non è un caso che ve la racconti a ridosso del mese di maggio. Tra i piatti tipici del periodo pasquale, da gustare soltanto dopo il rintocco delle campane, dopo la Resurrezione, vi è la frittata da almeno 50 uova, da preparare il Sabato Santo e che non può assolutamente mancare sulla tavola della domenica di festa. La sua preparazione vede il lieto coinvolgimento di tutta la famiglia, e come tradizione ogni membro deve romperne almeno uno. L’uovo è il simbolo della primavera, della rinascita, della vita e della speranza, ma anche quello dell’abbondanza, che accompagna, in questo caso, prodotti semplici, naturali, a chilometro zero. E a Montaquila, un paesino del Molise in provincia di Isernia, nella rigogliosa Valle del Volturno, a pochi passi dal territorio di Capriati, poco dopo il ponte dei 25 Archi, una frittata prodotta generalmente da almeno cento uova è la regina del periodo in corso. Lì, infatti, dal 1981 viene portata avanti una manifestazione dedicata al richiamo delle tradizioni, del turismo lento, del paesaggio naturale tutto intorno, della cultura rurale di un tempo, degli usi e costumi da rievocare, dell’appartenenza folkloristica. E ogni 30 aprile e 1° maggio, nel borgo volturnense, si svolge la Sagra della Frittata, in cui ogni anno la protagonista indiscussa è una maxi frittata da almeno mille uova.

Nella tradizione montaquilana la frittata non viene solo gustata nel giorno di Pasqua, ma viene anche scambiata come dono di buon augurio con parenti e amici, proprio grazie alla presenza dell’uovo da vedersi come simbolo di augurio e di essenza alla vita. Una frittata che non può avere meno di cento uova, secondo la tradizione, e che a volte vede il numero avvicinarsi anche a duecento. Un prodotto che è da vedersi come l’eredità di una vita contadina in cui i prodotti genuini e di sostentamento erano davvero pochi ed erano considerati un lusso per numerose famiglie. E oltre alle uova, sempre disponibili, soprattutto in primavera, tutti i prodotti che un orto regalava, che il duro lavoro della terra donava, prodotti autoctoni ed eccellenze semplici e genuine di un territorio di stampo contadino. Nella frittata molisana non mancano, generalmente, fegatelli di agnello, pecorino, oppure salsiccia tagliata a cubetti, parmigiano, pancetta, olio dei secolari ulivi locali ed erba cipollina, altre erbe aromatiche, oppure asparagi. Una tradizione nata grazie al gioco della Tuzza, tipico dei centri volturnensi, che un tempo, nei giorni che precedevano la Pasqua, riunivano amici e familiari in una gara a colpi di uova. Ogni partecipante ne portava cinque, e duellava cercando di rompere con il proprio uovo quello di un altro sfidante. Per questo motivo il paniere si riempiva. Una volte rotte, le uova venivano utilizzate per dar vita alla frittata che avrebbe celebrato il vincitore della gara.

La manifestazione del 1° maggio

La ricetta della frittata di Montaquila è stata depositata nel 2005 presso la Camera di Commercio di Isernia e codificata dall’Accademia Italiana della Cucina. Si tratta di una sorta di torta rustica, dalla caratteristica struttura massiccia e compatta, da consumarsi a fettine, accompagnata da pane casereccio e salumi genuini del luogo. Si tratta di un prodotto che arriva a pesare anche gli oltre dieci chili, e non è semplice portarne a termine la preparazione. Ci vogliono mani esperte, molta abilità nel non far attacare l’impasto e a non farla rompere nel momento in cui si gira. Neanche è semplice ottenerne una cottura omogenea. specialmente al suo interno, considerando che la frittata risulta essere molto spessa. Una cottura che dura ore, stando attenti continuamente alla perfetta riuscita e a gestire i liquidi, in primis l’olio, che fuoriescono dal prodotto in cottura. Nel pomeriggio del 1° maggio la maxi frittata viene portata in giro lungo le vie del paese da un corteo di cittadini di Montaquila che indossano abiti tradizionali, accompagnati da gruppi folkloristici e musica della tradizione locale.

Ricetta della frittata di Pasqua (variante da fare in casa con poche uova), tratta da youngmolise.travel.blog

  • 8 uova
  • una cipolla
  • un fegatino di agnello oppure della salsiccia tagliata a cubetti
  • pecorino grattugiato oppure parmigiano grattugiato
  • olio e sale

Pulire il fegatino e tagliarlo a fettine sottili. Dopodiché, versarlo in una padella dove, precedentemente, è stata soffritta la cipolla. Aggiungere sale e prezzemolo tritato. A parte, sbattere le uova con il formaggio e versarle nella padella, girando il tutto con un cucchiaio di legno per evitare che si attacchi sul fondo. Lasciare cuocere a fiamma bassa con il coperchio e girare la frittata in modo da farla cuocere su entrambi i lati.

Foto di copertina tratta da gamberorosso.it