Immagini dal Sannio: la notte delle campane in onore di Santa Cristina

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In copertina, campane a festa.
Foto di Domenico Vignone

Oggi raccontiamo una tradizione che non si ferma da ben 925 anni. Una notte magica, quella di Sepino, il bel borgo molisano ai confini con il Sannio beneventano, porta della regione pentra che in questi ultimi giorni è protagonista di una grande tradizione, quella delle campane dedicata a Santa Cristina. La presenza della Santa a Sepino risale al 1099, quando due pellegrini francesi, diretti in Terra Santa, giunsero in paese con le sue reliquie. La donna, per via di un amore mal visto dal padre, e da lui contrastato, fu rinchiusa in un carcere, percossa e distesa su una ruota infuocata per poi essere gettata nel lago di Bolsena. Ma avvenne il miracolo: Santa Cristina galleggiò sulle acque come una ninfea e tornò dal padre che, nel vederla viva, morì di rabbia. I due pellegrini francesi. percorrendo la via Francigena, giunsero a Bolsena, dove dal IV secolo si venerava la martire locale Cristina. Questi, avvicinatisi alla tomba della santa, ebbero come desiderio quello di trafugarne il corpo. Ne presero dei resti, si incamminarono verso le pianure pugliesi, per potersi imbarcare su qualche nave diretta in Oriente, ma dato che nessuna nave era in partenza, furono costretti a tornare nell’entroterra, giungendo a Sepino. Per paura di essere scoperti, cercarono più volte di allontanarsi dal paesino, ma la bisaccia che conteneva le reliquie divenne inamovibile e il corpo di Santa Cristina rimase lì fino al 1160, quando le reliquie furono poi donate alla cattedrale di Palermo. A Sepino, però, rimase un frammento del braccio in segno di protezione dell’intera comunità.

La giornata del trasferimento del corpo della Santa è, presumibilmente, quella del 6 gennaio. L’8, invece, è la giornata della tradizionale crianzola, che originariamente era una riunione di capifamiglia in cui si assaggiava il nuovo vino. Un giorno di brindisi, auguri e speranze, dunque, che però col passare del tempo ha iniziato a subire alcune modifiche, aprendosi a tutti gli uomini del borgo. Solitamente c’è una cena organizzata dal sindaco e il vino viene fornito dai maggiori produttori della zona. Anche in questa giornata si rende omaggio alla statua posta nella cripta della chiesa dedicata a Santa Cristina, che sorregge con la mano sinistra Sepino e nella destra una freccia, simbolo del supplizio finale, e una palma, simbolo di verginità. I fedeli, in segno di rispetto, si allontanano senza voltare le spalle. Nella grotta del sacro edificio è inoltre rappresentata la complessa passio di Santa Cristina, in otto scene lignee realizzate dalla bottega Mussner di Ortisei, accompagnate da scritte che ne indicano le varie fasi e da dediche di devoti sepinesi emigrati. Il 9 gennaio le campane suonano a vespro, ogni quindici minuti, e famiglie e bambini si riuniscono tutti presso il palazzo municipale. L’amministrazione comunale dona ai piccoli cittadini il tradizionale “cartoccio” colmo di dolciumi, contenente anche una candela da offrire alla Santa.

Tante sono le bambine vestite di bianco e incoronate di fiori che rappresentano le “verginelle”. A tal proposito, un’iscrizione dell’antica Saepinum testimonia le festività collegate alla fertilità, tenute fra gennaio e febbraio, caratterizzate dalla presenza delle Canefore, fanciulle che nelle processioni dell’antica Grecia portavano canestri di fiori, doni e oggetti rituali. Ma è anche vero che le verginelle, oltre a rappresentare la purezza che contraddistingue Santa Cristina, sembrano piuttosto rievocare le giovani ancelle della leggenda della vita della santa, compagne durante il carcere nella torre. Dolci, caramelle, candele, sogni, fiori e speranze, un’autentica festa durante la quale le campane continuano a suonare per richiamare quanti più cittadini possibile. Quando ci si reca in chiesa, sulla candela si lega un ramoscello di olivo, in segno di pace e della purezza di Cristina, e la reliquia e la statua della Santa, col busto ricoperto di gioielli, con un marchingegno ad argano vengono esposti dall’alto, in mezzo a tanti fiori. È lei, Santa Cristina, che desta gli animi dei sepinesi, che li rende partecipi di un evento sentito e ricco di fede e speranza, il cui cuore si riempie di amore e commozione. Le verginelle sono disposte in prima fila, il sindaco e la comunità rendono un omaggio a Cristina, e alla fine della celebrazione liturgica i bambini vengono portati via e benedetti, affidati alla protezione della Donna, mente nella sacrestia si procede al sorteggio dei turni di coloro che durante la notte delle campane si alternano sul campanile per tirare le funi e scampanare a festa, in attesa del giorno festivo.

La chiesa di Santa Cristina.
Foto da turismoinmolise.com

Una notte magica, dal sapore di commozione e speranza, che non ha eguali nel popolo sepinese. Un momento ricco di religiosità, al suono dolce di quei rintocchi campanari che rievocano momenti andati, passati, che indissolubilmente si legano all’oggi, in cui tradizioni e modernità si fondono, in memoria della santa patrona di Sepino. Non importano la fatica fisica, il sudore, i pianti di commozione, lo sforzo per tirare su e già le funi, i calli che potrebbero formarsi sulle mani: la devozione e l’amore sono più forti, richiamo di una identità culturale che non ha eguali. Le campane suonano tutta la notte, finché comincia il nuovo giorno, quello della festa: il 10 gennaio, infatti, è il tripudio. La festa viene chiamata intratio, nella quale si commemora la traslazione del corpo dall’ospizio di San Nicola alla chiesa del Santissimo Salvatore. E si ricorda il patrocinio della Santa sulla comunità, la benedizione sotto la quale tutti i cittadini si sentono avvolti. Quei suoni della notte precedente, che provengono da quell’unicum che è il campanile in ferro battuto che sovrasta un bellissimo panorama tutt’intorno, ricordano la grazia e la benedizione di Santa Cristina per la sua comunità. Confessionali pieni, tutti a messa, l’intero paese in festa, fino a che ci si incammina in processione verso il rione Canala, seguendo uno dei leggendari percorsi intrapresi dai due pellegrini che portarono le reliquie della Santa in paese.

La commemorazione di Santa Cristina si ripete in estate. Il 23 luglio c’è il tradizionale mercato con annessa fiera di bestiame, il 24 luglio, giorno in cui la Chiesa Cattolica la commemora, si celebrano le funzioni religiose con la processione del busto ligneo. Il 25 luglio si tiene la Festa dell’Emigrante, con un pranzo che riunisce tutti coloro che hanno lasciato il paese per raggiungere lidi più lontani, ma che tornano a Sepino per l’occasione, per riabbracciare, vivere e respirare le proprie origini.