Immagini dal Sannio: La Pace di Santa Croce del Sannio, storia d’arme e d’amor

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Stiamo già respirando l’atmosfera del carnevale, chiacchiere e castagnole sono sulle nostre tavole. Gli abitanti di Santa Croce del Sannio, cittadina a 57 km da Benevento, con l’avvicinarsi di questa rumorosa e gioiosa festa in maschera, sono in fermento. Da secoli, nel periodo di carnevale, proprio qui si svolge La Pace, una manifestazione tipica di quest’area sannita che ricorre ogni anno e che giunge quest’anno alla 235esima edizione, nella giornata di domenica 23 febbraio 2020.

Il primo documento che vi fa riferimento è datato 1785, anno in cui un Regio decreto legò l’evento al mercato del bestiame, fissato nel Martedì grasso. Molti, probabilmente, pensano che si tratti del solito carnevale con carri allegorici, maschere e coriandoli, piuttosto stiamo parlando di un evento particolare che, attraverso una rievocazione storica medievale, celebra e ripropone ogni anno un episodio accaduto nel IX sec. d.C. La manifestazione, infatti, rievoca un torneo equestre medievale, con Giostra e combattimento con la spada, che alcuni secoli fa era un modo per dare in sposa una facoltosa fanciulla al vincitore dei duelli, quale premio.

All’epoca delle invasioni saracene nel sud Italia, gli Arabi, tramite il Regio Tratturo, invasero e saccheggiarono i territori del Molise e del Sannio. La manifestazione mette in scena ciò che accadde nel 1785 quando il duca cristiano, feudatario di Santa Croce, organizzò un torneo fra tutti i cavalieri del suo feudo, per trovare un degno sposo a sua figlia Maribella. I Saraceni accampati nelle campagne vicine non erano ammessi a partecipare e ciò suscitò le ire di Seudan, capo dei Saraceni, che si offese per non essere ritenuto degno, e sfidò a duello il duca. Secondo la leggenda, Seudan manifestò la sua amarezza con tali parole: “sono stato escluso sol perché saraceno”. Cristiani e musulmani si fronteggiarono finché un ambasciatore saraceno chiese al duca il motivo di tale decisione “razzista” nei confronti di Seudan. Il luogo dell’incontro fu fissato nel punto in cui avrebbero incrociato le armi un cavaliere cristiano, armato di lancia, e uno saraceno, armato di picca, partiti contemporaneamente dagli opposti schieramenti. Dal duello si prospettava un tragico epilogo, scongiurato dal provvidenziale intervento di Maribella, che accettò di sposare Seudan, a patto che si convertisse al cristianesimo. Questi, commosso da tale gesto, gettò in terra la sua scimitarra. Grazie all’intervento di un monaco, Seudan si convertì e poté sposare Maribella, che non si sa se fosse realmente innamorata o se si fosse sacrificata. In questo modo fu fatta “la pace” da cui la manifestazione prende il nome.

È quella di Santa Croce del Sannio, quindi, una rappresentazione di strada, con scenografie, figuranti nei panni di dame, soldati, giullari, cavalieri, nobili, sbandieratori e cavalli. La tradizione della manifestazione è stata sempre rispettata, poiché la mancata organizzazione comportava la perdita del mercato settimanale del bestiame, a quei tempi fonte di ricchezza per gli abitanti del posto, in quanto faceva registrare un’enorme affluenza di contadini provenienti dai paesi limitrofi. In due secoli, l’unica volta che la manifestazione non ha avuto luogo è stato nel 1944 a causa della seconda guerra mondiale. Ogni anno viene rappresentato questo storico episodio attraverso l’organizzazione di un bellissimo corteo storico e di un torneo equestre in abiti medievali, accompagnati dalle esibizioni di sbandieratori, giullari e artisti di strada che prendono, per una volta, il posto dei clown e delle solite maschere carnevalesche. Si tengono anche scene rappresentative degli antichi mestieri, e persino gli strumenti dei musicanti e degli artisti di strada vengono ricostruiti secondo quelli dell’epoca. I movimenti degli sbandieratori derivano dalle raffigurazioni dei bandierai di guerra di quel periodo. Al termine del torneo, i cavalieri e i partecipanti tutti alla manifestazione, vengono ospitati dall’Amministrazione comunale che offre le tradizionali scorpelle, tipici dolci a base di farina, uova e patate, e il vino della pace.