Il carnevale è passato, ma certe atmosfere, legate a tradizioni vive e sentite, tardano a spegnersi. Per la 238esima volta, anche quest’anno, nel borgo fortorino di Santa Croce del Sannio, è tornata la Pace, come sempre durante la domenica di carnevale. Si tratta di una rumorosa e gioiosa festa in maschera che porta vivo fermento e un richiamo alla storia fra strade e vicoli.
Il primo documento che vi fa riferimento è datato 1785, anno in cui un Regio decreto legò l’evento al mercato del bestiame, fissato nel Martedì Grasso. Molti, probabilmente, pensano che si tratti del solito carnevale con carri allegorici, maschere e coriandoli. E invece no! Quello di oggi è un evento particolare che, attraverso una rievocazione storica medievale, celebra e ripropone ogni anno un episodio accaduto nel IX sec. d.C. La manifestazione, infatti, ricorda un torneo equestre della media aetas, con Giostra e combattimento con la spada, che alcuni secoli fa era un modo per dare in sposa una facoltosa fanciulla al vincitore dei duelli, quale premio.
All’epoca delle invasioni saracene nel meridione d’Italia, gli Arabi, tramite il Regio Tratturo, invasero e saccheggiarono i territori del Molise e del Sannio. La manifestazione, che annualmente rivive a carnevale, mette in scena ciò che accadde nel 1785 quando il duca cristiano, feudatario di Santa Croce, organizzò un torneo fra tutti i cavalieri del suo feudo, per trovare un degno sposo a sua figlia Maribella. I Saraceni accampati nelle campagne vicine non erano ammessi a partecipare e ciò suscitò le ire di Seudan, capo dei Saraceni, che si offese per non essere ritenuto degno, e sfidò a duello il duca. Secondo la leggenda, Seudan manifestò la sua amarezza dicendo: “sono stato escluso sol perché saraceno”. Cristiani e musulmani si fronteggiarono finché un ambasciatore saraceno chiese al duca il motivo di tale decisione “razzista” nei confronti di Seudan. Il luogo dell’incontro fu fissato nel punto in cui avrebbero incrociato le armi un cavaliere cristiano, armato di lancia, e uno saraceno, armato di picca, partiti contemporaneamente dagli opposti schieramenti. Dal duello si prospettava un tragico epilogo, scongiurato dal provvidenziale intervento di Maribella, che accettò di sposare Seudan, a patto che si convertisse al Cristianesimo. Questi, commosso da tale gesto, gettò in terra la sua scimitarra. Grazie all’intervento di un monaco, Seudan si convertì e poté sposare Maribella, che non si sa se fosse realmente innamorata o se si fosse sacrificata. In questo modo fu fatta “la pace” da cui la manifestazione prende il nome.
Quella di Santa Croce del Sannio, dunque, è una rappresentazione di strada, con scenografie, figuranti nei panni di dame, soldati, giullari, cavalieri, nobili, sbandieratori e cavalli. La tradizione della manifestazione è stata sempre rispettata, poiché sin dai tempi più lontani, la mancata organizzazione comportava la perdita del mercato settimanale del bestiame, a quei tempi fonte di ricchezza per gli abitanti del posto, in quanto faceva registrare un’enorme affluenza di contadini provenienti dai paesi limitrofi. Ogni anno lo storico episodio viene rappresentato attraverso l’organizzazione di un bellissimo corteo storico e di un torneo equestre in abiti medievali, accompagnati dalle esibizioni di sbandieratori, giullari e artisti di strada che prendono, per una volta, il posto dei clown e delle solite maschere carnevalesche. Si tengono anche scene rappresentative degli antichi mestieri, e persino gli strumenti dei musicanti e degli artisti di strada vengono ricostruiti secondo quelli dell’epoca. I movimenti degli sbandieratori derivano dalle raffigurazioni dei bandierai di guerra di quel periodo. Al termine del torneo, i cavalieri e tutti i partecipanti alla manifestazione vengono ospitati dall’Amministrazione Comunale che offre le tradizionali scorpelle, tipici dolci a forma di roselline a base di farina, uova e patate, e il vino della pace.
Giornalista