Immagini dal Sannio: l’antica pratica della transumanza sulla via dei Regi Tratturi

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Gregge agli abbeveratoi, foto di copertina di Gabriele Vallera

Nel dopoguerra, periodo di riavvio e ricostruzione, sono state tante le nuove vie progettate, arterie di comunicazione che potevano mettere in contatto territori più remoti e sconosciuti fra loro e che toglievano dall’isolamento zone meno frequentate e note, come la regione molisana, non certo una delle regioni più grandi e industrializzate d’Italia. E tante erano le strade nuove che collegavano l’Abruzzo alle Puglie. Eppure oggi parliamo di tratturi, la cui storia non può essere banalizzata con l’appellativo “strade”. I tratturi sono le vie della transumanza, termine che deriva dal latino trans (al di là) e humus (terra), antichissima pratica che faceva muovere stagionalmente le greggi alla ricerca di nuovi pascoli e climi idonei alla pastorizia.

Nella penisola italiana, la transumanza è da sempre stata fortemente legata all’Appennino centromeridionale, praticata perlopiù proprio tra Abruzzo e Puglia, con l’attraversamento del Molise e della Campania. Un’attività che ha fortemente caratterizzato la storia e lo sviluppo delle civiltà, con la strutturazione di una complessa rete di vie erbose, i tratturi, appunto. Con i Sanniti, popolo dedito alla pastorizia (montani ac agrestes), queste divennero di rilevante importanza, fondamentali anche per l’economia, tanto che furono molti i centri e le fortificazioni a sorgere lungo il loro percorso. Con i Romani, i tratturi diventarono un vero e proprio sistema produttivo efficiente: l’antico e glorioso popolo fu il primo, infatti, a comprendere quale enorme ricchezza potesse derivare dalla pastorizia, tanto che coniò il termine pecunia, denaro, dal latino pecus (pecora). Attraverso i tratturi, i pastori spostavano due volte all’anno le greggi: a settembre verso le miti pianure pugliesi, con un clima invernale più docile e delicato, e a maggio alla ricerca dei verdi e freschi pascoli montani d’Abruzzo, in vista dell’estate.

Tante le definizioni che nel corso della storia sono state date ai tratturi. Una delle più significative è quella contenuta nel decreto del Ministero dell’Ambiente del 1976, che li definisce “beni di rilevanza archeologica, politica, sociale, religiosa, militare”. È giusto, quindi, definire e rispettare i tratturi come monumenti, poiché ricchi delle storie di chi li ha transitati: non parliamo solo di greggi, ma anche e soprattutto di uomini, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze. E allora, ecco i Crociati, e ancora soldati, imperatori, mercanti, medici, architetti, pastori. Furono tanti i centri, gli snodi, i piccoli o grandi borghi nati proprio sulla confluenza di queste reti tratturali. La transumanza è stata per secoli un fenomeno non solo economico e pastorale, ma anche politico, sociale e culturale, che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate. Lungo i tragitti interessati sorgevano poste, masserie, mungituri, taverne e chiese rupestri. Inoltre, a seconda delle condizioni ambientali ed economiche, la transumanza può essere definita di tipo orizzontale o verticale. La prima è tipica delle zone del Mediterraneo, più precisamente di quelle regioni nelle quali si alternano zone montuose e pianure che possono offrire un buon pascolo in autunno, inverno e primavera. La transumanza verticale, invece, è detta anche alpina, poiché viene effettuata lungo tutto l’arco alpino a quote e dislivelli importanti.

In Italia, le vie erbose si trovano principalmente in Abruzzo, Molise, Umbria, Basilicata, Campania e Puglia, percorsi nelle stagioni fredde in direzione sud, verso la Puglia, dove esisteva, presso la città di Foggia, la Dogana delle Pecore. Nei mesi caldi, le greggi percorrevano il percorso inverso tornando ai pascoli montani dell’Appennino centrale dove la pastorizia era invece regolata dalla Doganella d’Abruzzo. I Regi Tratturi sono cinque e rappresentano una preziosa testimonianza di percorsi formatisi in epoca protostorica perdurati nel tempo e rilanciati a partire dall’epoca normanno-sveva, e poi angioina e aragonese. Un monumento della storia economica e sociale dei territori che vanno dall’Appennino Abruzzese-Molisano al Tavoliere delle Puglie.

Il Tratturo Celano-Foggia, a San Giuliano di Puglia, foto tratta da molisetrekking.com

Il Regio Tratturo L’Aquila-Foggia – Tratturo Magno, con i suoi 244 km, è il più lungo e il più importante del gruppo, motivo per cui è stato appellato Tratturo Magno. Il suo percorso è il più adriatico: serviva, infatti, a portare le greggi dai massicci del Gran Sasso agli enormi pascoli del Tavoliere delle Puglie, toccando più volte le coste del Mar Adriatico. Il Regio Tratturo Pescasseroli-Candela è  lungo 221 km ed è il secondo per lunghezza tra i cinque Regi Tratturi. Il tracciato parte da Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, e raggiunge il Tavoliere delle Puglie terminando a Candela. Percorrerlo vuol dire imbattersi in scenari incantevoli, tra vallate e altipiani dalla bellezza mozzafiato. Il percorso attraversa regioni molto differenti per clima, vegetazione, fauna, morfologia del terreno e geologia. Si parte dalle montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, in cui è possibile ammirare i grandi mammiferi dell’Appennino, come lupi cervi, orsi bruni e camosci, e si scende gradualmente verso la Valle del Sangro, in pieno versante adriatico. Il Regio Tratturo Celano-Foggia, con i suoi 208 km, fra i cinque Regi Tratturi è il terzo in ordine di lunghezza. È il più interno e da esso dipartono altri sei tratturi minori, tratturelli e bracci. Il suo tracciato parte da Celano, nella Marsica, e raggiunge il Tavoliere delle Puglie fino a Foggia. Presenta un susseguirsi di vallate e altipiani in direzione sud-est, quasi sempre sul versante adriatico dell’Appennino.

Il Regio Tratturo Centurelle-Montesecco è lungo 155 km ed è il quarto per estensione tra i cinque Regi Tratturi. Questo è l’unico che parte e si ricongiunge su un altro tratturo. Il Regio Tratturo Castel di Sangro-Lucera è lungo 127 km ed è il più breve dei cinque, ma anche uno dei meglio conservati. Parte dalla Taverna della Zittola, al confine tra Abruzzo e Molise, per arrivare al Tavoliere delle Puglie, lungo un percorso nell’area appenninica più interna. Nel 2012, grazie all’Associazione Attraverso il Molise, è nato il primo Cammino organizzato lungo un Regio Tratturo, chiamato Il Cammino Sulle Orme dei Sanniti e distribuito su otto tappe.