Da pochi giorni il Ministero della Cultura ha presentato ufficialmente a Parigi la designazione multinazionale dell’ “Arte Campanaria tradizionale” per l’iscrizione nella lista Unesco del Patrimonio Culturale immateriale. Secondo il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, “I campanili sono un simbolo identitario delle nostre comunità. Le campane ‘suonate a festa’ sono un paesaggio sonoro che riecheggia nei borghi italiani come nelle grandi città. Questa candidatura riconosce nell’arte campanaria, che ha radici profonde nella nostra storia e nei nostri territori, un carattere originale della nostra nazione”. La partecipazione italiana è promossa dalla Federazione Nazionale dei Suonatori di Campane, che raggruppa 23 associazioni presenti sul territorio della Penisola, tra cui spicca anche la Fonderia Marinelli di Agnone. E se si parla di Agnone, il binomio con le campane appare quasi scontato.
La Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone è una vera e propria istituzione in campo artigianale ed è probabilmente il più antico stabilimento oggi ancora esistente al mondo per la fabbricazione di questi sonori strumenti bronzei. Campane e campanelle si realizzavano già anticamente in Cina e in India e tra i Greci e gli Etruschi. La leggenda, però, vuole che quelle di grandi dimensioni siano nate successivamente in Campania: il loro nome, infatti, deriverebbe proprio da vasa campana, per la loro forma di vasi o tazza rovesciati. Pare, inoltre, che la prima campana abbia risuonato a Nola grazie al suo geniale vescovo, San Paolino. La Chiesa cattolica rese le campane oggetti sacri che richiamavano alla preghiera e su cui si imprimevano iscrizioni votive. Un’arte difficile, perché si trattava di fondere rame e stagno, ottenendo una lega capace di risuonare armoniosamente.
Ad Agnone, l’Atene del Sannio in provincia di Isernia, anche da prima del 1200, quest’arte viene tramandata di generazione in generazione. Certo è che nel 1339 un tale Nicodemo Marinelli campanarus fuse una campana di circa due quintali per una chiesa del Frusinate. Ma cosa hanno di particolare le campane di Agnone che le altre non hanno? Perché sono considerate uniche e inimitabili? Come nascono le armoniche campane agnonesi? Non vi resta che seguirci nella lettura e immergervi in arte, artigianato, storia e fascino.
Innanzitutto, le fasi di lavorazione di questi pregiati strumenti sono tante, distinte e tutte di fondamentale importanza. Tutto ha origine da una struttura in mattoni che corrisponde esattamente all’interno della campana, alla sua anima, alla quale vengono sovrapposti strati di argilla e sui quali si applicano, in cera, fregi, intarsi, iscrizioni, stemmi e figure decorative. Si sovrappongono altri strati di argilla, si lasciano essiccare grazie ai carboni accesi all’interno dell’anima di mattoni e, ovviamente, nel frattempo la cera si scioglie. Ma siamo ben distanti dal lavoro finito e completo: possono volerci fino a tre mesi, durante i quali si procede alla formatura, alla calata nelle fosse e alla colatura del bronzo, fino al raffreddamento, alla lucidatura, al collaudo del suono, all’inserimento del battaglio, delle armature meccaniche e degli impianti elettronici per il suono automatico. Ogni campana ha la sua storia, è un pezzo unico e ha dentro di sé una parte di cuore e dell’animo di chi l’ha realizzata. Un rito, quello della nascita delle campane, che prevede anche la litania alla Madonna che protegge la nuova creatura che sta prendendo vita, e invocazioni scelte dai committenti, oltre che letture del Vangelo del giorno. Gli stessi proprietari della fonderia non hanno mai voluto discostarsi dagli antichi metodi di fusione e lavorazione, rinunciando ad accostarsi alle tecniche di produzione più moderne.
In ogni parte del mondo è possibile ascoltare i rintocchi delle campane di Agnone. Alla Pontificia Fonderia Marinelli si rivolgono tutti coloro che vogliono una campana che celebri un evento importante: è successo nel 1958 per il centenario del Santuario di Lourdes, nel 1961 per il primo centenario dell’Unità d’Italia, nel 1963 per il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1975 per l’Anno Santo, nel 1988 per il Santuario di Medjugorje, con la campana della Perestrojka che ha suonato, nel 1989, per lo storico incontro del papa con Gorbaciov. Eppoi a Sapporo, nel centro sportivo, e la “Campana dell’amicizia” realizzata per il Museo di Pechino, quella donata dal Santo Padre all’Onu e quella fusa in occasione dell’ultimo Giubileo. Troviamo una campana agnonese a Bodega Bay, a ricordare il piccolo Nicholas Green ucciso in Calabria e un’altra nella piazza di Tirana. E, ovviamente, è quasi impossibile citarle tutte.
Visitare il campanificio, la fonderia, in cui si ricorre agli stessi procedimenti medievali, e il Museo annesso di Agnone vuol dire immergersi in un viaggio che ci riporta a più di mille anni fa. Il 19 marzo 1995, festa di san Giuseppe Lavoratore, divenne un giorno destinato a essere ricordato per sempre nella storia agnonese, specie per chi, in quel momento, era presente in paese. Fu il giorno in cui arrivò papa Giovanni Paolo II che volle incontrare i rappresentanti dei lavoratori proprio lì, e non a caso: la Pontificia Fonderia di campane Marinelli ha infatti, come suggerisce il nome stesso, il diritto e l’onore, conferitole nel 1924 da Pio XI, di avvalersi dello stemma papale per la fabbrica e per le sue eccezionali creazioni. Ovviamente, un festoso suono dei giganti bronzei accolse Karol Wojtyla, un tripudio di vibrazioni sonore che mise di buonumore il Santo Padre. “Sono felice”, disse, “di essere in mezzo a voi in questo antico centro del Molise, che ha diffuso nel mondo messaggi di cultura e di fede, veicolati dal lavoro dei suoi figli e, in qualche modo, anche dal suono delle sue famose campane. Avrò tra poco la gioia di assistere alla ‘colata’ di una nuova campana della Fonderia Marinelli: una campana che recherà in bassorilievo la profezia di pace di Isaia e che sarò lieto di donare, quale simbolo di preghiera e di pace, all’Organizzazione delle Nazioni Unite, in occasione della mia visita in autunno a tale alto consesso internazionale. La fusione del bronzo e di altri metalli per la realizzazione della campana mi sembra una bella metafora augurale per un mondo che ha più che mai bisogno di armonizzare, e quasi di ‘fondere’ le sue diversità in un solido progetto di pace. Trovo inoltre molto significativo che la colata delle campane di Agnone sia accompagnata dalla preghiera, specialmente dall’invocazione della Madre di Dio. Questo antico rito, mentre esalta il senso profondo del lavoro umano santificato dalla fede e dall’orazione, esprime la profonda religiosità che alimenta la vita e la storia di questa città. E questo introduce molto bene il nostro incontro dedicato al lavoro”.
Quella dei Marinelli è un’esperienza che si è specializzata a tutto campo, e la loro competenza si allarga anche a tutto ciò che può avere a che fare con questi preziosi strumenti. Gli storici artigiani agnonesi si occupano, infatti, anche dell’architettura del campanile in cui collocare una campana e sono esperti di leggi dell’acustica, che deve tenere conto della configurazione dell’edificio che va a ospitare il grande strumento di bronzo, e dei materiali in cui è realizzato. Nel bel museo storico annesso accanto all’officina, nato nel 1999, oltre ai documenti che ci narrano dell’origine e delle tradizioni delle campane, è esposta la più vasta collezione al mondo di bronzi sacri, tra cui una preziosissima campana dell’anno Mille, e poi manoscritti, antichi documenti, testi rari. Vi sono inoltre un’ampia sala convegni, una biblioteca, un archivio, una videoteca e uno spazio proiezioni, in cui lasciarsi avvolgere dalla storia e dal fascino della tradizione artigianale dell’arte campanaria del Sannio.
Giornalista