Turismo lento, accogliente, esperenziale, sostenibile. Quello che porta a contatto con la storia, le bellezze, le tradizioni, a misura d’uomo, che riguarda i piccoli e medi centri dell’entroterra, che contano meno di 15mila abitanti. È dal 1894 che il Touring Club d’Italia promuove la cultura turistica del nostro Paese, selezionando, altresì, dal 1998, le località a cui rilasciare il certificato di Bandiera Arancione, quelli che si distinguono per accoglienza e ospitalità, patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, in base a rigorosi parametri turistici. Sopralluoghi anonimi da parte degli esperti del Touring Club sono alla base della selezione di queste località. Nel 2002 è nata l’Associazione Paesi Bandiera Arancione, come rete di scambio tra paesi uniti dallo stesso riconoscimento, creando una sinergia tra gli stessi per poter crescere, concretizzare nuove idee, contribuendo allo sviluppo turistico ed economico dei territori coinvolti.
Il Molise è la perla verde del Sud Italia, un vero museo e bosco a cielo aperto che fa del turismo lento e sostenibile la sua eccellenza. Piccoli borghi, arroccati in collina, o nei pressi del litorale adriatico, che hanno tanto da raccontare in fatto di storia e cultura e da mostrare in quanto a bellezza e caratteristiche. Lo scorso febbraio sono state assegnate le bandiere arancioni per il triennio 2024 – 2026 e sono ben cinque i comuni molisani riconfermati e insigniti di tale importante riconoscimento: Ferrazzano, Agnone, Frosolone, Roccamandolfi e Scapoli.
Dei cinque, Ferrazzano è l’unico paese in provincia di Campobasso, a davvero pochissimi passi dal capoluogo molisano. Si tratta di un “borgo d’eccellenza” già dal 2012, sito su un colle da cui poter affacciarsi su un panorama che comprende le Mainarde e il Matese, e persino la Majella.
Un vero e proprio “belvedere artistico” del Molise, così come è stato definito, con un borgo storico caratterizzato da case antiche che si abbracciano, strette strette, per far fronte alla reale necessità di proteggere le dimore dei suoi abitanti dal pungente freddo invernale. Il castello baronale Carafa, di origine normanna, è il principale monumento, dichiarato di interesse particolarmente rilevante con un decreto del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali nel 1981, grazie alla testimonianza di eventi storici che lo hanno visto protagonista, e di racconti e leggende che sono ancora vivi nella memoria collettiva del luogo e nelle tradizioni popolari. Anche la chiesa di Santa Maria Assunta è degna di nota, con i suoi sette altari, un pulpito prezioso in marmo color terra di Siena e un portale che richiama l’età romantica con uno stile pieno di fascino.
La bandiera arancione è stata guadagnata per il suo centro storico ben curato, organizzato e mantenuto. Le bellezze artistiche e architettoniche del paese sono visitabili con estrema facilità a piedi. E non è finita qui. Gioiello della cultura del borgo è certamente il Teatro del LOTO, in piazza Spensieri. L’acronimo LOTO sta per Libero Opificio Teatrale Occidentale, un progetto creato trasformando gli interni di una vecchia sala parrocchiale, ex Casa Canonica degli anni Cinquanta. Si tratta della sede legale e d’impresa di Teatri Molisani, un complesso architettonico che si erge su tre livelli. Il teatro è certamente diverso dagli altri, un vero e proprio gioiello che ha saputo far convergere in sé etica ed estetica. Un unicum che ha una grande visione del futuro, e che il Touring Club d’Italia ha elevato a “il più bel piccolo Teatro d’Italia”. Un hub culturale che guarda il mondo e ne racconta i vari aspetti, le sue dinamiche, diversità, forze e punti forti. L’edificio del LOTO è ispirato dal Feng Shui, che unisce elementi stilistici orientali e occidentali, ed è testimone unico delle eccellenze e delle tradizioni ricche di multiculturalità. Non il Molise, ma il Mondo in un piccolo gioiello del Sannio Pentro. Un esempio di creazione del lavoro per giovani artisti molisani che oggi rappresentano la Compagnia stabile del Loto, riconosciuta dal MIBAC dal 2015 come organismo produttivo d’innovazione e per questo oggi sostenuta dal FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), attraverso il D.M. 1 luglio 2014 (Art. 13 comma 3).
Agnone è chiamata “l’Atene del Sannio”, perché nel suo territorio, nel corso dell’800, si sviluppò un alto numero di menti colte: medici, filosofi, giuristi, teologi.
“Suono di campane, voce che trasvola sul mondo, canto che piove dal cielo sulla terra, nella città sorda e irrequieta, e nel silenzio dei colli”. Citare Gabriele D’Annunzio è doveroso, quando si parla di Agnone, per la sua arte campanaria che si tramanda da secoli e secoli. La Pontificia Fonderia Marinelli è una vera e propria istituzione in campo artigianale ed è probabilmente il più antico stabilimento oggi ancora esistente al mondo per la fabbricazione delle campane, che comunque venivano prodotte sin dall’antichità. Ad Agnone, già da prima del 1200, quest’arte viene tramandata da generazioni. Certo è che un tale Nicodemo Marinelli campanarus nel 1339 fuse una campana di circa due quintali per una chiesa del Frusinate. Tecniche antiche, manuali, persistono ancora ora: i proprietari della fonderia non si sono mai voluti discostare da questi metodi di lavorazione.
Agnone è anche città del rame, e proprio qui troviamo il Museo Storico del Rame di Francesco Gerbasi, in cui dei filmati mostrano la maestrie di abili artigiani del passato che, senza le più semplici tecniche odierne, riuscivano a creare opere d’arte, o comunque oggetti della loro quotidianità, con le loro esperte mani. Una produzione che diveniva molto intensa nel periodo invernale, in cui venivano prodotti i manufatti che poi si vendevano nelle fiere estive. Grazie ai lunghi tratturi e alla transumanza, il rame agnonese riuscì a raggiungere i mercati di Puglia e d’Abruzzo. Una tradizione fiorente fino a che i manufatti non vennero soppiantati da quelli delle fabbriche settentrionali, meno costosi, perché godevano della produzione in serie, ed erano maggiormente rifiniti. Ad Agnone, ancora oggi, col rame si producono tine per l’acqua, bracieri, piatti ornamentali, mestoli e altri utensili sagomati con gusto antico.
Zona protetta dal Ministero dell’Ambiente, è un sito naturalistico molto apprezzato e rinomato, con un impatto molto vivo e interessante dal punto di vista paesaggistico: ecco le cascate del Verrino, in cui gli spettacoli che l’acqua crea hanno un notevole interesse dal punto visivo, poiché essa fluisce lungo tratti molto impervi, facendo salti su imponenti dirupi e formando delle immagini particolarmente suggestive.
Frosolone è un borgo in provincia di Isernia posto nei pressi delle sorgenti del torrente Durone, insieme alla sua Morgia Quadra, al pianoro del colle dell’Orso con il suo laghetto, al sentiero Altair che si snoda attraverso la faggeta. Il paese è protetto dai monti del Matese e delle Mainarde. Un piccolo centro d’altri tempi che rievoca atmosfere suggestive e uniche. Il paesaggio e il contesto naturalistico di grande pregio offrono la possibilità di godere di servizi speciali, quali passeggiate a cavallo, parapendio, free climbing.
Prodotti locali, genuini, a chilometro zero, sono le caratteristiche gastronomiche di questo borgo genuino. Ma il vero punto di riferimento dell’artigianato del paese è certamente quello delle lame, attività che ha vita già dal Medioevo: una fortuna destinata a crescere nel tempo. Nel XIX secolo le lame di Frosolone divennero così rinomate che riuscirono a far concorrenza anche a quelle di Toledo. All’epoca, con la fabbricazione di oggetti per uso domestico e non più bellico, questa attività si impose come preponderante nel paese. Il borgo era un centro di eccellenza nel settore già nel periodo del Regno di Napoli, sviluppandosi quando Carlo di Borbone, re delle due Sicilie, volle dare un assetto industriale al suo regno. L’attività divenne così fiorente che i prodotti del paesello molisano furono esportati in tutta Europa, cominciando a dare lavoro a tante famiglie, al punto che, nella prima metà del 1900, si contavano a Frosolone circa ottanta botteghe artigianali. Ancora oggi, sono molti gli artigiani che si affermano nella lavorazione di lame, acciai e coltelli, ma anche di forbici, sciabole, pugnali e altri arnesi da taglio. Il Museo dei Ferri Taglienti tramanda la tecnica della forgiatura e della lavorazione artigianale delle forbici e dei coltelli. Vi si trovano esposti circa 400 oggetti di valore storico. Nel museo, inoltre, sono allestite anche due botteghe, una con strumenti d’epoca che mostrano i sistemi di lavorazione dell’acciaio di fine Ottocento, l’altra con macchinari di epoca moderna, che illustrano le tecniche della produzione in serie.
Roccamandolfi è un comune in provincia di Isernia da visitare almeno una volta, dato che è una vera e propria perla nel cuore dei monti del Matese. Un paesino tutto da ammirare, esplorare e scoprire, altamente pittoresco, fra boschi e natura, il cui borgo antico si presenta con case arroccate intorno alla chiesa, e poi portici, fontane e vicoletti ancora nella loro versione più antica.
Aria pura e natura incontaminata danno la possibilità di praticare sport quali trekking, torrentismo, sci nordico e camminate nel verde. Gli amanti delle lunghe passeggiate, infatti, possono intraprendere un percorso molto particolare e suggestivo che parte dal castello longobardo e, passando lungo un tragitto naturalistico, caratterizzato da sentieri montuosi, boschi e ruscelli, arriva fino al caratteristico Ponte Tibetano, un piccolo, grande capolavoro di ingegneria e carpenteria metallica sospeso nel vuoto, sul paesaggio roccioso caratterizzato dal canyon scavato dal fiume Callora. Questo ponte, negli ultimi anni molto ricercato anche da personaggi famosi che, nel periodo pandemico, hanno scelto il turismo di prossimità dei piccoli borghi delle aree interne, consente ai più avventurosi di provare il piacere adrenalinico del brivido del vuoto, con un cammino da percorrere ad alta quota, circondati dalle pareti rocciose.
Roccamandolfi è ricordata anche per la sua storia, soprattutto risorgimentale, che la lega al fenomeno del brigantaggio. A distanza di pochi chilometri in linea d’aria, vi sono diversi circhi glaciali matesini, con un’attività sicuramente precedente all’ultima glaciazione: uno di questi sfocia nella Valle Fondacone che è caratterizzato da un fascino unico, con la forra a strapiombo sul nevaio, e i suoi due Campanarielli, due guglie collegate fra loro da uno strettissimo valico: il Campanariello di Monte e il Campanariello di Valle, quest’ultimo più aereo e sottile.
Scapoli è un delizioso paesino in provincia di Isernia che non raggiunge i mille abitanti, a ridosso delle Mainarde e della Valle del Volturno, e che attorno a sé annovera bellezze naturali e paesaggi suggestivi. Rientra nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il suo impianto medievale è ancora ben evidente e presenta agli occhi del visitatore un tessuto urbanistico in cui domina principalmente il Palazzo Marchesale dei Battiloro, nel cui interno si possono ammirare uno scalone e un grande e maestoso camino in pietra.
Il Cammino di Ronda è una suggestiva passeggiata panoramica che segue tutto intorno il profilo della morgia sulla quale sorge il bel borgo molisano, ai piedi del quale si trova una deliziosa chiesetta in pietra, quella di San Giovanni, la quale conserva preziosi affreschi e le statue di Sant’Antonio di Padova e di San Giorgio. La chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha un bel portale con rilievi sull’architrave e un’iscrizione che testimonia l’antichità del monumento. Nel 2019, Skyscanner ha inserito Scapoli tra i venti paesi più belli d’Italia.
Scapoli è famoso anche in ambito internazionale per essere la Capitale della Zampogna. Qui non risiedono solo abili suonatori, ma è radicata e sopravvive l’antica tradizione della fabbrica di questi strumenti musicali, grazie a un buon numero ancora presente di artigiani che da generazioni se ne tramandano le tecniche di costruzione.
A Scapoli attualmente si realizzano due tipi di zampogne: la zoppa, che ormai non viene suonata praticamente più, e il modello attualmente più diffuso e suonato nell’Italia meridionale, la zampogna a chiave, più conosciuta e prodotta in maggiore quantità, costituita da due chanter di lunghezza diseguale, due bordoni, ance doppie, due campane e dall’otre. In paese è presente il Museo Internazionale della Zampogna, intitolato al suo ideatore Pasquale Vecchione. Un istituto che raccoglie delle rarità, unico al mondo per le sue caratteristiche e per la sua struttura curata in ogni aspetto. La sede museale si trova nel Palazzo Mancini, che domina il paese dalla sua altezza.
Giornalista