Vigneti, pastorizia e innanzitutto olio, quello buono e genuino: Molinara, splendido borgo fortorino, rinato grazie a un progetto di recupero della Regione Campania, è rinomato per la produzione del prezioso oro verde sannita, varietà storica e tipica del territorio già nota ai tempi degli antichi romani, che attribuivano al suo consumo la forza e la resistenza fisica del popolo abitante. L’esposizione, le condizioni climatiche e la composizione del suolo hanno da sempre favorito la coltivazione dell’olivo. Qui, infatti, si produce quello d’oliva delle Colline Beneventane, la cui denominazione DOP è riservata all’olio extravergine di oliva che, in commercio in bottiglie di vetro, porcellana, terracotta smaltata o recipienti in banda stagnata della capacità massima di 5 litri, presenta colore verde/giallo, odore fruttato di oliva, sapore amaro piccante con sentore di pomodoro.
Esso si ottiene dalle varietà Ortice per non meno del 60%, Frantoio, Leccino, Moraiolo, Ortolana e Racioppella, da sole o in combinazione per non più del 30%, ed è ammessa la presenza di altre varietà nella misura massima del 10%.
L’Associazione per la Valorizzazione dell’Olio di Molinara ha lo scopo di determinare le qualità particolari del prodotto, garantendone il marchio e la qualità di filiera. Nel 2019, Elaios, l’olio extravergine di oliva monovarietale di ortice prodotto dalla Cooperativa Agricola Terre di Molinara, in cui quindici olivicoltori lavorano tenacemente per il recupero e la valorizzazione degli olivi di Ortice, ha ricevuto il riconoscimento di Grande Olio Slow.
Slow Food ha assegnato alla cooperativa anche il riconoscimento della Chiocciola, in occasione dell’uscita della Guida agli Extravergini 2020, il libro-bussola che come ogni anno aiuta i consumatori a districarsi nel complesso e articolato mondo dell’olio e delle aziende produttrici di olio extra vergine d’oliva buono e sano.
Sono soltanto ventotto le aziende produttrici di olio evo in Italia che si distinguono per avere tutte le qualità in linea con la filosofia di Slow Food. Solo due di queste si trovano in Campania e Terre di Molinara è l’unica che risiede nella provincia di Benevento: recuperare gli oliveti abbandonati è uno degli impegni più importanti dei soci fortorini, contribuendo a raccontare il territorio grazie alle pregiate eccellenze locali.
Oltre mille piante secolari di Ortice sono state rimesse in produzione, protagoniste di un continuo lavoro di miglioramento della qualità. Una grande occasione per unire questa eccellenza gastronomica e rurale fortorina con la storia, le bellezze e le tradizioni del paesaggio e del territorio, estremamente ricchi di biodiversità. L’Ortice, tra l’altro, rappresenta la cultivar per antonomasia della zona: contiene rilevanti picchi organolettici grazie al fatto che le olive raccolte arrivano nella stessa giornata al frantoio aziendale per la molitura.
Pensare che quella della ruralità sia una disciplina ferma alle tradizioni e ai prodotti tramandati è pura follia, perché non si smette mai di imparare e di scoprire, quando si lavora a contatto con la terra. E anche il mondo dell’olio extravergine d’oliva, così come accade per la sfera vitivinicola, è sempre in continua evoluzione. Ed ecco, dunque, che nel 2021, anno duro, caratterizzato dalla ripresa del settore economico dopo il fermo pandemico, a Molinara, Terre di Molinara ha scoperto una nuova varietà di olivo, mai classificata prima. Trattasi di una cultivar unica che è stata confrontata c0n le oltre 2.800 unità di genotipi di olivo che si trovano in tutto il mondo. Il risultato di tale esame comparativo è stato una varietà mai codificata prima, l’Aulivello, olivo impollinatore, autosterile, che si rende utile a incrociare altre piante da rendere fertili, presente in un numero di circa sessanta elementi nell’area fortorina appenninica, che fa da ponte tra la Campania e la Puglia. Un’area conosciuta come Pezzo de lo Cantero, una delle prime testimonianze del borgo di Molinara.
E proprio nel 2021 si è deciso di lavorare tale pianta, utilizzando le sue olive da sole, mentre fino all’anno precedente si portavano al frantoio mischiate ad altre drupe. Il frutto della unicità di tale lavorazione è stato davvero esiguo, circa 40 litri di un prodotto unico al mondo.
Terre di Molinara ha avviato la procedura per il riconoscimento della nuova varietà vegetale presso il Ministero dell’Agricoltura, candidandosi a essere “custode coltivatore” della nuova specie.
Giornalista