In provincia di Isernia c’è un piccolo comune che si chiama Frosolone, sito nei pressi delle sorgenti del torrente Durone, con la spettacolare e affascinante Morgia Quadra, il pianoro del Colle dell’Orso con il suo laghetto, il sentiero Altair che si snoda attraverso la faggeta, protetto tra i monti del Matese e delle Mainarde. Un borgo che ha basato la propria economia sulla lavorazione e sulla produzione artigianale delle lame, particolarmente di forbici e coltelli, che vengono prodotti e commercializzati tutt’oggi e che gli è valso l’appellativo di Toledo italiana. L’economia, però, si fonda anche sull’alto patrimonio agricolo del paese e, grazie allo sviluppo di alloggi diffusi nel contesto naturalistico del territorio, Frosolone, per più anni consecutivi. ha ricevuto la Bandiera arancione del Touring Club Italiano. Tempo fa era il secondo paese in Molise, dopo Campobasso, per numero di abitanti. In paese c’erano un ospedale, chiese, conventi e scuole. La popolazione, però, seguendo l’andamento di spopolamento della intera regione molisana, è diminuita molto, per cui oggi rimane solo il ricordo di quei periodi di grandezza demografica ed economica.
Sul pianoro di Colle dell’Orso, ogni anno, in una domenica di agosto, si svolge la celebre corsa degli asini. Una particolare gara, organizzata dal titolare di un ristorante del posto, in cui gli animali si sfidano ma in modo molto diverso di come accadrebbe in altre gare simili, tipo quella del Palio di Siena. Ogni asino è abbinato a un quartiere, ogni contrada a un comune della Comunità Montana Sannio e reca come simbolo uno dei seguenti animali: il cinghiale, la volpe, la lepre, l’orso, l’asinello, la poiana, il lupo. Si potrebbe storcere il naso dinanzi a tale attività. Eppure, assicurano gli abitanti del posto e gli organizzatori, c’è una gran bella differenza tra la corsa degli asini e quella dei cavalli. Questi ultimi, infatti, sono spesso visibilmente sofferenti e maltrattati. A Frosolone, invece, considerata la dimensione rurale del borgo, gli animali sono considerati ottimi compagni di vita e di viaggio, per cui trattati con ogni forma di riguardo. Per questo motivo, essi non patiscono alcuno sforzo o maltrattamento, anzi, vivono la gara più come un gioco con i loro amici umani. Inoltre, a differenza dei cavalli, gli asini, notoriamente testardi, non sempre rispettano gli ordini che vengono loro imposti, per cui spesso la loro anarchia dà vita a una allegra e simpatica manifestazione, spesso esilarante, in cui si vede la folla incitare gli animali e migliaia di turisti arrivare da ogni dove. Le risate sono assicurate considerando che solitamente gli animali tentano di liberarsi dei cavalieri, specialmente se sono estranei, con disarcionamenti e scalciate. Non solo: non si tratta di fantini professionisti: spesso cadono e tentano di rimontare in sella, in scene comiche e di grande ilarità. Non un rodeo, né una gara di bravura tra fantini, dunque, ma una sana competizione con risate garantite, scenette comiche che fanno divertire grandi e bambini e che li vedono protagonisti.
Non c’è alcun limite di età per cavalcare un asinello, infatti: piccoli e adulti possono farlo. La manifestazione, secondo le intenzioni dell’organizzatore, è nata con l’intento di rivolgere un grande plauso ai proprietari che allevano con sacrifici e amore degli animali che oggi sembrano andare incontro all’estinzione. L’origine dell’evento rievoca i tempi più antichi, quando gli asini, che erano certamente più numerosi rispetto a oggi e principalmente venivano utilizzati come forza lavoro, una volta terminata l’attività di trebbiatura a fianco degli uomini, venivano impegnati in una corsa che serviva a far divertire i contadini stanchi dal pesante lavoro portato a termine con grandi sacrifici. L’asino era un animale insostituibile e l’idea della corsa che li vede protagonisti nasce proprio dal volergli rendere merito in un periodo in cui una naturale forza lavoro come questa non viene più apprezzata come accadeva un tempo.
Giornalista