La meraviglia ce l’ha nel nome, il gerundio latino mirandus che vuole dire “meraviglioso”. E tutto perché, se provi a guardarla dall’alto, non puoi non rimanerne affascinato. Nel dialetto del luogo viene chiamata Mbrianna, e con le sue numerose casette colorate è un borgo in provincia di Isernia che conta circa mille abitanti, sito tra il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco del Matese, che in passato si è trovato sotto l’influenza longobarda, passata sotto a vari feudi, dai de Guissa, ai d’Isernia, fino ai Di Somma. I bombardamenti della Prima Guerra Mondiale colpirono anche il piccolo borgo dell’area isernina, ma Miranda riuscì a uscirne quasi indenne. Molti erano i tedeschi che la occuparono, eppure fu scelta quale meta di approvviggionamento di viveri. Un paese che, come tanti, dopo il secondo conflitto mondiale, ha subìto il triste evento dello spopolamento: emigrati in cerca di fortuna, verso terre lontane che potessero offrire maggiori opportunità. Nel 1955 Raffaele Pizzi, un giovane studente appassionato di archeologia, rinvenne un’antica stele risalente al I secolo dopo Cristo che raffigurava quattro persone. La leggenda narra che inizialmente la stele non potesse essere spostata, perché rappresentava per gli abitanti qualcosa di mistico, quasi sacro, da lasciare lì dov’era stata trovata per evitare eventi catastrofici. Si temeva, infatti, che al capovolgimento della stele, se le figure umane in essa scolpite fossero state rivolte verso l’alto, si sarebbe scatenata e abbattuta una furia nel paese. Il caso volle che il giorno successivo al ritrovamento, si scatenò su Miranda un forte nubifragio, fenomeno di certo non infrequente nella zona appenninica, eppure gli abitanti continuarono a volere che la stele non venisse mai spostata da lì. Storia o leggenda? Fatto sta che soltanto nel 1968 la stele venne recuperata, grazie al Sindaco Alberto Gentile, e in seguito restaurata e messa nella piazza di Miranda dove è sita ancora oggi. La stele reca due scritte, una posta in alto e l’altra in basso, così leggibili: “C.Paccius L.f. Vltinia Capito ex sibi et suis fieri [iussit] L.Paccio patri, Neratia matri, Pacciae sorori”
I suoi monumenti sono ricchi di storia e di testimonianze del feudalesimo e della influenza longobarda. il Castello di Miranda sovrasta il paese, oggi sede di eventi culturali e gastronomici. La cattedrale di Santa Maria Assunta fu iniziata a costruire nel 1493, dai Di Somma, ma i lavori furono ultimati solo nel XIX secolo. Nel 1798 la facciata subì un importante lavoro di restauro, e ne seguì un secondo intervento nel 1919, come ricorda l’iscrizione riportata immediatamente sotto il timpano: Piae fidelium oblationes hanc frontem restaurarunt MCMXIX (Le pie offerte dei fedeli restaurarono questa facciata). Ogni 15 agosto si festeggia l’Assunzione di Maria Vergine e per l’occasione la chiesa madre è gremita di fedeli. Oltre al rito religioso, vengono organizzati eventi mondani, gastronomici e musicali. La Cappella di Santa Lucia, invece, si trova su un promontorio che sovrasta l’intero borgo e la vallata d’Isernia. Nei pressi della cappella vi è una grotta che nel corso degli anni è stata oggetto di storie e leggende. Si dice che Santa Lucia si sia rifugiata in questa grotta per sottrarsi ai suoi persecutori. Ogni anno, l’ultima domenica di agosto, una sorta di pellegrinaggio verso la grotta onora la Santa, per trascorrere l’intera giornata lì, con una sorta di pic nic, e con la celebrazione di una messa. Sempre a proposito di turismo dell’acqua, nella regione italiana ricca di cascate, la vallata di Miranda ha una piccola oasi fatta di cascatelle, boschi, natura incontaminata e tanta, tanta acqua che si tuffa e salta.
Il Molise è famoso per i suoi pregiati tartufi. Si tratta, infatti, di una terra lontana dall’inquinamento e dalle infiltrazioni industriali, e possiede il 40% della raccolta nazionale di tartufo e l’80% della produzione va all’export. Il Tartufo Bianco Pregiato è molto frequente nelle vallate umide situate nelle zone più interne delle provincie di Isernia e Campobasso. Carovilli, San Pietro Avellana e Capracotta, nella provincia di Isernia, e Bojano, nella provincia di Campobasso, sono le zone più rinomate in cui trovarlo. Nelle zone più asciutte del Molise si raccoglie in maniera veramente abbondante lo Scorzone e l’Uncinato. L’ultima settimana di luglio, a Miranda, è possibile partecipare a uno degli eventi gastronomici più importanti della zona, La tartufata, dove è possibile gustare piatti tipici a base di questo straordinario oro nero. Un evento alla portata nazionale, una tre giorni che riunisce nel piccolo borgo molisano persone provenienti da ogni angolo d’Italia. Un appuntamento da non perdere per scoprire la convergenza fra tradizione e innovazione, tipica di questo bel borgo policromo sulla vallata isernina. Non solo tartufi: per la tradizionale festa di Santa Lucia viene preparata la panonta, che in passato era la colazione dei braccianti agricoli che si riunivano per la raccolta. Ecco la ricetta tratta da Giallo Zafferano:
- 1 di pane casereccio, una pagnotta
- 8 uova intere
- 2 cucchiai di pecorino
- 1 kg di salsiccia bianca
- 4 peperoni rossi di media grandezza
- 8 fette di pancetta di maiale fresca in fette
- olio q.b.
- sale q.b.
“La panonta va preparata la sera prima e una volta farcita deve essere avvolta per tutta la notte in un telo oppure nella pellicola per alimenti in modo che possa ammorbidirsi ed insaporirsi ulteriormente. Rompete le 8 uova in un recipiente, mescolatele con il pecorino e un pizzico di sale. Scaldate un generoso filo d’olio in una padella e cucinate le uova in una frittata. Una volta pronta, lasciatela tranquillamente nella padella, l’olio di cottura non andrà sprecato. In un’altra padella, lasciate cucinare le salsicce e in un’ altra la pancetta tagliata precedentemente in strisce piccole. Fate lo stesso con i peperoni. Scaldate in una padella circa mezzo bicchiere d’olio e cucinate i peperoni tagliati in pezzi. A questo punto non vi resta che farcire la panonta. Prendete la pagnotta di pane e tagliatela in 4 dischi di ugual spessore. Farcite ogni strato con uno dei preparati. Personalmente ho preferito mettere sul fondo la frittata, poi a salire la pancetta, la salsiccia e in ultimo i peperoni. Non sgocciolate troppo le vostre farcitura, l’olio di cottura in parte servirà per ammorbidire gli strati. Una panonta da un chilo di pane è sufficiente per almeno 10 persone, una ricetta davvero goduriosa”!
Giornalista