Immagini dal Sannio: Mont’Erbano e Monte Cigno, le vedette del Titerno

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Immagini atroci, indelebili, che tutti abbiamo guardato impotenti dalle nostre finestre, dalle nostre strade. Elicotteri che andavano e venivano dal lago di Telese per poter spegnere roghi inammissibili e condannabili. Il nostro patrimonio naturalistico, fonte di ossigeno e vita, conservatore del meraviglioso ecosistema e habitat di tante specie vegetali e animali: un tesoro prezioso andato in fumo, e noi spettatori con occhi impotenti, tristi, pieni di dolore. Sconfitti. Ma loro sono ancora lì, le nostre montagne della Valle del Titerno, quelle che racchiudono tradizioni, storie e leggende della meravigliosa zona titernina e che ora voglio raccontarvi. Appassionati naturalisti, innamorati della nostra zona, non possono non apprezzare questi paesaggi incontaminati e rilassanti.

Partiamo da quello che è il punto panoramico di grande valore paesaggistico detto Valle Santa. Siamo alle porte di Cerreto Sannita, seguiamo un lungo viale alberato che va verso Monte Erbano. Un monte caratteristico per la grande frequentazione che aveva, in passato, da parte di pastori impegnati nei loro percorsi di transumanza. Un monte ricco di pascoli erbosi, castagneti, boschi ricchi di funghi, asparagi ed erba medica. Il monte raggiunge i 1.383 mt slm ed è noto per un’intrigante e misteriosa leggenda, quella della janara Erbanina, da cui deriva il suo nome. Una bella janara, sposa di un valoroso ma ignaro cavaliere spagnolo di nome Ugo di Villalumo. La storia ha inizio con l’incontro fra i due, un vero e proprio colpo di fulmine per il giovane Ugo che si innamorò perdutamente della bellissima Erbanina, fattucchiera capace di creare pozioni magiche e incantesimi di vario genere. Ogni notte attraversava in volo il borgo di Gioia Sannitica, spaventando gli abitanti al punto da distoglierli dal sonno. Come tutte le janare, si ungeva di grasso di cadavere, che le donava la possibilità di volare e raggiungere il luogo dove si svolgeva il Sabba. Insospettito, il cavaliere Ugo si attivò per salvare la sua anima dalle insidie della bella strega. Secondo alcune fonti, l’uomo sostituì il grasso di cadavere con la sugna, impedendo alla strega Erbanina di volare per unirsi alla tetra cerimonia, per cui la bella janara cadde e morì. Secondo altri, Ugo invocò l’aiuto di San Michele che gettò personalmente Erbanina dalla torre del castello, uccidendola. L’urlo straziato della strega si sentì per molto tempo. Vale davvero la pena incamminarsi in questo piccolo paradiso, dove pace e silenzio regnano, un silenzio interrotto solo dai suoni che madre natura sa regalarci, come il canto di un uccello o il fruscìo di rami e fronde. (Nella foto in basso, Monte Cigno a Civitella Licinio).

Per arrivare a Monte Cigno dobbiamo partire da Cerreto Sannita e dirigerci verso Civitella Licinio. Un monte alto 774 mt s.l.m. che, molto probabilmente, un tempo vedeva sorgervi la Rocca di Cominium Ceritum. E infatti dei ruderi sembrerebbero indicare in questo luogo uno dei primi insediamenti della popolazione di Cerreto Sannita. Anche qui troviamo un Ponte di Annibale, che fa da confine con la zona in questione, di epoca romana, sito sul corso del Titerno, sul quale, secondo una leggenda, sarebbe passato il celebre condottiero cartaginese assieme ai suoi elefanti durante la discesa della penisola al tempo della seconda guerra punica, per nascondere un suo bottino di guerra proprio sul monte. Nei pressi della suddetta Rocca si trova uno stretto passaggio che conduce a una piccola grotta, la famosa Grotta dei Briganti, nella quale, si racconta, un tempo ci fu il rifugio dell’ultimo brigante del luogo. Siamo in una zona fortemente interessata da fenomeni carsici, tanto è vero che sono molte le grotte, le doline, i canali qui presenti. Qui la Domenico Franco, noto studioso del territorio titernino nel suo lavoro La grotta chiusa del monte Cigno“Solo la curiosità di visitarla poté vincere le difficoltà incontrate… L’ascesa, ad un tempo, è emozionante e faticosa: in diversi tratti, non priva di pericoli, per il detrito di falda, che, costituendo un ammasso roccioso incoerente, può serbare allo scalatore poco attento, incognite non certo liete… A circa 500 metri di altezza dalla valle e quasi a 200 metri al disotto della Rocca del Cigno, si trova una grande grotta con la entrata verso le ultime sporgenze, che si presentano a picco… La grotta… fu segnalata, col nome di ‘Grotta Chiusa’ all’Istituto Speleologico Italiano di Postumia. Molto stretto e sinuoso ne è l’ingresso, che obbliga il visitatore a prostrarsi completamente, per entrarvi strisciando lungo un tratto di circa tre metri”. Stalattiti di colore ocra di varie forme pendono dal soffitto e sul pavimento fangoso stalattiti polimorfe. Nella grotta si distinguono diverse “sale”: La Cattedrale, il Coccodrillo, la Rotonda.

In copertina, Mont’Erbano, foto di Roberto Fratta.