Lo vediamo lì, abbarbicato sulla montagna, che svetta all’orizzonte e un occhio attento al bello non può non focalizzarvi la sua attenzione. Si trova nel cuore dell’Appennino campano, al confine con la regione pentra, nella parte meridionale della catena del Matese, in un paesaggio collinare circondato da ulivi affacciato sulla valle del fiume Tammaro: è Morcone, considerato uno dei paesi più belli del Sannio che con il suo centro storico, caratterizzato da un intrico di vicoli, dedalo di viuzze e scalinate inaccessibili ad automobili e ruote di carri, è rimasto tale e quale a un tempo che fu. Le costruzioni di questo piccolo e affascinante borgo sannita sono caratterizzate da semplicità, nelle tipiche forme dell’architettura rurale, con portali di pietra, balconcini con le ringhiere in ferro battuto, comignoli, colombaie e piccole edicole in maiolica, frammiste ad alcuni edifici retrò di inizio secolo scorso con decorazioni liberty sulle pareti.
Il primo nucleo di Morcone si sviluppò molto lentamente ove un tempo esisteva un’altra antichissima e misteriosa città, secondo fonti storiche espugnata dai Romani durante la terza guerra sannitica. Alcune fonti raccontano che si trattasse della famosa Murgantia citata da Tito Livio nel libro X della sua Ab Urbe Condita, ma è molto probabile che invece ci si debba riferire al villaggio Mucrae, che appunto si affacciava sul monte Mucre, da cui il nome Morcone, oppido del Sannio Pentro. Oltre alle sue origine del periodo sannita, notizie più certe sono quelle del periodo longobardo, quando fu un gastaldato nel 776 d. C., tesi che comunque sembra essere superata perché i documenti non parlano di Murcone ma di Furcone. Nel 1122 venne nominata per la prima volta l’esistenza del castello dove trovò rifugio il conte Giordano di Ariano, sconfitto da Guglielmo il Normanno. Con Ruggero II di Sicilia, Morcone divenne di proprietà regia e fu dotata di statuti municipali confermati da Margherita di Durazzo. Fu poi feudo dei Gaetani, dei Carafa, dei D’Aponte e dei Baglioni. Sotto le dominazioni normanna, sveva e angioina si sviluppò l’organizzazione dell’Universitas, grazie alla quale il popolo, orgoglioso della propria autonomia comunale, eleggeva la sua rappresentanza. Con l’abolizione del feudalesimo, la cittadina rientrò nel contado del Molise e, dopo l’Unità d’Italia, entrò a fare parte della provincia di Benevento.
L’impianto cittadino di origine medievale è stato negli anni sapientemente restaurato, facendo sì che il centro storico rimanesse conservato intatto, sviluppato come in origine attorno alla Rocca. Dopo il terribile terremoto del 1980, l’amministrazione comunale di Morcone si occupò, per mezzo di validi architetti e professionisti del settore, del recupero degli edifici del borgo antico, degli slarghi, delle strade e delle piazzette. Una delle più belle perle morconesi è la chiesa di San Bernardino, edificata tra il 1515 e il 1608, ristrutturata e adibita a auditorium, con un interno molto suggestivo e sorprendente, dato l’accostamento che reca di materiali molto diversi tra loro, quali il vetro e l’acciaio, segno di modernità, con le antiche murature di pietra calcarea. I ruderi del castello evidenziano un’edificazione su un insediamento sannita, con la parte inferiore del basamento costituita da blocchi di pietra in opera poligonale, comuni a tutte le strutture fortificate sannite. Ancora oggi è conservato l’ingresso della fortezza, con un portale con arcata a sesto acuto.
Oltre a quella dedicata a San Bernardino, tante sono le chiese di Morcone. La chiesa di San Salvatore sorta su un tempio di epoca ellenistica, raggiunse il suo massimo splendore nell’XI secolo quando divenne sede vescovile. Al suo interno sono conservate tracce di affreschi, un fonte battesimale del XVII secolo e un sarcofago del 1316. La chiesa della Madonna della Pace conserva un’antica scultura lignea della Vergine, ivi portata nel XII secolo dagli abitanti della contrada Stampa. Si tratta di una statua lignea dalla pregevole fattura. Nel convento dei Frati Cappuccini tenne il suo noviziato San Pio da Pietrelcina e la cella del Santo è stata musealizzata, oggi ricca di paramenti e oggetti sacri appartenuti all’amato frate. E poi la chiesa di San Rocco, la piazzetta del pozzo con la chiesetta di San Giovanni, sono tutte vere e proprie mete obbligate per chi fa visita a questo affascinante paesino pentro.
Data la sua conformazione e il fascino innato e tutto particolare, Morcone viene definito un presepe. Torna quest’anno, dopo due anni di fermo pandemico, la tipica manifestazione morconese chiamata appunto Presepe nel presepe. Morcone, infatti, cittadina aggrappata alla montagna, ha la peculiarità di essere unica in bellezza e conformazione. E creare un presepe vivente è un’arte ancora più affascinante in questo che è considerato uno dei Borghi autentici d’Italia. Alcune ambientazioni vengono ricreate negli spazi naturali del centro storico in cui vengono rappresentati i vecchi mestieri, che in passato hanno dato tanto lustro alla cittadina sannita. Salendo le scale, camminando tra vicoli e piazze, ci si imbatte in artigiani, massaie, lavandaie, artisti, pescatori e mercanti oltre a un vero mulino ad acqua perfettamente funzionante. Sono molti, infatti, i mulini e i frantoi ancora ben conservati e che ci ricordano il fascino di un tempo lontano, la maggior parte immersi nel verde, ai confini delle zone abitate. Fuori alla Porta San Marco è possibile assistere alle scene della Natività, dall’Annunciazione a Maria fino alla nascita di Gesù Bambino, con i pastori illuminati dalle fiaccole e dalle ‘ndocce di Agnone, e i Magi guidati dalla stella cometa. Quest’anno il Presepe nel presepe tornerà il 3 e il 4 gennaio.
Giornalista