Immagini dal Sannio: natura e biodiversità nel Parco Regionale del Matese

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In copertina, campo di fiori a Campitello Matese.
Foto di Vincenzo Melino

Il Parco Regionale del Matese è un’area protetta che si estende tra il Molise e la Campania. È stato istituito con la legge regionale nr 33 del 1993, ed è dominato prevalentemente dal massiccio del Matese, catena montuosa di natura calcarea che, come tale, presenta numerose grotte, doline e voragini. Diversi, altresì, sono gli inghiottitoi, con corsi d’acqua che si inabissano e poi ricompaiono in superficie. Presenti anche molti torrenti che si formano dai numerosi stillicidi provenienti dalla frattura delle rocce.
Il monte Matese emerse, più di cento milioni di anni fa, da un mare caldo, come testimoniato dagli innumerevoli giacimenti di fossili. Lo stesso sito geopaleontologico di Pietraroja conserva tracce di vita di circa 110 milioni di anni fa, con un patrimonio, unico nel suo genere, di reperti fossili di vertebrati quali pesci, anfibi, rettili, crostacei e Ciro, l’esemplare giovane di dinosauro carnivoro appartenente alla prima linea evolutiva dei più specializzati Velociraptor e Tyrannosaurus. Le sue vette, come il monte Mutria, la Gallinola, il Miletto o il Pranzaturo, gli conferiscono un profilo orografico particolare, in un territorio selvaggio e molto ricco di biodiversità.
Il territorio è caratterizzato da unici e originali borghi, da antichi e splendidi centri storici, perlopiù ben conservati, ricchi di storia, che per la maggior parte delle volte racconta dei tesissimi rapporti tra Sanniti e Romani.

Nel 2002 l’area protetta del Parco ha aperto le sue porte e rapidamente è divenuto un vero e proprio paradiso per tutti gli sportivi, dagli amanti del trekking a chi, con la sua mountainbike, andrebbe ovunque. Svariate le attività possibili, come lo sci d’erba o alpino e il deltaplano. In alcune aree è inoltre possibile salire in sella e regalarsi delle rilassanti passeggiate a cavallo, così come partire all’avventura e ritrovarsi a far parte di un gruppo di escursionisti speleologici.
La sua storia è caratterizzata anche da tradizioni ben radicate, soprattutto per quanto concerne il cibo. I suoi numerosi e autentici borghi regalano la possibilità di apprezzare specialità autentiche, genuine e a chilometro zero, prodotte in un territorio altamente vocato alla pastorizia e alla ruralità. Dal formaggio pecorino alle caciotte, dai caciocavalli alla mozzarella.
Eccellenti altresì i prosciutti stagionati di Pietraroja, così come il cazzu’ntontulu, un salume di Castello Matese.
Tutto ruota intorno alla natura, dunque, anche i dolci, che sono prodotti con ingredienti come fragole, more e mirtilli offerti proprio dai boschi matesini.

All’interno della Cipresseta di Fontegreca.
Foto di Guida Turistica di Caserta e Provincia

Il Parco occupa un’area superiore ai 33mila ettari, e qua e là si incontrano diversi percorsi fluviali, quali il Lete, il Sava, il Tammaro. I suoi paesaggi tipici mediterranei, con secolari distese di uliveti, leccete, cipressete, ospitano numerosissimi pascoli, l’importante risorsa che nel tempo ha permesso un notevole sviluppo della pastorizia. Questa, come precedentemente accennato, insieme all’agricoltura e allo sfruttamento dei boschi, nei tempi passati ha rappresentato la principale fonte di reddito delle popolazioni dell’area.
Alle lunghe distese di pascoli si alternano vaste aree boschive, spesso caratterizzate da castagneti e leccete. Prevalgono la Roverella, il Cerro, il Carpino nero, il Castagno e, nelle zone più baciate dal sole, la Macchia Mediterranea. Il sottobosco ospita numerose Orchidee selvatiche del genere Orchis, mentre le zone più elevate sono caratterizzate da molte specie rare, ma anche di Primule montane, Viole spontanee dei pascoli rupestri, Creste di gallo e tanti altri tipi di fiori, anche meno appariscenti da quelli appena citati. Nel comune di Fontegreca, notevole è la presenza della vasta cipresseta spontanea: i suoi alberi arrivano a un’altezza di 30 metri, con un eccezionale patrimonio faunistico: ecco dunque il Lupo, il Gatto selvatico, gli Sparvieri. Colombacci e Astori, le Poiane, e rapaci come l’Aquila reale o lo Spioncello. Molto frequente è l’attività di birdwatching.
Diversi i laghi e fiumi, come il lago Matese, il lago Letino, oltre ai sopra citati percorsi fluviali. Un luogo che richiama gli appassionati, tra l’altro, di trekking fluviale e di sentieri avventurosi, come quelli che è possibile percorrere nelle Gole di Caccaviola e nell’area del Titerno. Ancora, canottaggio, equitazione, immersioni nella natura, zone protette, come le Oasi naturalistiche, borghi con rocce e castelli che parlano di storia, leggende, brigantaggio, transumanza.