Immagini dal Sannio: Pesche, un presepe naturale nel cuore della Pentria

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Panorama innevato, in copertina foto di Barbara Serafini

Le nostre case si sono accese, molto in anticipo rispetto alla tradizione, di tante lucine intermittenti: alberi di Natale troneggiano in angoli eleganti di salotti e cucine, e poi i presepi, il cui culto sembra non scomparire. Anzi, a dir la verità, nel meridione d’Italia il presepe fa parte di una tradizione ancora viva, con le sue casette abbarbicate alle montagne, fuochi accesi nei vicoli per riscaldare ogni avventore, antiche arti e mestieri della memoria. Se vogliamo dirla tutta, il nostro Sannio è ricco di borghi da considerarsi veri e propri capolavori naturali, piccole ma grandi sculture degne della migliore arte presepiale partenopea. Pesche, per esempio, è uno di quei borghi di poco più di mille anime che scaldano il cuore solo a guardarlo, lassù, aggrappato al versante roccioso di monte San Marco: un paesino fiero, possente e ricco di dignità, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, dove si respira l’aria degli anni che furono, in uno spazio che sconfina fra passato e presente, circondato da speroni di roccia e da una natura incontaminata, quella della Riserva naturale orientata, che si sviluppa in altitudine sino a circa 1130 metri sul livello del mare, ove è possibile passeggiare, scoprire la natura, fare pic-nic, gustare il buon vino del luogo e i cibi semplici della buona cucina pescolana. Prodotti semplici che discendono dalla cultura rurale che giunge da lontano, tradizioni povere ma genuine, naturali e autentiche. I nodi di trippa, ad esempio, sono ricavati dall’intestino dell’agnello lattante che ha mangiato i resti del grano durante la spigolatura. E ancora, la pezzata di pecora, le pollotte e le tante preparazioni di carne di maiale, vera ricchezza della cultura contadina. Un luogo che conserva le caratteristiche della transumanza, con un occhio di riguardo all’allevamento e alla produzione casearia, come il burrino, il pecorino, la ricotta, la mozzarella, la stracciata e il caciocavallo.

Il primo nucleo abitato risale, molto probabilmente, attorno all’anno 1000, con il nome di Sant’Angelo d’Isernia, ed ebbe origine dalla migrazione delle popolazioni di Bagno d’Isernia, in fuga dall’invasione barbarica. Queste si spostarono in località Rava, presso Le Peschie o Pescla o Pesclatura, ossia la zona delle pietre. Le abitazioni si svilupparono dapprima attorno all’antico castello medievale, un fortilizio di epoca longobarda diverso nella struttura dagli altri molisani, dal quale si dominava la valle circostante, che fu anche dimora fortificata delle nobili famiglie che si susseguirono nel periodo feudale. Oggi, del maniero pescolano restano soltanto pochi ruderi e una torre che guarda l’alto, devastato, insieme all’antico borgo, a causa di un violento terremoto che ebbe luogo nel ‘400.

Scorcio del centro storico, foto di Ferdinando Paventi

Perché Pesche è considerato un vero e proprio presepe abbarbicato al monte? Solo per la sua meravigliosa posizione? No! Le sue casette sembrano certamente le piccole strutture che allietano la vista nei nostri presepi casalinghi o in quelli più articolati di chiese o di altre strutture religiose. La particolarità di questo paesino, però, risiede anche nel fatto che ogni edificio ha la sua grotta che si snoda nelle profondità della montagna. un vero e proprio pertugio segreto che un tempo era adibito a ricovero degli animali e oggi costituisce una cantina. Le sue strade intricate spesso si ritrovano in più larghe piazze dalle quali poter dominare con lo sguardo l’intera valle. Da visitare la chiesa parrocchiale della Madonna del Rosario, conosciuta anche come chiesa di San Michele Arcangelo, del 1593, eretta sulle ceneri di edifici religiosi risalenti a prima del XV secolo, a due navate molto semplici e con un altare maggiore di pregevole fattura e con due semplici navate. Molto caratteristica è anche la chiesa di Santa Maria dei Bagni, un piccolo tempio dedicato alla Vergine che assunse questo particolare nome a causa delle vasche alimentate da una sorgente di acqua sulfurea che un tempo costituivano un importante bagno romano della zona. In esso si può ammirare un dipinto del 1500 che raffigura una Madonna del Bagno.