Immagini dal Sannio: Rionero Sannitico, il paese della dodda, cornuti e pellegrini

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In copertina, panorama di Rionero Sannitico.
Foto tratta da turismoinmolise.com

Rrunìr, la chiamerebbero gli anziani del posto: Rionero Sannitico, un tempo Rivinigri, è un piccolo borgo molisano aggrappato alla montagna, sito in provincia di Isernia, nella Fondovalle del Sangro, dal cui bel panorama, a un’altitudine di 1000 metri, è possibile ammirare i monti della Meta. Molto probabilmente il nome Rio si riferisce al fiume Volturno. Un tempo apparteneva alla Badia di San Vincenzo al Volturno, per poi alternarsi ai feudi delle famiglie Carafa e Di Sangro. Il paese tantissimi anni fa era punto di incontro e rifugio per cavalieri, conti, santi, crociati e pellegrini. Una terra che conserva vive molte tradizioni, alcune che richiamano il periodo medievale.
Una di queste tradizioni riguarda la celebrazione dei matrimoni, che aveva delle caratteristiche molto comuni ai paesini del circondario. Sembra che il giorno della vigilia delle nozze, le donne della famiglia della sposa portassero avanti la tradizione della dodda. Una tradizione, per la verità, che accomuna molte famiglie dell’Italia meridionale: veniva, infatti, portata la biancheria, assieme al corredo, a casa degli sposi ed erano stesso loro a preparare il letto matrimoniale in cui i futuri coniugi avrebbero trascorso la loro prima notte di nozze. Alla fine di questo rituale, la famiglia dello sposo offriva un lauto pasto che richiamava le tradizioni contadine e tutti i prodotti genuini che la terra donava.

Sempre dalla casa dello sposo, il giorno del matrimonio si procedeva verso la dimora della sposa e quindi in chiesa, che solitamente era quella di San Bartolomeo Apostolo. Finita la cerimonia, lo sposo doveva offrire confetti ai bambini che andavano a onorare, fuori alla chiesa, i coniugi. Questa usanza veniva chiamata lambara e i confetti venivano distribuiti per tutto il percorso che procedeva fino alla nuova casa degli sposi, addobbata con coperte ricamate a mano sulle quali venivano attaccate delle bambole, che rappresentavano i futuri eredi e simboleggiavano prosperità per la nuova vita insieme. Come si suole usare anche oggi, a fine banchetto nuziale venivano offerti cinque confetti agli invitati e dei biscotti fatti in casa. Era l’unico omaggio che si rendeva a parenti e amici, perché la bomboniera non si usava. I regali di nozze, solitamente, erano beni che potessero arredare la casa, come sedie, stoviglie, ma anche stoffe da utilizzare per la realizzazione di tovaglie, lenzuola, tendaggi. Infine venivano aperte le danze a ritmo di organetti e stornelli improvvisati dagli invitati stessi fino a tarda sera.

Accensione del fuoco alla festa dei cornuti.
Foto di repertorio

Un altro importante rituale del paese è il festeggiamento della festa dei cornuti che si svolge in occasione della celebrazione di San Martino, l’11 novembre. L’accensione del fuoco dà il via alla investitura dei cornuti che sfilano reggendo, alternandosi, il fantoccio del Santo, con delle corna in stile vichingo e delle luci intermittenti. Una tradizione che nasce dal fatto che durante le fiere e i mercati, che un tempo duravano più giorni, le mogli che rimanevano a casa avevano la libertà di poter tradire i propri mariti anche con i mezzadri del loro fondo. I mariti traditi, poi, venivano fatti oggetto di scherno e di una vera caccia, sia pur simulata, nella quale essi dovevano interpretare il ruolo del cervo, animale dalle ricche e ramificate corna.

Tante le battaglie che a Rionero, in passato, si sono succedute; qui si scontrarono anche i Templari. E rappresentazioni di questi, con le loro spade scintillanti, con i bagliori e i fasti dell’epoca, sono memoria scenica in occasione della Giornata europea del Pellegrino, istituita l’8 agosto 2015, caratterizzata da numerosi eventi, tra cui esibizioni di combattimenti medievali con i Cavalieri dell’Associazione Acors. L’intero borgo, per l’occasione, si mostra ospite di tanti pellegrini provenienti da ogni dove, accolti dalla tipica calorosità molisana. Una giornata all’insegna dell’amore, della fratellanza e del contatto umano. L’evento ben si inserisce nel contesto dell’itinerario culturale del tratto sud della via Francigena, posto in un progetto di valorizzazione dell’intero reticolo viario che è diventato un unicum.