Fare una passeggiata a Civitanova del Sannio vuol dire immergersi nel cuore verde di una regione assolutamente verde e rigogliosa. Un borgo che offre, agli occhi dello spettatore, una natura incontaminata, ricche tradizioni e tante particolarità. Il suo nome ha origine dal fatto che in epoca precedente alla sua fondazione esisteva un feudo chiamato Civitavecchia o Civitavetula, l’attuale Duronia. Nel momento in cui bisognava indicare una fondazione più recente, si è scelto il nome Civitanova, aggiungendo anche la qualifica del Sannio per evitare di andare in confusione con la conosciuta Civitanova Marche. La più antica testimonianza riguardo al paese risale all’anno 1002, quando il conte Berardo d’Isernia e la moglie Gemma decisero di far edificare in zona un monastero dedicato a San Benedetto. Una visita da fare assolutamente è alla chiesa parrocchiale di San Silvestro Papa, nel centro storico, con la sua articolata e scenografica scalinata, caratterizzata da un bellissimo soffitto a cassettoni e da un campanile in pietra calcarea, tipico dell’architettura sacra angioina. Chi entra nel paese passa dinanzi alla chiesetta dedicata a S. Rocco, con la sua bella acquasantiera la cui base triangolare presenta i tre stemmi della confraternita, dell’Università di Civitanova e della famiglia d’Evoli. Una chiesa intitolata al santo che protegge dalla peste. Una consuetudine di molti borghi molisani è proprio quella di avere una chiesetta dedicata al Santo proprio nelle campagne o nelle zone di ingresso del proprio paese. Da vedere anche il castello-palazzo con i suoi portali rinascimentali, soffitti a cassettoni e volte a botte. Nella piazza del paese è presente una bellissima croce stazionaria in pietra del 1441, risalente al periodo gotico, chiamata Croce a for’ la porta. Essa mostra da un lato il Cristo patiens inchiodato, con il cranio di Adamo ai piedi e il cartiglio dell’INRI nella parte alta. Dall’altro lato il Cristo triumphans, benedicente, con la scritta Salvator, i quattro simboli del Tetramorfo, ossia i simboli degli evengelisti sui quattro bracci e l’Agnello crucifero in alto. Un’altra croce, alta circa 10 metri, si trova in località Le Serre e domina nella parte alta di Civitanova, eretta nel 1935 e inaugurata e benedetta il 25 ottobre dello stesso anno. La croce fu abbattuta dai bombardamenti bellici dei tedeschi nel 1943 ma fu ricostruita nel 1951. Queste croci sono molto particolari in quanto, nonostante siano in pietra, rappresentano le croci astili che avrebbero avuto origine dal famoso sogno di Costantino e che furono occasione di straordinaria produzione degli orafi sulmonesi alla fine del Medioevo.
In località Santa Brigida si trovano i resti della chiesa e del monastero di San Benedetto de Iumento Albo, un tempio di età paleocristiana, tra i primi costruiti in Molise, assieme ai monasteri di Sant’Eustachio di Pietrabbondante, San Pietro di Tasso di Carovilli e di Santa Colomba di Frosolone. La sua storia la si può ricostruire grazie al fondo pergamenaceo che lo riguarda, costituito da cinquantadue pezzi e conservato presso l’abbazia di Montecassino grazie al quale apprendiamo che, nel 1002, il comes Berardo e la moglie Gemma decisero di donare a un abate Pietro una chiesa dedicata a San Benedetto “sita intra fines Banioli (l’attuale Bagnoli del Trigno) in loco qui vocatur Molendini Vetulus”. La chiesa, dunque, in quell’anno era già esistente ma i due coniugi decisero unicamente di annettervi un monastero che nel 1020 venne ceduto all’Abate Atenolfo di Montecassino, e risulta alle sue dipendenze fino al 1057. Della chiesa resta eretto un possente campanile, che recentemente è stato restaurato a cura della Soprintendenza e del Comune di Civitanova del Sannio. Dal 2014, inoltre, delle indagini archeologiche condotte dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, hanno interessato l’interno della chiesa e una piccola area a essa adiacente. Grazie alle campagne di scavo sono sate riportate alla luce diversi piani di frequentazione e hanno accertato l’esistenza di un pavimento in lastre di arenaria, alla profondità di un metro, che con ogni probabilità era quello originario dell’edificio. Le pareti della chiesa originariamente erano affrescate ma, se non poche tracce, nulla è rimasto di tali affreschi. Durante il recupero sono stati raccolti parecchi frammenti di intonaco dipinto, ma troppo piccoli per poter azzardare una ricostruzione circa i motivi iconografici e sulla loro datazione. In ogni caso, l’interno mostra ancora le pietre antiche dell’altare, le logge laterali e del presbiterio. La chiesa era a navata unica. Il monastero rimase in attività fino al 1456, quando un violento terremoto lo danneggiò. Da quel momento subì gravi e numerosi danni e venne abbandonato.
Una delle più interessanti caratterizzazioni del borgo sannita è senz’altro il suo “lago fantasma”, il Lago di San Lorenzo, le cui acque a volte ci sono, a volte scompaiono. Si tratta di un piccolo lago di natura carsica situato a circa 1.100 metri s.l.m. Esso, ricco di acqua nel periodo invernale, si prosciuga completamente durante la stagione estiva. C’è sicuramente un inghiottitoio che in tempi brevi e dopo alcuni giorni da abbondanti piogge fa allontanare l’acqua. Il lago è circondato da altopiani carsici e vaste distese di faggi, all’interno dell’area “Montagnola di Frosolone”, ricadente nell’area protetta SIC denominata la “Montagnola Molisana”.
Le foto sono di Paolo Pasquale.
Giornalista