#iorestoacasa ma vado a… Solopaca

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Finché continueremo a essere chiusi in casa, il nostro viaggio virtuale nella Valle Telesina continua. Di certo non è la stessa cosa che visitare vicoli e piazze di persona, ma prepariamoci almeno psicologicamente: la nostra rubrica ci dà la possibilità di fare un viaggio virtuale e, appena possibile, andremo a visitare di persona i bellissimi borghi sanniti che abbiamo conosciuto in queste settimane, comodamente seduti sui nostri divani. Per chi li avesse persi, può consultarli all’interno del sito, proprio nella categoria #iorestoacasa ma vado a… E, appunto, questa mattina #iorestoacasa ma vado a… Solopaca, la Città del Vino, uno storico borgo sannita dominato dall’altopiano del Taburno. Ringrazio la Pro Loco di Solopaca, in particolar modo il suo Presidente Antonio Iadonisi, per averci messo a disposizione quasi tutte le foto che fanno parte della galleria fotografica del presente scritto.

Non vi è certezza sull’origine del suo nome: alcuni pensano che derivi dal latino Sol opacus, ossia paese poco soleggiato, altri invece ritengono che il nome derivi dal latino sub pago, cioè villaggio che è sotto, riferendosi alla sua posizione geografica, per l’appunto sotto il Monte Taburno. Altri studiosi, invece, sposano l’ipotesi che Solopaca deriverebbe da super pagos, cioè villaggio situato in posizione elevata rispetto agli altri della valle. Data l’esistenza di alcuni reperti sanniti, si sa che Solopaca abbia origini molto antiche ma, comunque, le prime attestazioni risalgono al Medioevo. Pare che il paese sia nato come casale o piccola frazione dell’antica Telesia e dopo il terremoto del 1349, con le conseguenti esalazioni di vapori solfurei, Telese a poco a poco si spopolò incrementando la popolazione dei comuni vicini come appunto Solopaca. Erano diversi i rioni della cittadina di quel periodo: Capriglia, probabilmente il più antico, Procusi e Telesini. Nel 1575 il feudo fu acquisito dai Ceva Grimaldi di Genova, ai quali appartenne fino agli inizi dell’800, quando a seguito dell’abolizione della feudalità, Solopaca divenne Comune del Regno di Napoli. Solopaca rientra nella storia del brigantaggio con i Borboni grazie alle sue montagne, ai folti boschi e alle naturali caverne che servivano egregiamente alle facili avventure dei banditi. Tuttora esiste una lunga galleria sotterranea, in muratura, denominata Grotta dello Staglio, sita nei pressi della contrada Santianni. A Solopaca non una sola volta vi fu una visita da parte dei Reali di Napoli: nel 1807 arrivò Giuseppe Bonaparte, nel 1810 Murat. La visita più ricordata è certamente quella Ferdinando II in occasione dell’inaugurazione del magnifico ponte sul Calore intitolato alla moglie del sovrano, Maria Cristina di Savoia.

Solopaca è un paese di poco più di 3.000 abitanti ed è caratteristico per la sua forma stretta e lunga, nel quale sono conservati gioielli architettonici di alto prestigio. Sono due le chiese parrocchiali di Solopaca: San Martino di Tours e San Mauro martire. La prima eretta nella località detta proprio Li Santi Martini, le cui prime notizie risalgono al Trecento. Con l’aumento della popolazione, considerato che la vecchia chiesa di San Martino era piccola e non più efficiente, si decise di costruire un tempio più grande su un terreno donato dall’Università, nel 1728. Ha una scalinata molto simile a quella dell’omonima chiesa di Cerreto Sannita. La Parrocchia di San Mauro, invece, vide il posarsi della sua prima pietra nel 1682, voluta dalla famiglia del Duca Antonio Maria Ceva – Grimaldi e dall’Arciprete Don Pietro Antonio Buonhome. È una chiesa ricca di stucchi pregiati, nel cui interno è presente una statua lignea di San Rocco. Presenta, inoltre, un’antica scultura di San Mauro portata qui dagli sfollati della vicina Telesia a seguito del terremoto del 1349. Di rilevante importanza anche il Santuario della Madonna del Roseto, di origine benedettina, che sorge sul Monte delle Rose, edificata intorno al XII secolo, punto di riferimento visivo di tutta la valle circostante. Dopo essere caduto in rovina, nel 1747 il vescovo Falangola ne ordinò il restauro della struttura. Il terremoto del Molise del 1805 fece crollare il santurio e la statua della Madonna, salvatasi, venne trasportata nella Chiesa di San Mauro dove, col tempo, venne dimenticata e riposta in un mobile nel vano sottostante al campanile. Nel 1844 vi fu una grave siccità e per questo motivo la statua venne portata in processione facendo voto che, in caso di pioggia, i cittadini di Solopaca avrebbero riedificato la chiesa. Il miracolo avvenne: un’improvvisa e forte pioggia investì il paese di Solopaca e i suoi cittadini, orgogliosamente devoti e riconoscenti, pochi mesi dopo cominciarono i lavori di ricostruzione. Ogni anno, il primo lunedì di giugno, i cittadini di Solopaca portano in processione la statua della Madonna del Roseto dal santuario omonimo fino al paese. Per tutta la stagione estiva la statua rimane nella cittadina, per poi essere riportata il primo di settembre al Santuario. Le altre chiese solopachesi sono la Chiesa Madre o Chiesa del Corpo di Cristo, in cui fu sepolto il Duca Marcello Ceva – Grimaldi, con le sue decorazioni barocche, e il campanile in stile vanvitelliano. Caratteristica, al suo interno, è la Cappella del Sacro Monte dei Morti. Un tempo era detta anche ricettizia, in quanto potevano celebrarvi Messa soltanto i sacerdoti che erano originari del luogo, i recepti. Vi sono anche la Chiesa della Madonna del Carmelo, la Chiesa di Santa Maria Te Amo, un tempo probabilmente appartenente all’Abazia del Roseto, la Chiesa di San Leonardo.

Molti i palazzi storici di Solopaca: il Palazzo Ducale dei Ceva – Grimaldi è situato nella parte alta del paese, detta Lo Morillo, mossa tipica dell’epoca per avere un’ampia visuale sulla valle circostante e poter tenere tutto sotto controllo, in cui fu ordita la famosa Congiura di Macchia del 1707, contro il viceré spagnolo di Napoli e a favore delle armi austriache. Negli anni successivi fu dimora signorile, Palazzo di Giustizia e carcere. Il Palazzo Cutillo, invece, oggi è di proprietà del Comune e ospita la Biblioteca comunale dedicata al filosofo e patriota solopachese Stefano Cusani e la sede dell’attivissima Pro Loco solopachese. Ha una doppia entrata, una a Corso Cusani e una a Via Procusi, e qui troviamo anche il Museo Enogastronomico, il MEG, dedicato al cibo e ai sapori della terra, in cui ha sede la Mostra Permanente di Solopaca, a cura dell’Associazione “Maestri Carraioli”, dedicata alla storia della Festa dell’Uva. Da ricordare, inoltre, il Palazzo Fasani, Palazzo Abbamondi, Palazzo Cusani, Palazzo Aceto, Palazzo Giambattista. In prossimità della Chiesa Madre sorge una torre circolare, resto del Castel San Martino, castello normanno dell’XI secolo, le cui forme però lasciano pensare anche a un’origine angioina. Una delle strutture più importanti di Solopaca è il Ponte Maria Cristina, inaugurato nel 1835 da Re Ferdinando II di Borbone e intitolato alla moglie Maria Cristina, distrutto alla fine della Seconda guerra mondiale a causa di un bombardamento americano e ricostruito nella medesima località, ove è presente anche la Fontana della Sala. Del vecchio ponte restano le due piazzole semicircolari ai due imbocchi, i quattro leoni in marmo e i quattro grossi pilastri che reggevano le catene e che, con l’edificazione del nuovo ponte in cemento armato, furono posti in posizione arretrata rispetto alla loro collocazione originaria, conservati solo per ricordo. I leoni, purtroppo, hanno subito un furto nel 2003 e sono stati recentemente sostituiti.

Solopaca nel 2019 ha fatto parte del territorio di Sannio Falanghina “Città del Vino 2019”, il prestigioso riconoscimento assegnato al territorio beneventano da Recevin, ossia la rete delle 800 Città del Vino presenti in undici Paesi europei, insieme ad altri cinque comuni proponenti la candidatura a Città Europea del Vino 2019, ossia Guardia Sanframondi, Castelvenere, Sant’Agata De’ Goti, Telese, Torrecuso e Benevento e ad altri diciassette comuni del territorio. Ed è proprio il vino una delle più importanti risorse del territorio solopachese. A Solopaca è presente una delle più antiche Cooperative agricole della Campania, La Cantina di Solopaca che, con i suoi 120 mila ettolitri di vini prodotti, è ai primi posti nella produzione regionale. Nel suo territorio, già nel 1100 alcuni documenti parlavano dei vuttari di Solopaca, coloro che avevano a che fare con le botti di vino, le votti, appunto. I suoi vigneti sono ubicati in un vasto comprensorio che parte da Solopaca e coinvolge altri sedici comuni limitrofi, raggiungendo una superficie vitata totale di circa 1.300 ettari. Qui viene coltivato il Solopaca DOC, primo vino nel Sannio ad aver ottenuto il riconoscimento di origine controllata (D.O.C.).

Ed è proprio a Solopaca che si svolge una delle più importanti manifestazioni legate al vino, la Festa dell’Uva che fin dalla sua prima edizione del 1979, si caratterizza per uno scenario unico e suggestivo, con la sua sfilata dei carri preceduta dalle autorità con i gonfaloni dei comuni confinanti, seguiti dal corteo storico di sbandieratori e musicanti. Tipici i banchi gastronomici allestiti per l’occasione, per gustare i piatti della cucina contadina, come i cavati, tipici gnocchi di farina altrimenti nominati cavatelli, salsicce alla brace, peperoni imbottiti, struscioli, una specie di bigné rustici, ovviamente accompagnati da tanta uva e dal buon vino solopachese. Un’altra caratteristica manifestazione è La Ballata dei Briganti, ogni estate, con musica, proiezioni, rievocazioni storiche, escursioni nei luoghi frequentati dai briganti, rievocando gli eccidi di Pontelandolfo e Casalduni e le scorrerie dei briganti che infestavano i monti del Taburno e del Matese. L’11 novembre Solopaca festeggia il Santo Patrono, San Martino di Tours, con una rinomata fiera, un evento che si ripete da secoli, con l’esposizione di merci di ogni tipo, dall’abbigliamento ai casalinghi, dai materiali per l’agricoltura alla classica coppeta, erede della cupeta beneventana, tradizionale torrone bianco, alto e doppio. Suggestive le ambientazioni medievali, il percorso enogastronomico a cui prendono parte le cantine di Solopaca che fanno degustare il novello, il mercatino del baratto, mostre di pittura, e le suggestive animazioni.

GALLERIA FOTOGRAFICA DI SOLOPACA

Il Santuario del Roseto, così chiamato perché si trova sul Monte delle Rose. Tipica la processione della sua Madonna, dal Santuario al paese nel primo lunedì di giugno di ogni anno e dal paese al Santuario, il primo settembre. Foto di Federica Frattasio e foto offerta dalla Pro Loco di Solopaca.

Panorama di Solopaca. Foto offerte dalla Pro Loco di Solopaca.

Le chiese parrocchiali. La Chiesa di San Martino di Tours e la Chiesa di San Mauro martire. Foto messe a disposizione della Pro Loco di Solopaca.

Il Palazzo Ducale, situato nella parte alta del paese, detta Lo Morillo. Foto offerta dalla Pro Loco di Solopaca.

I caratteristici carri della Festa dell’Uva, rinomata manifestazione settembrina solopachese. Foto dell’edizione 2007 di Nicola Conte.

Il Corso principale di Solopaca. Foto offerta dalla Pro Loco di Solopaca.

Il complesso del SS. Corpo di Cristo, caratteristico per le sue decorazioni barocche e il campanile in stile vanvitelliano. Foto prese dal web e offerte dalla Pro Loco di Solopaca.

Le botti della Cantina Sociale di Solopaca, una delle Cooperative agricole più antiche esistenti della Campania. Foto tratta dal sito web della Cantina.

Il Ponte Maria Cristina di Savoia, con i suoi leoni e la Fontana della Sala. Foto offerte dalla Pro Loco di Solopaca.

Il vino è una delle più importanti risorse agricole di Solopaca. Uno dei suoi bellissimi e preziosissimi vigneti e una scena di vendemmia. Foto di Gianluca Canelli e della Pro Loco di Solopaca.

Una caratteristica stradina antica del centro storico di Solopaca. Foto offerta dalla Pro Loco di Solopaca.

La locandina de La Ballata dei Briganti, manifestazione tipica che rievoca il brigantaggio storico solopachese.

La Chiesa di Santa Maria Te Amo, che un tempo, molto probabilmente, apparteneva all’Abazia del Roseto. Foto di Federica Frattasio.

La Torre di Castel San Martino, così chiamato perché sorse accanto alla Chiesa di San Martino. Dalla struttura dei suoi torrioni si può ipotizzare che fosse una costruzione tipica angioina. Foto di Federica Frattasio.