Alfonso Ruggieri: “Il lockdown ha esaltato tutto ciò che avevo dentro”

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È un artista, ha fatto della creatività e della rappresentazione figurativa il suo credo, la sua identità espressiva si è maggiormente esaltata in un periodo in cui è stato costretto a fare i conti con la chiusura verso gli altri, col dolore e la paura, quel senso di smarrimento avanti all’ignoto e ai dubbi che il nuovo virus ha portato, con la costrizione di dover restare in casa, un periodo che in tanti hanno mal vissuto, ma da cui lui è riuscito a ricavare la maggiore espressione di se stesso. Alfonso Ruggieri, giovane promessa di San Lorenzello, è molto apprezzato dai suoi concittadini e nel borgo in cui vive da ormai due anni, Sant’Agata de’ Goti, un giovane che ha dentro di sé il talento artistico e una grande dose di umanità e di espressività da esternare. Si è laureato all’Accademia delle Belle Arti, lavora in ambito artistico e sa perfettamente esprimersi con matite e pennelli. Le figure che sapientemente crea riescono ad assumere dei contorni plastici da farli sembrare reali, piccole sculture su cartoncino o su tela. È un insegnante di sostegno in un liceo artistico e il suo lavoro sa dargli e ispirarlo. Un rapporto con la sua allieva che sa ritemprarlo, ricrearlo, lo ha fatto crescere, un rapporto alla pari, reciproco, in cui l’uno dà all’altra, in cui ci si sente protagonisti dello stesso disegno. Alfonso è così, un creativo e in quanto creativo ha tanto da dire, da esprimere. E lo ha fatto!

Il lockdown non lo ha immalinconito, non lo ha fatto deprimere, del resto per chi ha una forte vena creativa restare in casa e non potersi concedere altre distrazioni non vuol dire sentirsi braccato. Al contrario, la sofferenza, le immagini drammatiche alla tv, il conteggio quotidiano dei decessi, i pianti e le paure, il contatto con se stessi, col proprio silenzio, con le mura domestiche, un contatto forzato negli ambienti di casa, alle prese con la didattica a distanza, lo hanno fatto rifiorire. La lentezza del tempo che scorreva è divenuta ispiratrice e ha partorito tutto ciò che Alfonso aveva dentro e non riusciva a esprimere. Del resto, si sa, per gli artisti, che siano scrittori, pittori, musicisti, il silenzio, la lentezza, la sabbiolina della clessidra che scende lentamente sono portatori di tutto ciò che di più creativo c’è dentro, come un’ondata di rinascita catartica. Così ha vissuto il lockdown, Alfonso, interpretando e dipingendo ciò che sentiva. E proprio così, con matita su cartoncino, ha creato una mascherina e dei guanti da poter donare al Cotugno di Napoli, da vendere all’asta a scopo benefico. Mascherina e guanti, quegli accessori con cui abbiamo dovuto imparare a fare i conti e che ci riporteranno sempre alla mente questo periodo emergenziale che rimarrà dentro ognuno di noi. Mascherina e guanti schizzati ma con una profondità tale da farli sembrare oggetti appoggiati su un foglio.

Ripeto sempre a me stessa che del lockdown mi mancano la lentezza e il silenzio. Quello stesso silenzio che ha aperto il cuore di Alfonso, che ha accentuato la sua sensibilità, la sua introspezione interiore, che gli ha dato la possibilità di scrivere addirittura un brano musicale, ispirato da un momento della propria vita certamente insolito. Ma più di tutto, Alfonso, in 57 giorni di quarantena, ha realizzato un ritratto a olio di Jago, l’artista scultore che lui considera il suo più grande ispiratore, come un fratello minore da cui imparare tanto, un avanguardista del pensiero che ha saputo comunicargli molto, con la sua arte. Si è sentito talmente ispirato che ha deciso di donarsi all’amico con la rappresentazione di se stesso, con il suo modo di vederlo, comunicando con dei tratti schizzati e sapientemente modellati. Ogni giorno, per 57 volte, circa quattro ore quotidiane da dedicare al suo progetto, quel progetto che aveva in testa e che ha dipinto con mente e cuore, che ha preso mano mano forma, dimensione, realtà, profondità, dando vita a un ritratto che è un vero e proprio capolavoro. L’idea di Alfonso è quella di avvicinarsi a Jago in modo alto, nella maniera più elegante possibile, e certamente è riuscito. Ha voluto ringraziarlo per le ispirazioni che gli ha procurato e per quegli insegnamenti, forse involontari, che gli ha dato. Alfonso ha saputo trarre da circa due mesi di lockdown la più grande opportunità di esprimere tutto ciò che di più grande, dentro di sé, ha sempre avuto e certamente si può definire un grande artista che dal silenzio e dall’introspezione ha saputo partorire il genio che aveva dentro.