A seguito della nota stampa inviataci ieri dall’Avv. Raffaele Benevento, circa la proposta della rivisitazione della toponomastica di Guardia Sanframondi (clicca qui), la dottoressa Fiorenza Ceniccola, consigliere comunale nelle file della maggioranza consiliare guardiese, invia questa comunicazione:
“Quando c’era Bettino Craxi l’Italia era in serie AAA oggi siamo scivolati in serie BBB con outlook negativo. E poi qualcuno fa finta di non capire e si meraviglia che io chieda al Consiglio Comunale guardiese di intitolare un luogo pubblico a Bettino Craxi (così come ha saputo fare con il Presidente Aldo Moro) e che migliaia di persone vadano fino ad Hammamet per onorare la memoria di un grande uomo di Stato che ha speso la sua vita per il bene dell’Italia. Un grande statista che, per dirla con l’Unità del 1999 “…è stato tra i 5 o 6 personaggi che hanno fatto la storia d’Italia dal dopoguerra agli anni ‘90′.
Un grande uomo di governo che nel 1984 con il cosiddetto ‘Decreto di San Valentino’ aveva quasi azzerato l’inflazione, portandola dal 16% al 4%; che aveva portato l’Italia al quinto posto nell’economia del mondo con un tasso di sviluppo di circa il 3% annuo ed ottenuto per la prima (ed unica) volta il massimo di affidabilità da parte delle maggiori agenzie di “rating” internazionale che attribuirono all’Italia la valutazione massima, la cosiddetta tripla AAA, portando in questo modo il nostro Paese nell’ aristocrazia dei paesi industrializzati ( oggi siamo scivolati in serie BBB: una valutazione che riflette il livello estremamente alto del debito pubblico, il bassissimo andamento della crescita del Pil, l’incertezza della politica economica e i rischi associati alle proiezioni sul debito); che aveva vinto la battaglia del terrorismo e che, pur convinto filo-americano, non s’era fatto umiliare da Reagan a Sigonella (in occasione del sequestro dell’Achille Lauro).
Un grande Presidente che arrivò alla guida del Paese in un momento di grave crisi strutturale (quando nell’agosto del 1983 il primo Governo Craxi iniziò ad operare la produzione industriale era crollata del 7% e le quotazioni azionarie precipitavano, al punto che, solo pochi mesi prima, si era stati costretti ad un intervento assolutamente eccezionale: la sospensione per tre giorni dell’attività di Borsa per evitare un vero e proprio tracollo) e che al programma dell’austerità considerata come la sola via d’uscita dalla crisi (proposto da Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano) seppe contrapporre la politica degli incentivi alla ripresa industriale per far uscire il Paese dalla recessione e dalla stagnazione. Un grande modernizzatore che non esitò a far votare “si” ai socialisti quando si doveva decidere l’ingresso dell’Italia nello Sme.
L’Italia è davvero uno strano Paese. Abbiamo decine di vie dedicate a Lenin, a Che Guevara, a Ho Chi Min, a Mao Tse Tung e persino a Stalin. Ma per vedere un luogo pubblico dedicato a Bettino Craxi dobbiamo andare a Santiago del Cile, nella suggestiva cornice del Cementiero General de Recoleta, dove riposa il grande presidente Salvador Allende, vittima innocente della dittatura di Pinochet. E per dare ai Consiglieri Comunali e a qualche sepolcro imbiancato un po’ di materiale su cui riflettere prima di esprimere un giudizio sul Presidente Bettino Craxi vale la pena ricordare quello che scriveva il giurista fiorentino Luigi Ferrajoli, nel volume “Diritto e ragione” in cui illustra il male oscuro che mina la giustizia italiana: “Il diritto penale prodotto in Italia per fronteggiare l’emergenza del terrorismo e della criminalità organizzata è indubbiamente … in contrasto con i principi dello Stato di diritto … ha in molti casi prodotto una giustizia politica alterata nella logica interna rispetto ai canoni ordinari: non più attività cognitiva basata sull’imparzialità del giudizio, ma procedura decisionista e inquisitoria fondata sul principio dell’amico/nemico…I nuovi mezzi eccezionali si sono radicati nelle prassi e diffusi anche nei normali processi, generando poteri e centri di potere non disposti a smobilitare e soprattutto un’incultura poliziesca informata prevalentemente ai valori pragmatici della sicurezza e dell’efficienza”. È bastato trasferire la ‘metastasi legislativa’ antiterrorismo e antimafia alle indagini di Mani pulite, utilizzando anche il “principio dell’amico/nemico”, per avviare la ‘rivoluzione’ del ring senza più regole sino alla desertificazione delle garanzie, che distrugge le persone e produce la malagiustizia. A tutto ciò si è ribellato il cittadino Craxi e per tale motivo la Corte di Giustizia europea ha condannato lo Stato italiano”.
Giornalista