Comunicato Stampa – Dott.ssa Fiorenza Ceniccola – Amministratrice “La Casa di Bacco”
Le tasche degli zappatori-vignaioli sono sempre più vuote e il Governo giallo-rosso guidato dal prof. Conte invece di aiutarli promuovendo la cosiddetta “agricoltura contrattualizzata” decide di ammazzare il buon vino italiano col pretesto del virus cinese. E, ancora una volta, quando i nostri “bravi” governanti si girano dall’altra parte per non vedere quello che accade è la Casa di Bacco a scendere in campo per denunciare l’approvazione di provvedimenti legislativi gravemente lesivi della viticoltura e dell’olivicoltura italiana.
È già accaduto nel luglio 2016 quando l’Unione europea voleva assegnare “l’origine controllata” dei vini sulla base solamente degli uvaggi e non anche del territorio di appartenenza (il cosiddetto terroir) e il fondatore della Casa di Bacco, dott. Amedeo Ceniccola, fu costretto a prendere carta e penna per scrivere al presidente Renzi e denunciare la “porcata” che si voleva approvare e, nel contempo, promuovere una raccolta di firme per chiedere ai nostri amministratori locali di attivare le procedure necessarie per dare consistenza toponomastica ai nostri preziosi vitigni autoctoni di Falanghina, Aglianico e Barbera.
La stessa storia si è ripetuta quando a Bruxelles si cercava di far passare il nuovo regolamento sulle etichettature del vino che avrebbe potuto distruggere vitigni che evocano tradizioni e qualità del nostro territorio: solamente il fondatore della Casa di Bacco, dott. Amedeo Ceniccola, ebbe la forza di denunciare a voce alta la “porcata” che si stava approvando nel Parlamento europeo (a tal proposito, non possiamo non stigmatizzare il comportamento del sindaco di Guardia Sanframondi, Panza Floriano, che dopo aver ascoltato la denuncia presentata dal fondatore della Casa di Bacco, Amedeo Ceniccola – quando tutti i Signori del Vino dormivano sogni tranquilli – la riportò nell’assemblea dei soci della Rete europea delle Città del Vino riscuotendo un grande consenso ma guardandosi bene dal ricordare chi aveva denunciato per primo le sciagurate decisioni che si stavano approvando a Bruxelles e vendendosi, in tal modo, farina del sacco che non gli apparteneva).
Oggi, ancora una volta, quando i “Signori del Vino” restano in religioso silenzio per non “disturbare” gli amici e compagni romani è stata la Casa di Bacco a recarsi a Roma per denunciare dinanzi alla sede del Parlamento la “porcata” che è stata consumata a danno di tutti i zappatori-vignaioli e promuovere una petizione popolare per chiedere l’immediata revisione del decreto Semplificazioni entrato in vigore lo scorso 16 luglio e, in particolare, la cancellazione del comma 7-bis dell’art. 38 con il quale è stata sancita, col pretesto dell’emergenza provocata dal virus cinese, la fine delle Doc e delle Docg.
In poche parole, Falanghina, Aglianico,Taurasi, Barolo, il Prosecco e con loro altri 340 vini Doc e altri 70 vini a Denominazione di origine controllata e garantita vengono cancellati con un danno d’immagine ed economico incalcolabile per i nostri vignaioli e grande gioia per gli operatori senza scrupoli che con la nuova normativa possono comprare un po’ di Falanghina o Aglianico nella cosiddetta “vigna del Sannio”, mischiarlo con chissà cosa e imbottigliare altrove, al riparo da qualsiasi sorveglianza e dare vita a un autentico falso Aglianico o falso Falanghina.
Tutti gli zappatori-vignaioli e tutti i cittadini di buona volontà sono invitati domani 18 agosto in piazza Castello alle ore 19.30 per discutere e firmare la petizione popolare predisposta dalla Casa di Bacco e dall’associazione RINASCITA GUARDIESE.
Clicca sul link per leggere la petizione – clicca qui –