Riceviamo e pubblichiamo dalla Diocesi di Cerreto Sannita: “Tempo d’isolamento forzato come tempo di coscienza recuperata”. Alcune riflessioni del vescovo diocesano mons. Battaglia sull’ipotesi di riapertura dell’ex P.O. “Maria delle Grazie” di Cerreto Sannita e sui tagli sulla salute, in questo momento difficile e faticoso che anche il nostro territorio sta vivendo.
“Negli ultimi dieci anni, in Italia, se da una parte abbiamo avuto grossi tagli sulla salute, dall’altra è aumentata la produzione delle armi. Il paradosso è che, in questo momento, siamo capaci di produrre revolver, bombe, mitragliatrici e munizioni, ma non mascherine, ventilatori e presidi sanitari. Siamo in grado di fabbricare più proiettili di morte che non costruire “colpi” di vita. Ci stiamo accorgendo adesso dell’enorme errore. Soprattutto in questo drammatico momento che stiamo vivendo in Italia e nel mondo intero, non possiamo non sentire il bisogno umano e civile di levare la nostra voce contro questa enorme ferita. E’ il tempo, per tutti, di rivedere le “priorità” sui disagi sociali nel nostro Paese. Più che investire sulla produzione di armamenti investiamo sulla tutela della salute!
Viviamo una situazione gravissima sia sul piano sanitario – con ospedali sovraffollati, personale sanitario esposto in prima linea – sia su quello economico, con conseguenze enormi per le famiglie dell’intero Paese, a maggior ragione per quelle già in difficoltà o al limite della sussistenza.
Tale situazione attuale impone attenzione reale verso chi sta vivendo enormi fatiche, disagi e sofferenze. Attenzione e rispetto, soprattutto, verso chi è malato, chi ha perso i propri cari, chi ha familiari ed amici ricoverati in ospedale, chi sta patendo, e gratitudine verso chi si sta facendo in quattro come i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari tutti e gli operatori di volontariato.
Visti, quindi, i tagli alla sanità a livello nazionale e vista l’attuale situazione di emergenza, nell’ottica del darci tutti una mano, reciprocamente, e di una migliore copertura su tutto il territorio, è senza dubbio necessaria la riapertura, in tutta Italia, di strutture ospedaliere pubbliche non più attive e la disponibilità di strutture private,per decongestionare le strutture sanitarie e, nello stesso tempo, dare un contributo concreto verso persone e familiari che, in questo momento, stanno facendo molta fatica nella sofferenza. Ma senza farli diventare moderni lazzaretti. Anche nel Sannio, purtroppo, i casi stanno aumentando. Ben venga, quindi, anche la riapertura dell’ex Presidio Ospedaliero “Maria delle Grazie” di Cerreto Sannita, come da molte parti si sta chiedendo. Ma si garantiscano almeno due condizioni.
La prima è che abbia luogo una prevenzione totale della struttura, attraverso tutte le rigorose misure del caso previste, a partire dal rispetto delle Norme di Sicurezza e dalla presenza di tutti gli strumenti essenziali per curare i pazienti. Una prevenzione totale che possa salvaguardare e non mettere a rischio sia il personale medico-sanitario che presterà servizio, sia la comunità di Cerreto Sannita.
La seconda condizione riguarda il futuro stesso dell’ospedale. E cioè, che al termine di questa fase emergenziale, istituzioni e cittadini possano tornare a sedersi attorno ad un Tavolo per far sì che il “Maria delle Grazie” di Cerreto Sannita possa tornare ad essere un presidio ospedaliero operativo e funzionale al 100%.
Anche in questa fase delicata e particolare, drammatica e dolorosa, in cui stiamo sperimentando e imparando la lezione del limite, adattare scelte e decisioni alle esigenze dei cittadini e del territorio significa dare ai bisogni il volto e la forma dei diritti. Dare un volto ai bisogni significa non fermarsi a riaprire un ospedale solo temporaneamente, per l’emergenza impellente del momento, ma vuol dire riaprirlo in modo definitivo come punto di riferimento per il popolo dell’intera Valle Telesina e del Titerno.
Il nostro territorio sta ancora una volta gridando, in questo momento, questa necessità e questo bisogno. Il mio appello accorato ai comuni, alle istituzioni tutte a tutti i livelli e all’Asl, come sempre, è quello di lavorare insieme, trovando concrete soluzioni ed unità d’intenti. Per fare ciò occorre abbandonare le logiche di schieramento politico e personale, i processi sommari, le semplificazioni. Sarebbe una colpa lasciarsene imprigionare.
Se dal basso nasce un’esigenza è compito della Politica (con la P maiuscola) ascoltarla, raccoglierla e farsene carico, facendo in modo che, nel dialogo inter-istituzionale, si possano trovare le risposte di cui questo territorio ha realmente bisogno. Nulla è perduto. C’è sempre posto per la speranza e per trasformare le tante fragilità di questa terra in opportunità per tutti. Oggi più che mai auspico la necessità di riannodare le fila del dialogo tra le istituzioni coinvolte sul tema della sanità come su quello del lavoro.
Che questo tempo, soprattutto d’isolamento forzato, si trasformi per tutti noi in un “tempo della coscienza” per raggiungere quell’urgente coesione ed uguaglianza sociale, perché ogni germoglio di solidarietà diventi realmente costruttore di umanità.”