Avevamo pubblicato qualche settimana fa l’appello della mamma coraggio di Telese Terme, Rosa Buono, e di altre amiche-mamme che hanno perso prematuramente i loro amati figli (clicca qui per vedere la petizione). Rosa è un’infermiera, che da sempre conosce la sofferenza, lavorando nel settore della terapia intensiva neonatale: conosce bene il dolore dei neonati ma anche di quelle mamme che soffrono con loro, con i loro cuori nelle piccole cullette e incubatrici ospedaliere. Rosa vede ogni giorno tante piccole creature appena nate, e in ognuna di quelle piccole manine, di quei gemiti, rivede i suoi figli quando sono venuti alla luce. E rivede suo figlio che non c’è più. Rosa è una bellissima mamma che ha perso il suo bambino, un bambino diciottenne che, come per ogni figlio, resta sempre un bambino nel cuore della propria madre, un bambino che è volato via il 4 settembre 2018 per un raro sarcoma. Un dolore che non si risanerà mai, e l’unico sottile legame che le resta, oltre all’amore che nutre sempre dentro al suo cuore, e a quel legame che va oltre ogni confine visibile tra madre e figlio, è la sua visita quotidiana al loculo di Alex: per un’intimità con quel corpo che non può più stringere ma che lei sente così vicino, per una carezza, seppur attraverso la fredda pietra di una lapide, per un fiore, un dono, una lettera accartocciata, uno sguardo, un contatto.
Rosa, come tante persone che stanno vivendo il dramma di non poter fare visita ai propri cari defunti, chiede a gran voce al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che i cimiteri possano riaprire: che tipo di assembramento, si chiede mamma Rosa, può avvenire nei cimiteri? Perché non aprirli, in maniera regolamentata, in giorni dedicati, orari prestabiliti, e dare la possibilità di una visita ai propri cari a chi sta soffrendo per la loro lontananza in questo periodo in cui, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, gli stessi cimiteri sono stati chiusi? “Un cimitero non è certamente un parco pubblico”, dice Rosa, e con le lacrime agli occhi e tutto l’amore che si legge tra le sue parole, con la voce strozzata e il viso che emana amore puro, apre il suo cuore alle telecamere di Fanpage.it, in un video che potete vedere cliccando su questo link.
In seguito la lettera di Rosa al Presidente Conte: “Gentile Presidente, mi chiamo Rosa e sono una madre che ha perso un figlio il 4 settembre 2018 a causa di un tumore raro. Sono infermiera e da 20 anni lavoro in prima linea. Conosco bene il sacrificio e l’abnegazione che necessita questa professione i cui professionisti,oggi , chiamate eroi. A noi, infermieri in TIN, i genitori dei piccoli prematuri, ci chiamano Angeli. Conosco bene anche come si sta dall’altra parte della barricata, con un figlio che diventa malato. Dal 2018 però non ho più le forze per essere di aiuto agli altri, ma con tanto coraggio e forza di volontà, come la professione richiede per definizione, ogni giorno cerco di dare il meglio anche se col cuore mio spezzato. Non mi voglio dilungare oltre perché immagino la mole di richieste e di lavoro a cui è sottoposto in questo particolare periodo. Vengo al dunque, alla richiesta: chiedo di prendere in considerazione e fare una specifica alla Nazione e alle Regioni in merito alla possibilità di APRIRE I CIMITERI IN MODALITA’ REGOLAMENTATA, già dal 15 aprile per esempio: – apertura su tre giorni a settimana – su orario giornaliero da stabilire tra mattina e pomeriggio il tutto con i dovuti controlli e regole al fine di garantire il rispetto delle norme previste per il contenimento della diffusione del Covid-19, al pari dei supermercati e farmacie. Non chiedo la luna. Ma lei e la sua equipe saprete trovare la modalità più opportuna meglio dei miei suggerimenti. Ritengo di poter essere portavoce dei tanti genitori, di cui non ho potuto raccogliere firme per il momento storico e che non hanno voluto o potuto scegliere la cremazione, portando le spoglie del figlio A CASA, ma hanno i propri figli in un cimitero, in una bara.
In questo periodo, ho raccolto molti pensieri, pensieri dolorosi, messaggi di sconforto, dei genitori che hanno dovuto, loro malgrado, rinunciare non solo alla presenza in casa del figlio, ma anche non poter andare davanti al loro corpo, inerme , in una bara, per dedicare un pensiero, una preghiera ed è devastante. Presidente, per noi genitori è essenziale come l’aria andare in quel luogo che mai avremmo voluto per i nostri figli, semmai per noi prima. È essenziale andare ad accendere un lumino, per portare un po’ di calore, oppure togliere i fiori secchi per poggiare sulla tomba uno fresco. Assembramenti nei cimiteri, per fortuna, non ce ne sono mai stati se non il 2 novembre ma comprendo bene che , in questo periodo, tutto è possibile, pur di uscire, la gente farebbe la fila anche nei cimiteri. Io però voglio pensare che i cittadini siano persone sensate, e soprattutto di cuore e non approfitterebbero di tale questione. Abbiamo ed hanno tutti rispetto per il dolore, soprattutto quello di una madre, quello di un padre, di una sorella o fratello, che tutto avrebbero voluto vivere ma mai andare al cimitero per un figlio, per un fratello. Non le dico di mettersi solo per un nanosecondo nei nostri panni, perché è davvero, non solo atroce, ma devastante, pertanto le chiedo di accogliere, con i dovuti regolamenti questa richiesta, che non è soltanto mia, ma dei tanti genitori purtroppo di figli oramai INVISIBILI. I GENITORI “AMPUTATI” CHIEDONO DI POTER MANTENERE QUEL LEGAME SOTTILE, INVISIBILE, ORA, CON I NOSTRI FIGLI, CHE FISICAMENTE POSSIAMO ESPLICARE SOLTANTO ANDANDO DAVANTI ALLA LORO TOMBA. Col cuore in mano e a pezzi, che gronda sangue da quel maledetto giorno, la saluto e confido che prenda in considerazione la richiesta, non col cuore, o almeno non soltanto, ma col buon senso che guida da sempre l’umanità. Un caro saluto, mamma Rosa e quelli come me”.
Giornalista