Meritocrazia Italia, PNRR: “Si scongiuri il rischio di divari territoriali”

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Comunicato Stampa – Meritocrazia Italia

Un uso razionale e ragionevole delle risorse del Recovery Fund impone di definire l’ordine di priorità degli interventi e su questo di calibrare progetti e percorsi. Essenziale è, anzitutto, avviare un progetto di sistema per le Regioni del Sud Italia, per rafforzarne la capacità amministrativa e ridurre i divari territoriali, con contenimento delle diseguaglianze sociali, economiche e territoriali e creazione di un ‘secondo motore’, quello del Sud, capace di operare in sinergia con il resto del Paese. Per consentire al ‘Sistema Italia’ di funzionare davvero come organismo unitario a vantaggio dell’intera Comunità. Al Mezzogiorno è destinato il 40% delle risorse del PNRR, circa 82 miliardi, ma, in prospettiva, bisogna fare i conti con la realtà.

Il Concorso per il Sud sta faticosamente procedendo alla seconda fase, visto che la prima ha permesso di assumere solo 800 dei 2.800 tecnici del bando. Ci sono poi i 400 dei mille previsti dal PNRR da assumere entro l’anno, personale che dovrebbe comunque essere poi formato. Il nodo principale, quindi, resta la carenza di personale e la debolezza della macchina amministrativa di Regioni e Comuni del Sud, che rischiano di mettere a repentaglio l’utile realizzazione del Piano.

Non si può ignorare, infatti, che, con il 40% di enti locali in dissesto e senza dirigenti tecnici, per le amministrazioni sarà difficilissimo riuscire a recuperare le risorse adeguate per la costruzione e l’attuazione di progetti seri e realmente innovativi.

Il rischio che le risorse del Recovery vadano disperse è alto.

In questa cornice, Meritocrazia Italia formula accorato invito affinché

lo Stato eserciti poteri di sussidiarietà verticale, garantendo sostegno permanente a Regioni e Comuni mediante l’assegnazione di funzionari qualificati, se del caso investiti anche della facoltà di esercitare poteri sostitutivi;

– nelle more, in virtù dell’urgenza di predisporre queste forme di supporto, si investano Università, Politecnici, Cassa Depositi e Prestiti, Consorzi Territoriali di Ricerca e Agenzia per la Coesione Territoriale del compito di collaborare alla predisposizione di prototipi dei progetti da realizzare a livello locale;

– si inseriscano le ZES in un sistema unico e interconnesso per consentirne il rilancio e incrementarne la produttività anche mediante la sottoposizione ad un regime di esenzione fiscale.

L’Italia può davvero recuperare soltanto ripartendo dal Sud, da quella parte del territorio che da oltre 20 anni non produce più perché ingabbiata nella riserva indiana dei fondi strutturali. Le Istituzioni hanno il dovere di intervenire. I nodi strutturali non possono più costituire un valido alibi.