Muore un giovane 30enne e i suoi organi salvano cinque vite

postato in: Notizie dall'Italia | 0
Condividi articolo

Lo strazio di veder volar via un figlio ma, al contempo, la gioia di poter regalare vita e speranza ad altre persone. I polmoni sono andati a un diciassettenne del nord Italia. Il fegato è stato donato a un paziente gravissimo in Emilia Romagna. Il cuore batte ancora nel corpo di una giovane donna sarda. E i reni potrebbero salvare altri due sardi dalla costante dialisi. Davide Trudu, 30 anni, era un giovane sardo caduto dal trattore sul quale viaggiava, mentre era seduto sul parafango. Ha battuto la testa ed è morto nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale Brotzu di Cagliari. Una morte drammatica e inaspettata e, nonostante tutto, la sua mamma ha avuto la forse di acconsentire all’espianto degli organi. Cinque nuove vite rinascono grazie al suo grande gesto. Una comunicazione arriva dall’associazione Prometeo Onlus, attraverso le parole del presidente Pino Argiolas. “Il grande gesto di generosità di una mamma sarda che dona gli organi del proprio figlio morto dopo un incidente, fa rivivere cinque persone in Continente e in Sardegna con un trapianto. In Sardegna, ed in particolare all’ospedale G.Brotzu di Cagliari, il Coronavirus ha fatto tanta paura ma non ha disarmato gli operatori sanitari che si occupano di donazione ed trapianti di organi, che proprio in questi giorni sono stati molto impegnati. È notizia di questi ultimi giorni di un drammatico incidente che ha coinvolto un giovane sardo, che purtroppo è deceduto in Rianimazione, nonostante tutte le cure per poterlo tenere in vita da parte dei bravissimi rianimatori. Ma questi sanitari che nulla hanno potuto di fronte ad una morte encefalica dalla quale non si torna indietro, hanno saputo trasformare questa loro sconfitta in un gesto bellissimo di solidarietà umana proponendo ai familiari, alla mamma in particolare , di rendere meno vana la morte di questo giovane, donando gli organi per far continuare a vivere altre cinque persone che ne avevano un disperato bisogno”.