Da 20 anni le spoglie del Presidente Craxi riposano nel cimitero cristiano di Hammamet e, a distanza di tanti anni dalla morte, quasi nessun amministratore ha avuto la “forza” di onorare la memoria di un grande uomo di Stato che ha speso la sua vita per il bene dell’Italia.
Un grande statista che per dirla con l’Unità del 1999 “…è stato tra i 5 o 6 personaggi che hanno fatto la storia d’Italia dal dopoguerra agli anni ‘90”.
Un grande uomo di governo che nel 1984 con il cosiddetto “Decreto di San Valentino” aveva quasi azzerato l’inflazione, portandola dal 16% al 4%; che aveva portato l’Italia al quinto posto nell’economia del mondo con un tasso di sviluppo di circa il 3% annuo ed ottenuto per la prima (ed unica) volta il massimo di affidabilità da parte delle maggiori agenzie di “rating” internazionale che attribuirono all’Italia la valutazione massima, la cosiddetta tripla A, portando in questo modo il nostro Paese nell’ aristocrazia dei paesi industrializzati; che aveva vinto la battaglia del terrorismo e che, pur convinto filo-americano, non s’era fatto umiliare da Reagan a Sigonella (in occasione del sequestro dell’Achille Lauro).
Un grande Presidente che arrivò alla guida del Paese in un momento di grave crisi strutturale (quando nell’agosto del 1983 il primo Governo Craxi iniziò ad operare la produzione industriale era crollata del 7% e le quotazioni azionarie precipitavano, al punto che, solo pochi mesi prima, si era stati costretti ad un intervento assolutamente eccezionale: la sospensione per tre giorni dell’attività di Borsa per evitare un vero e proprio tracollo) e che al programma dell’austerità considerata come la sola via d’uscita dalla crisi (proposto da Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano) seppe contrapporre la politica degli incentivi alla ripresa industriale per far uscire il Paese dalla recessione e dalla stagnazione.
Un grande modernizzatore che non esitò a far votare “si” ai socialisti quando si doveva decidere l’ingresso dell’Italia nello Sme (primo passo verso la moneta unica, ferocemente osteggiata dal Partito Comunista Italiano).
L’Italia è davvero uno strano Paese. Abbiamo decine di vie dedicate a Lenin, a Che Guevara, a Ho Chi Min, a Mao Tse Tung e persino a Stalin. Ma per vedere un viale dedicato a Bettino Craxi dobbiamo andare in… Tunisia oppure a Santiago del Cile, nella suggestiva cornice del Cementiero General de Recoleta, il luogo dove riposa il grande presidente Salvador Allende, vittima innocente della dittatura di Pinochet.
In conclusione, per aiutare qualche Sindaco a spezzare le catene dell’oblio ed avviare le procedure necessarie per intitolare un luogo pubblico in suo onore vale la pena ricordare che:
- Il 19 gennaio 2000 Bettino Craxi è morto ad Hammamet suscitando il cordoglio di tutto il mondo democratico ed il governo dell’epoca -presieduto dall’on. D’Alema – propose di tributare a Bettino Craxi i funerali di Stato in Italia (e non furono svolti perché rifiutati dalla famiglia).
- La Corte di Giustizia Europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 6 della Convenzione di Strasburgo sull’equo processo. In poche parole, la Corte europea ha sancito che i più elementari diritti e le regole del diritto furono violati pur di arrivare ad una condanna del leader socialista.
- Il Procuratore Capo del Tribunale di Milano Gerardo D’Ambrosio (poi Senatore eletto nelle liste dei DS e del PD) che condusse le indagini che portarono alla condanna di Craxi fu il primo a riconoscere che l’ex segretario del PSI non aveva mai intascato soldi a titolo personale e in un’intervista al “Foglio” del 22 febbraio 1996 affermava: “…La molla di Bettino non era il suo arricchimento ma la politica” ed ha confermato in più occasioni che Craxi aveva ragione quando affermava che: “il sistema dei partiti della prima Repubblica si reggeva sul finanziamento illecito” che è stato amnistiato sino al novembre ’89, depenalizzato se compiuto dopo il ’93 e colpito penalmente solo se commesso in quell’intervallo di quattro anni. Una legislazione a singhiozzo con reati che appaiono e scompaiono a seconda degli anni. Solo chi è accecato dalla faziosità non riesce a capire che questo tipo di legislazione ha lesionato il principio di eguaglianza del cittadino davanti alla legge, anche del cittadino Craxi.
- La difesa della libertà dei popoli oppressi è stata per Bettino Craxi una ragione di vita. Non ebbe paura di accusare le multinazionali per l’aiuto dato al golpe cileno di Pinochet, così come aiutò i socialisti portoghesi a combattere la dittatura di Salazar. Non ebbe d’altra parte alcuna remora nel denunciare con forza i regimi comunisti dell’Europa dell’Est e a impegnarsi nella difesa del popolo palestinese. Tutti i perseguitati politici, prima o poi, sono arrivati a Roma per incontrare e ringraziare Bettino Craxi per il sostegno (non solo politico) che avevano ricevuto. Sacharov, Pliusc, Havel, il povero Pelikan; Jacek Kuron, Walesa, Dubcek, Ricardo Lagos, centinaia di espatriati cileni; gli intellettuali scampati a Castro, Yasser Arafat, Kaddumi, Nemer, Hammad.
Ciò che desiderava per lui lo avrebbe voluto davvero per tutti. Anche per coloro che ancora oggi, a distanza di tanti anni dalla sua morte, non riescono a liberarsi dalla faziosità ideologica e politica.
Amedeo Ceniccola
Presidente circolo “B. Craxi” – Benevento