Amedeo Ceniccola: lettera aperta a Massino Fini

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Egregio Dottor Fini,

ho letto il Suo articolo pubblicato oggi su Il Fatto Quotidiano dove c’è stata una vera e propria filippica contro: “… l’infame Don Rodrigo (alias Bettino Craxi) che, a conti fatti, è stato deleterio nella storia recente del nostro Paese”  e non possono nasconderle che lo stomaco mi si è chiuso, quindi le rispondo con il poco fiato che ho: “Il troppo storpia”.

E poiché mi rendo conto che Lei straparla di cose che non conosce mi consenta di ricordarle che Craxi nel 1983 (quando Lei ha scritto la lettera aperta a Claudio Martelli) doveva fare i conti con una Democrazia Cristiana al 32,93% ed un Partito Comunista al 29,89%  che nel Parlamento e nelle Commissioni facevano quello che volevano in nome del cosiddetto “compromesso storico” (quindi è fino troppo semplice immaginare chi si è … bevuto Milano) ed è morto divorato dal cancro ad Hammamet lontano dalla sua patria e dai suoi affetti mentre la suprema corte europea ha bollato le sentenze emesse dalla magistratura italiana nei suoi confronti come: “accanimento politico”.

E non posso nascondere che nel leggere il Suo articolo mi sono passati davanti agli occhi tutte le angherie inflitte a tantissimi innocenti finiti nel tritacarne di quella falsa rivoluzione fatta passare sotto il nome di “Mani Pulite” che non ha messo fine alla corruzione e a  distanza di tanti anni non ci ha dato né giustizia né verità.

Alcuni nomi, che coincidono con altrettanti processi, trascinatisi per anni  a carico di personaggi accusati di reati infamanti dai quali sono stati assolti, dovrebbero essere noti anche a Lei.

Vale la pena ricordare quelli di Andreotti, Mannino, Musetto, Tabacci,  Darida, Andò, Mancini, Gaspari, Pomicino, Scotti, l’ex sindaco Tognoli, gli ex deputati Turi Lombardo, Sisinio Zito, Francesco Colucci Darida, Lega, Matarrese, Baruffi, Pujia, Sanza, Ravaglioli, Gamberale, Nobili, e tanti, tantissimi altri. Non tutti possono raccontare il calvario patito. Per i deputati Moroni e Mensorio, Binetti, Leccisi, Nicolosi, Sbardella, per il ministro Goria, per Gabriele Cagliari, per Amorose, per Franchi, per decine di suicidi il “processo come pena” del quale parlava Carnelutti, è stato troppo lungo.

Se questo è il bilancio giudiziario, altro è quello politico: tutti i partiti di governo Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli, sono stati spazzati via dalla scena politica, sono scomparsi. Sono sopravvissuti, risparmiati magari perché i loro capi “potevano non sapere”, l’ex Pci, oggi Pd e quello spicchio di DC da sempre alleato del Pci ed oggi confluito nel Pd mentre la Piccola Grande Italia di craxiana memoria è diventata un Paese più piccolo dal punto di vista economico, istituzionale e relegato in serie C sulla scena internazionale (la foto di gruppo scattata domenica scorsa a Berlino lo dimostra in modo eloquente).

Il ricordo di tante vittime e di tanto sangue innocente versato sull’altare di quella falsa rivoluzione “del calzino rivoltato” mi ha provocato un vero senso di nausea e mi ha fatto provare vergogna per quello che è successo a tanti uomini che hanno servito il Paese. Invece, sono convinto che a Lei ha provocato piacere e gradimento.  

     E per tornare a  Bettino Craxi mi consenta di ricordarle che:

  • Il 19 gennaio 2000 Bettino Craxi è morto esule ad Hammamet suscitando il cordoglio di tutto il mondo democratico e vale la pena ricordare che il governo dell’epoca –presieduto dall’on. D’Alema-  propose di tributare a Craxi i funerali di Stato  che la Legge prevede solamente per le più alte cariche istituzionale e per quelle personalità “che abbiano reso particolari servizi alla Patria, nonché per quei cittadini che abbiano illustrato la nazione italiana”. Lascio volentieri a coloro che leggono giudicare il significato di tale straordinario riconoscimento politico e civile.
  • La Corte di Giustizia Europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 6 della Convenzione di Strasburgo sull’equo processo. In poche parole, la Corte europea ha sancito che i più elementari diritti e le regole del diritto furono violati pur di arrivare ad una condanna del leader socialista. In sostanza, il Presidente Craxi è stato vittima di un processo ingiusto e non venne messo in condizione di difendersi.
  • Il Procuratore Capo del Tribunale di Milano Gerardo D’Ambrosio (poi Senatore della Repubblica eletto nella lista PD e comunista dichiarato) è stato il primo a riconoscere che l’ex segretario del PSI non ha mai intascato soldi a titolo personale ed ha confermato in più occasioni che Bettino Craxi aveva ragione quando affermava che il sistema dei partiti della prima Repubblica si reggeva sul finanziamento illecito che  è stato amnistiato sino al novembre ’89, depenalizzato se compiuto dopo il ’93 e colpito penalmente solo se commesso in quell’intervallo di quattro anni. Una legislazione a singhiozzo con reati che appaiono e scompaiono a seconda degli anni (sic!). Solo chi è accecato dalla faziosità non riesce a capire che questo tipo di legislazione ha lesionato il principio di eguaglianza del cittadino davanti alla legge, anche del cittadino Craxi che per questo motivo è stato costretto a rifugiarsi nella baia di Hammamet per difendere la propria libertà e la propria incolumità (se bastò un voto del Parlamento, che negò l’autorizzazione a procedere, per scatenare il tentativo di linciaggio di Piazza Navona, non è difficile immaginare quale aggressività si sarebbe scaricata su di lui in epoca successiva).
  • La difesa della libertà dei popoli oppressi è stata per Bettino Craxi una ragione di vita. Non ebbe paura di accusare le multinazionali per l’aiuto dato al golpe cileno di Pinochet, così come aiutò i socialisti portoghesi a combattere e vincere la dittatura di Salazar. Non ebbe d’altra parte alcuna remora nel denunciare con forza i regimi comunisti dell’Europa dell’Est e a impegnarsi nella difesa e nel sostegno economico del popolo palestinese. Tutti i perseguitati, prima o poi, sono arrivati a Roma per incontrare Bettino Craxi. Sacharov, Pliusc, Havel, il povero Pelikan; Jacek Kuron, Walesa, Dubcek, Ricardo Lagos, mille e più mille espatriati cileni; gli intellettuali scampati a Fidel Castro, Yasser Arafat, Kaddumi, Nemer Hammad.
  • Craxi era un leader politico appassionato e grande conoscitore della politica estera di quegli anni; molti dei suoi amici sono poi diventati, tuttora sono, capi di stato e di governo. Craxi ha servito le ragioni della libertà, oltre ogni convenienza ed opportunità tanto che il suo epitaffio dice: “La mia libertà equivale alla mia vita”. Ciò che desiderava per lui lo avrebbe voluto davvero per tutti. Anche per Massimo Fini  che ancora oggi non riesce a liberarsi dal pregiudizio e dalla faziosità ideologica e politica.

Chi ha lavorato per la distruzione di Craxi e del PSI non deve temere la vendetta dei socialisti che furono e resteranno dal “volto umano”, ma deve temere la vendetta della storia.

Ora ci può anche essere chi, come Massimo Fini, esprime l’opinione che Craxi sia stato “un infame e un latitante” e, però, è necessario ricordare quello che scrisse l’ex Presidente dell’Eni, Gabriele Cagliari, nella sua lettera di addio (prima di infilare la testa in un sacchetto di plastica) e che sicuramente il Presidente Craxi  ha letto centinaia di volte prima di  scegliere la via dolorosa dell’esilio: “ Ci trattano veramente come non-persone, come cani ricacciati ogni volta al canile… Siamo cani in un canile dal quale ogni procuratore può prelevarci per fare la sua brava esercitazione e dimostrazione che è più bravo o più severo di quello che aveva fatto un’analoga esercitazione alcuni giorni prima, o alcune ore prima… Stanno distruggendo le basi di fondo e la stessa cultura del diritto, stanno percorrendo irrevocabilmente la strada che porta al loro Stato autoritario…Io non ci voglio essere”.

A tutto ciò si è ribellato Bettino Craxi e, per tale motivo, la Corte di  Giustizia europea ha condannato lo Stato italiano.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Amedeo Ceniccola

Presidente  circolo “B. Craxi”- Benevento