Amedeo Ceniccola, lettera aperta: La Via della Falanghina

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 In attesa che qualcuno si decida a rifare e ripulire la Fondovalle Isclero che appare, in alcuni tratti, come un vero e proprio “immondezzaio”, chiediamo all’ANAS di cambiare il nome a questa arteria ed alla Regione Campania di istituire la “Via della Falanghina” per celebrare il Sannio Falanghina Città Europea del Vino 2019 e ripagare, in qualche modo, i nostri zappatori-vignaioli per il grande lavoro svolto nel corso degli ultimi 20 anni.

      Il vino è sinonimo di unità,  ogni sua caratteristica va a formare un puzzle ben definito e questo piccolo cambiamento toponomastico può rappresentare  un grande attrattore turistico ed una preziosa occasione di sviluppo economico che il Sannio non può e non deve permettersi il lusso di lasciarsi sfuggire.

      La Via della Falanghina (estesa dal castello di Limatola fino a quello di Montesarchio e attraversando i filari, vigneti, castelli e borghi medievali della Valle del Vino)  può diventare  uno straordinario attrattore culturale se agganciata ad un’altra idea-forza: la predisposizione di un itinerario turistico teso a valorizzare il Sannio con il recupero e la rifunzionalizzazione  dell’architettura fortificata presente nel territorio sannita.

E poiché sono profondamente convinto di tale possibilità mi piace ricordare che Re, Papi e feudatari hanno scandito il trascorrere dei secoli dentro e attorno a questi castelli e dai castelli, per oltre mille anni è dipesa la vita di generazioni di sanniti: per motivi di difesa, per ragioni politiche e per sistemi di lavoro legati al regime feudale. Oggi, tramontata la loro era, superate le loro antiche funzioni, costituiscono nel loro insieme un grande contenitore culturale e possono rappresentare assieme alla “Falanghina” un autentico volano di sviluppo per il Sannio

Amedeo Ceniccola | ex Sindaco di Guardia Sanframondi