Apprendo dalla stampa che il Senatore Matteo Renzi, ex segretario del Partito Democratico, non ha esitato ad evocare il leader socialista nella sua arringa pronunciata ieri nell’aula del Senato in difesa dei partiti e della democrazia e, però, non posso farne a meno di stigmatizzare che lo stesso Renzi, cinque anni orsono, quando era Presidente del Consiglio si recò in Tunisia per incontrare il primo ministro Mehdi Jomaa (e la famosa blogger Lina Ben Mehnni) ma, si rifiutò di portare un fiore sulla tomba del Presidente Bettino Craxi che si trova nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet per onorare la memoria di quel grande uomo di Stato che ha speso la sua vita per il bene dell’Italia e che per un quarto di secolo ha rappresentato la punta più avanzata e più vigorosa del socialismo democratico e riformista in Europa e nel mondo.
Un grande statista che aveva quasi azzerato l’inflazione, che era a due cifre, che aveva portato l’Italia al quinto posto nell’economia del mondo; che aveva vinto la battaglia del terrorismo; che aveva gettato davvero le basi dell’Unione Europea e che, pur convinto filo-americano, non s’era fatto umiliare da Reagan a Sigonella (sequestro dell’Achille Lauro).
Un grande Presidente che arrivò alla guida del Paese in un momento di grave crisi strutturale e che al programma dell’austerità (di berlingueriana memoria) considerata come sola via d’uscita dalla crisi seppe contrapporre gli incentivi alla ripresa industriale per far uscire il Paese dalla recessione e dalla stagnazione. Un grande modernizzatore che non esitò a far votare “si” ai socialisti quando si doveva decidere l’ingresso dell’Italia nello Sme (primo passo verso la moneta unica) e la realizzazione dell’Unione Europea.
Se non ci fosse da piangere…
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Amedeo Ceniccola
Presidente circolo “B. Craxi” – Benevento