“.. I prezzi sono stati sostanzialmente invariati rispetto allo scorso anno, ma c’è tanto da fare ancora” questa è la dichiarazione riportata a tutta pagina nell’articolo pubblicato nelle pagine nazionali del quotidiano più diffuso del Sud Italia pubblicato giovedì 31 ottobre u.s. nel presentare l’intervista a Libero Rillo, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini del Sannio che, però, smentisce (con molto ritardo) di averla mai pronunciata: “.. In nessun caso ho parlato di prezzo delle uve”. Quindi, la “colpa” è tutta del bravo giornalista autore dell’articolo-intervista. Ne prendo atto, però, non posso non stigmatizzare il maldestro tentativo di derubricare il mio intervento ad una semplice “diatriba campanilistica” finalizzata a “strumentalizzare argomenti di importanza fondamentale per l’economia sannita per pure beghe di paese”.
Pertanto, sono costretto a prendere nuovamente carta e penna per rimettere ogni cosa al suo posto e dare a ciascuno il suo.
Il presidente Rillo nella sua nota di smentita ci fa sapere che “in questo 2019 sono state vendute più di 5 milioni di bottiglie di vino Falanghina del Sannio Doc” ed io non posso farne a meno di ricordare che, nel contempo, il prezzo delle preziose uve sannite è rimasto sostanzialmente invariato ( spesso è diminuito), il prezzo dei terreni è arrivato al minimo storico mai raggiunto e la fame dei vignaioli è aumentata ogni giorno di più.
Per farla breve, il riconoscimento “Sannio Falanghina Capitale Europea del Vino 2019” e finanziato con ben 500 mila euro (un miliardo di vecchie lire) dai cittadini della Campania non ha prodotto alcuna “svolta epocale” per il territorio sannita e le aspettative evocate ed annunciate con squilli di tromba e decine di convegni si sono sciolte come neve al sole.
L’angoscia dei zappatori-vignaioli è rimasta nell’ombra.
Pertanto, senza voler fare polemica, è necessario ricordare che il problema prioritario per le nostre 11 mila aziende del comparto vitivinicolo è, innanzitutto, la cronica bassa redditività che sempre più spesso non riesce a coprire i costi per coltivare una vigna di piccola-media grandezza.
A tutti deve essere chiaro che una parte rilevante del reddito dei vignaioli viene eroso dai maggiori costi di produzione riguardanti i carburanti, i fertilizzanti, l’energia, gli antiparassitari, la manodopera e gli oneri burocratici.
Questo rappresenta il “grande” problema a cui bisogna dare una soluzione se vogliamo arrestare la progressiva erosione dei vigneti nel Sannio. Prima di scrivere nuovi “piani di sviluppo per le eccellenze locali” e nuovi “regolamenti” sarebbe molto più giusto ed efficace incominciare a fissare a priori il prezzo dell’uva che si vuol far produrre ai nostri zappatori-vignaioli.
L’avevo già scritto (senza essere ascoltato) in tempi non sospetti: nel Sannio c’è molto da fare e bisognava approfittare di questo riconoscimento ottenuto da Recevin per dare una “scossa” al sistema ed arrivare a strutturare anche in Campania l’agricoltura “contrattualizzata” per garantire un reddito accettabile ai nostri zappatori che con il loro duro lavoro garantiscono un futuro a questa provincia che era e rimane agricola
Amedeo Ceniccola
ex Sindaco di Guardia Sanframondi
Fondatore della Casa di Bacco