Attilio Sabione (FI), lettera aperta al Ministro Carfagna

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Comunicato Stampa

Gent.ma Ministra, approfitto della Sua disponibilità per condividere con Lei alcune mie considerazioni, considerazioni ispirate soprattutto dalle parole pronunciate dal presidente dell’ordine dei medici di Benevento Dr Giovanni Ianniello il quale, in una sua dichiarazione alla stampa, ha testualmente affermato “riguardo alle nubi sull’assistenza sanitaria per la nostra provincia, non faremo da spettatori ma siamo pronti alle barricate! Rivendichiamo con forza il nostro ruolo di organo sussidiario dello Stato, come sancito dall’art. 32 della Costituzione, confermando alle direzioni delle ASL la disponibilità di tutto il comparto sanitario per assicurare ai cittadini del Sannio livelli assistenziali sempre più elevati, collaborazione formalizzata dalla Regione Campania nel settembre del 2019 e della quale spesso i decisori in materia di sanità sembrano dimenticarsi.”

La nostra sanità è in crisi, potremmo sperare o incrociare le dita mentre continuiamo a toccare quotidianamente con mano quello che è lo sfascio della cosa più importante del nostro vivere: la SALUTE. Signora Ministra, noi operatori non ci limiteremo agli scongiuri ma siamo pronti e decisi a combattere le storture che ciclicamente si ripetono da circa un ventennio. I pronto soccorso al collasso, la mancanza di posti letto, la carenza di personale, le ambulanze inspiegabilmente ferme e spesso sguarnite di medici, numerosi ospedali che chiudono… la nostra regione e la nostra provincia ne sono la prova palpabile. Ogni giorno si odono denunce del genere, ogni giorno si sperimentano questi vissuti critici (vedesi le ultime vicende del Cardarelli di Napoli o del San Camillo di Roma, solo per citare un paio di eventi recenti). Quello che stiamo vivendo sulla nostra pelle e su quella dei nostri concittadini, nonché nostri amministrati, non è una novità e non è storia recente. Tocca a noi, ognuno responsabile del proprio ruolo, impedire tali storture; siamo stati eletti per questo e lo dobbiamo a chi ci ha dato fiducia. La brutta piega che stava prendendo il S.S.N., dovuta soprattutto agli esecrabili tagli, era ed è innegabile, è sotto gli occhi di tutti.

Sicuramente la crisi economica di metà anni ’90 e quella di fine anno 2000 sono state le artefici dell’innesco di un lento ed inesorabile processo di riduzione dei finanziamenti della sanità pubblica ma i risultati di tale processo oggi sono fortemente tangibili e la pandemia da corona virus ha dato un ulteriore colpo di coda. I numeri attuali sono catastrofici e mettono in evidenza che nel giro di un decennio è avvenuto un declino desolante. Nel 2007 si poteva contare su circa 260.000 posti letto, nel 2019 se ne contavano 190.000, addirittura 70.000 posti in meno, calo che ha colpito tutti i reparti. Per questo motivo i pazienti trovano sempre maggiori difficoltà a farsi ricoverare e curare. Numeri in negativo anche per il personale sanitario: nel 2007 il S.S.N. poteva contare su circa 650.000 unità ma, tra turnover e dieta dei finanziamenti, nel 2019 troviamo 600.000 unità quindi 50.000 figure sanitarie in meno tra medici e infermieri. Maggiormente significativo è il calcolo sul numero degli ospedali (la provincia di Benevento ne è l’emblema in negativo): nel 2007 il nostro Paese poteva computare 1.197 ospedali che nel 2019 sono diventati 992. Questi dati sono estratti dagli annuari del S.S.N. del Ministero della Salute. In sintesi, dagli anni 2000 in poi, gli ospedali sono stati letteralmente svuotati e in alcuni casi annientati.

Ora abbiamo il PNR che con il DM 71 proverà a mettere una toppa a questa grave situazione ma prima di vederne realizzati gli effetti bisognerà attendere sicuramente qualche anno, almeno è quanto dichiarato dal Ministro Speranza in commissione parlamentare. Credo bisogna dire basta alla stagione dei tagli al S.S.N., è il momento di inaugurare quella degli interventi mettendo velocemente a frutto i 20 miliardi che fanno parte del progetto. Il partito nel quale mi onoro di militare certamente farà come sempre la sua parte, e nessuno di noi starà a guardare: insieme ai nostri concittadini saremo parte attiva ed integrante perché tocca a noi, avendoci dato fiducia, ognuno per le proprie competenze, guidarli e tutelarli. Concludo le mie riflessioni nel dire una cosa che ritengo fondamentale: la salute pubblica non ha colore politico, quando si parla di sanità non c’è in gioco una mera vittoria partitica ma c’è in gioco la Sanità, quella con la S maiuscola, e la Sanità non si tocca!