Comunità Montana Taburno. Lombardi: “Fase 2, c’è bisogno di un’attenzione forte per le piccole aziende”

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Anche il Consigliere alla Comunità Montana del Taburno Renato Lombardi ha voluto dare un contributo con qualche proposta per l’avvio della fase due, ormai alle porte, per la ripartenza post emergenza Covid 19. “La Comunità Montana del Taburno – dichiara Lombardi – è un territorio, ricco di vegetazione spontanea, ed è contraddistinto anche da tre splendide vallate: la Caudina, Telesina e la Vitulanese.

Questi caratteri, uniti alle bellezze architettoniche e alle tradizioni di profonda e ricca umanità, hanno consentito alla Comunità Montana del Taburno di vedersi inserita nei Parchi Regionali istituiti con L.R. 33 del 1993.Trattasi, di un contesto territoriale tipico delle zone interne, prettamente montano e protetto, ad alta valenza ambientale per la ricchezza e la peculiarità delle risorse naturali. Come in tutte le zone interne – afferma Lombardi- il settore agricolo ha subito nel tempo un progressivo ridimensionamento e profonde trasformazioni dal punto di vista dell’assetto strutturale, gestionale ed organizzativo. In tutte le realtà agricole, le aziende e gli addetti sono sempre di meno e quelle che resistono sono caratterizzate da invecchiamento degli operatori, scarso ricambio generazionale e caduta degli investimenti.

Le attività zootecniche, da tempo, non vivono un periodo felice e continua la contrazione degli allevamenti bovini ed avi-caprini; è in forte crisi soprattutto l’agricoltura pedemontana.Molte sono le aree in preda all’abbandono che, come noto, genera fenomeni di degrado e l’abbandono dell’agricoltura mette a repentaglio questi territori.Il territorio della Comunità Montana del Taburno è sorretto da poche aziende strutturate e di adeguate dimensioni. Per lo più le aziende hanno un indirizzo frutticolo, vitivinicolo, olivicolo, orticolo e c’è la presenza qualche allevamento di bovini, la predominanza di esse è di piccole e piccolissime dimensioni e di montagna ove è più marcato il fenomeno dell’abbandono dell’attività agricola e pastorale.

In pratica – sottolinea – ci troviamo in un contesto del tutto particolare in cui è particolarmente diffusa, in tutte le aree del territorio, una forma di agricoltura che è quella cosiddetta <<part-time e/o hobbistica>> ed alla quale, ovviamente, non sono legate vere e proprie imprese condotte da imprenditori agricoli. Queste piccole aziende guidate per la maggior parte da piccoli agricoltori oppure da figli di agricoltori del passato che pur di non vedere le aziende di famiglia abbandonate le continuano, come seconda attività, a portare avanti difronte all’inarrestabile fenomeno dell’abbandono. Quindi queste seconde attività sono da auspicarsi per i vantaggi che esse apportano all’economia familiare e alla qualità del territorio nel suo insieme in quanto, sono poi le implicazioni che l’agricoltura “pari-time e/o hobbistica” ha con l’ambiente, sia in termini di presidio che di salvaguardia delle risorse naturali.

C’è da evidenziare, con preoccupazione assoluta, – ecco l’allarme di Lombardi – l’avvicinarsi dei primi raccolti come quello delle ciliegie, pesche, etc, che vedendo i mercati ancora chiusi, rischiano, almeno nelle piccole aziende e nelle aziende come sopra detto di non vedere praticamente raccolti i frutti per mancanza di manodopera e per mancanza dei classici commercianti, compratori in campo, di questi specifici prodotti agricoli.Si comprende facilmente, dunque, come, sia forte la preoccupazione di tanti, che, pur non svolgendo l’attività di imprenditore agricolo o di agricoltore a tempo pieno, denotano un amore ed un attaccamento forte ai propri orti o ai propri piccoli campi i quali, proprio in questo periodo, necessitano di essere puliti e messi in coltura.Come consigliere della Comunità Montana del Taburno, – si avvia a concludere Renato Lombardi – intendo farmi portavoce di questo diffuso sentimento e di questa obiettiva esigenza che si manifesta sull’Intero territorio e per questo chiedo di valutare l’opportunità di ogni azione necessaria affinché questi preziosi “conduttori di piccoli campi”, “questi piccoli agricoltori”, convinto che la coltivazione degli orti familiari, dei frutteti e la cura del piccolo vigneto o del piccolo oliveto, condotte nel rispetto delle dovute misure di sicurezza legate al COVID-19, assume un valore sociale-economico ed ambientale di particolare rilievo, soprattutto in questa delicata e difficile fase che, pur tra tanti problemi, – conclude il consigliere delegato – ci sta insegnando che il valore della terra è un bene essenziale che tutti noi dobbiamo contribuire a custodire e ad implementare.”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Antonio Iesce