Gino Abbate (Noi Campani): “Una nuova edilizia pubblica, sul modello Fanfani…”

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Comunicato Stampa – Gino Abbate

Gino Abbate (Noi Campani): una nuova edilizia pubblica, sul modello Fanfani, orientata anche alla bellezza e alla qualità della vita.

La Regione può e deve essere promotrice di un nuovo grande piano dedicato all’edilizia pubblica. Quando sono negati diritti fondamentali come quello ad avere la certezza di un’abitazione, in discussione finiscono i presupposti della civica convivenza. D’altra parte, l’opportunità di un maggiore coinvolgimento della Regione è stata ribadita proprio durante l’emergenza sanitaria, i cui effetti sono stati fronteggiati anche con il protagonismo diretto e straordinario dell’amministrazione guidata da Enzo De Luca che non ha avuto timore di assicurare le risorse per adeguare fino a mille euro le pensioni minime.

L’intervento della Pubblica Amministrazione, in questo caso, si è mostrato efficace e concretamente di aiuto per affrontare i bisogni. La proposta di Noi Campani è riscoprire anche nel settore dell’edilizia, le soluzioni ed i modelli che hanno già mostrato nel tempo una propria validità: sulla scorta di quanto avvenne con il Piano Ina-Casa, passato alla storia come piano Fanfani. Un programma che a differenza dei progetti sperimentati successivamente, non aveva solo in animo di assicurare un tetto, ma che aveva come obiettivo anche quello di migliorare la qualità della vita dei residenti. Nei progetti di quelle abitazioni erano inseriti accorgimenti per rendere gli stabili non solo funzionali ma anche belli: per rendere gradevoli gli edifici importanti opere furono commissionate a tanti artisti italiani, interventi la cui presenza incideva anche sui collaudi finali.

Un modello anni luce distante da quello che è stato poi utilizzato nei decenni successivi, con la creazione di quartieri dormitorio, spesso divenuti luoghi del degrado immediatamente dopo l’ultimazione. Vivibilità, servizi adeguati, accesso alle tecnologie, sono solo alcuni dei presupposti imprescindibili di una nuova concezione dell’edilizia pubblica. Non ci si deve accontentare di rimettere in moto la macchina ma bisogna farla correre ad una velocità adeguata alle esigenze dei cittadini ed alle prospettive del futuro. Non servono ricette fantascientifiche e non bisogna cedere il passo al populismo, bisogna riscoprire e valorizzare tutto quanto di buono è stato fatto per rendere unico il nostro Paese e la nostra Regione.