La favola del vino che scorre sulla Via della Seta

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Il Ministro Di Maio è venuto per incontrare il popolo del Sannio Falanghina e  si è impegnato a “… Portare questo prodotto vinicolo sulle tavole di tutto il mondo grazie all’accordo sulla Via della Seta” firmato un anno fa, da  Vicepremier per legarsi economicamente (e geopoliticamente) in modo sempre più stretto alla Cina.

E tutti gli amministratori e parlamentari presenti all’incontro svoltosi presso  “La Guardiense” hanno battuto  le mani in segno di compiacimento, dimostrando, in tal modo, di conoscere poco o niente del mercato vinicolo italiano in Cina dove l’eterogeneità enologica del Bel Paese è troppo difficile da capire e dove è opinione diffusa che a dare i risultati migliori nel breve termine saranno i vini di Veneto, Toscana e Piemonte (per dirla con la mia amica Yvonne Cheung, sommelier internazionale, direttore  comparto vino Swire Hotel ad Hong Kong, considerata da tutti come la “signora del vino” in Medio Oriente e a cui sono andata a consegnare, nell’anno 2017, il Premio Bacco ed un cesto di vini sanniti senza alcun finanziamento pubblico).  

Senza voler fare polemica, mi duole scriverlo ma l’impegno è   buono solamente per raccattare qualche voto in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Forse al ministro Di Maio, perso tra le tensioni nella maggioranza di governo e varie questioni scottanti come Ilva e Fondo Salva-stati, è sfuggita la notizia di qualche settimana addietro: tra gennaio e luglio il totale delle esportazioni italiane è diminuito dell’1,5% e l’ultima parte dell’anno minaccia di essere peggiore. Invece, le esportazioni verso l’Italia sono in aumento del 7,8%. Di questo passo, il nostro disavanzo commerciale toccherà livelli record.

Lungo la Via della Seta le merci correranno a senso unico, quello che fa felice Pechino e tutti i cinesi.  Per farla breve, qualcuno dica al Ministro Di Maio che le merci di qualsiasi tipo sulla Via della Seta corrono a senso unico: le esportazioni italiane diminuiscono mentre l’import da Pechino aumenta di giorno in giorno con grave danno anche per il nostro vino. Senza tener conto dei contraccolpi che ne potranno derivare sull’export del made in Italy verso l’America da questa apertura dell’Italia verso la Cina fortemente voluta da Di Maio, Conte, Zingaretti e Renzi.

Ai cittadini-elettori l’ardua sentenza!

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Fiorenza Ceniccola

 Coordinatrice  “L’Altra Italia” – Benevento   

Amministratrice della Casa di Bacco